Una Città252 / 2018
Ottobre


Credo anch’io che un partito socialista - in questo momento - che fosse forte, avveduto, misurato, potrebbe pesare enormemente sul gioco delle cose. Potrebbe forse tentare di salvare il mondo, traendone gran frutti
pel socialismo. Ma non c’è: soprattutto in Italia. Monaco e la Germania dimostrano
che non c’è in nessun luogo. Tutti si occupano (come me)
di cose minime, mentre crolla la casa.
(Filippo Turati ad Anna Kuliscioff, 25 febbraio 1919)


Su immigrazione, confini aperti, confini chiusi...

Intervista a David Miller (p. 3)
Su come funzionano i virus
Intervista a Marco Vignuzzi (p. 7)
Sul primo sindacato dei fattorini
Intervista a Valerio Tuccella (p. 12)
 

Per noi per certi versi è più dura
Un buona pratica nei quartieri di Bruxelles
Intervista a Ahmed Ouamara (p. 17)
 

Qui si produce, qui si smonta
Sull’Europa e l’ambiente
Intervista a Giovanni Damiani (p. 21)
 

La loro è una lunga storia
Sulle tartarughe marine
Intervista a Stefano Nannarelli (p. 26)
 

Nelle centrali: New York, 11 settembre
 
Stefano Levi Della Torre (p. 35)
 

Uguaglianza o giustizia?
Il grande dilemma dell’uguaglianza
Intervista a Giampietro "Nico” Berti (p. 37)
 

La casa dove c’era sempre il sole
La storia di Annemarie Wolff-Richter
Di Christiane Hoess e Carla Manzocchi (p. 46)
Gianni Saporetti (p. 51)
 

Novecento poetico italiano 30
Sperimentalismo e Neoavanguardia
Alfonso Berardinelli (p. 52)
 
Stephen Bronner (p. 55)
Francesco Ciafaloni (p. 57)
Letizia Mencarini e Daniele Vignoli (p. 58)
Emanuele Maspoli (p. 59)
Ilaria Maria Sala (p. 60)
Di Michele Sarfatti (p. 62)
La visita è alla tomba di Mama Jones (p. 63)

La copertina, così "squallida”, è dedicata alla fine delle case del popolo dell’Emilia-Romagna; quella che si vede, di San Martino in Strada, frazione di Forlì, era una delle più grandi d’Italia; oggi ospita di tutto, da una pasticceria a un parrucchiere, all’autoscuola, a studi di ogni tipo di professionisti; e così è per tutte le altre. Riunite le varie cooperative proprietarie in un unica cooperativa, questa è costretta ad affittare a chiunque pur di riuscire a pagare l’Imu, finanche a cinesi per una sala giochi. Deve andare così, quella storia è finita e bisogna prenderne atto, l’Imola di Andrea Costa, primo comune italiano socialista, è dei Cinque stelle, la Lega avanza in tutta la Regione e non si sa in primavera come andrà. E però, se si vuole fare qualcosa, forse quella tradizione gloriosa può ancora dirci qualcosa. Forse addirittura si può ripartire di lì, cercando di capire cosa può voler dire oggi una casa del popolo, un’università popolare, una biblioteca, una cooperativa di consumo, un teatro sociale, una cooperativa di giovani in cerca di lavoro e, innanzitutto, la camera del lavoro. Vedere quelle vecchie scritte ancora oggi su vecchi immobili abbandonati stringe il cuore, ma speriamo che l’ultima parola non sia stata detta.

Come conciliare il rispetto dei diritti umani, ovunque, col rapporto particolare, e inevitabilmente privilegiato, che i cittadini di un paese intrattengono fra di loro? Come bilanciare i diritti degli immigrati con le preoccupazioni dei cittadini? La risposta di David Miller è quella di tenere assieme un cosmopolitismo debole con una certa parzialità a favore dei compatrioti.

Secondo Marco Vignuzzi, virologo, non ci sono dubbi sul fatto che uno dei nemici più pericolosi per l’uomo sarà la zanzara e la sua saliva, capace di ospitare fino a 100.000 virus, soprattutto perché la millenaria convivenza, seppur problematica, fra i virus e i suoi ospiti, fra cui l’uomo, è stata sconvolta dalla globalizzazione; in questa situazione, diffidare della scienza, volta per di più alla ricerca di una lotta vincente, biologica e genetica, per neutralizzare i virus più pericolosi, in nome del "naturale” è sconvolgente.

Ci domandiamo continuamente a cosa serva l’Europa. Beh, negli ultimi vent’anni, tutte le leggi che l’Italia ha varato sull’ambiente, da quella rivoluzionaria sull’acqua ai rifiuti e all’inquinamento, vengono da direttive europee che il nostro paese ha recepito sempre facendo resistenza e riducendo a mera esecuzione burocratica l’invito a far partecipare le popolazioni. Ce lo spiega Giovanni Damiani, che ci parla pure di due fatti, uno negativo l’altro positivo: il crescente pericolo di un’ondata retrograda, ma anche la nascita di movimenti di resistenza su scala europea.

Tra mondialismo capitalistico e populismi nazionalistici, siamo su una china da cui potremo rialzarci solo dopo aver toccato un fondo ancora imprevedibile. Ma lo sforzo politico e intellettuale per aggiornare l’interpretazione pratica e teorica dei principi di libertà e giustizia, seppure per lungo tempo perdente, è necessario alla resistenza e alla risalita. Di Stefano Levi Della Torre

... "Li conoscevamo di vista, erano ragazzi ‘di successo’, dediti, come ha ricordato Micio al funerale, a ‘vestiti, feste e musica’. Frequentavano il bar giardino di Piazzale della Vittoria, da dove parte quel corso della Repubblica, dove spadroneggiavano invece i giovani bene, nel nome, decisamente peggiore, delle tre esse, ‘sesso successo e soldi’. La meta abituale delle loro scorribande era "L’altro mondo” di Rimini, allora la discoteca più famosa d’Italia. All’improvviso, invece, l’altro mondo fu lì, in quel locale squallido, disadorno, con quattro panche di legno e un ciclostile”... A pag. 50 e 51 il ricordo di un vecchio amico, nostro collaboratore, Gabriele Giunchi.