Lettere, rubriche
e interventi
Alfonso Berardinelli
Paolo Bergamaschi
Stephen Eric Bronner
Francesco Ciafaloni
Michele Colafato
Vicky Franzinetti
Vittorio Gaeta
Bruno Giorgini
Wlodek Goldkorn
Giorgio Gomel
Belona Greenwood
Ilaria Maria Sala
Emanuele Maspoli
Gianni Saporetti
Lucetta Scaraffia
Marianella Sclavi
Massimo Tirelli
Michael Walzer
Libertà e malinconia

parole e musica Paola Sabbatani arrangiamenti Daniele Santimone
libretto + cd. Edizioni Una città, 2021 - 32 pagine
I Libri di Una Città

Chiara Frugoni
Cosa intendi dire?
Intervista a Chiara Frugoni, 1994-2015Ed. una città, 2023
135 pagine
12,00
Interviste a Chiara Frugoni
a cura di Gianni Saporetti
con prefazione di Gianni Sofri (con Federica Rossi)
I Libri di Una Città

Flavio Casetti, Gianni Sapretti, Lorenzo Cottignoli
L'epopea degli scarriolanti
Intervista a Lorenzo CottignoliEd. Una città, 2022
56 pagine
5,00
"L'epopea degli scarriolanti", intervista a Lorenzo Cottignoli a cura di Flavio Casetti e Gianni Saporetti, pubblicata in due puntate su Una città n. 246 (febbraio 2018) e n. 247 (marzo 2018)
prefazione di Roberto Balzani
I Libri di Una Città

Gaetano Salvemini, Nicola Chiaromonte
In difesa della cultura
Scritti in occasione del Congresso internazionale degli scrittori per la difesa della culturaEd. Una città, 2022
66 pagine
5,00
scritti di Gaetano Salvemini e Nicola Chiaromonte
I nostri libri
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Questo numero è "aperto" a tutti.
settembre 2023

Karen Pacht con la sorella Marianne (di spalle) e il fratello Jeremy, nipoti di Karl Joseph Pacht e Maria Rosenzweig Pacht alla Fondazione Lewin. Con loro Lidia Maggioli.
settembre 2023
Con le mie braccia afflitte, esauste
lettera di Maria Rosenzweig Pacht
Restavano ancora sette ebree
lettera di suor Pierina Silvetti
Si aprono le fosse
Chi arrestò queste persone?
di Liliana Picciotto
Nell'archivio di ogni ente pubblico
di Fabio Levi
Problemi ritenuti già chiari e definiti
di Gianni Sofri
Con questa cerimonia...
di Tullia Zevi
Tornano i nomi
di don Sergio Sala
Quelle lapidi
Intervista a Rosanna Ambrogetti e Gianni Saporetti
Chi erano
Stavo finendo il liceo...
Intervista a Lissi Lewin
La croce al merito
su una lettera di Bernhard Brumer
E allora pazienza ancora e ancora...
lettera di Elena Rosenbaum
Gioia fugace
dal diario di Attilio Morpurgo e Gina Viterbo
Lettere di Gaddo
Lettera del fascista
lettera di Galeazzo Titti
Forlì, settembre 1944
Una giornata per non dimenticare le stragi dell’aeroporto di Forlì


Forlì,
20 settembre 2023
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IL DUE ORIGINARIO

foto di Tano D'Amico
La grandezza del femminismo, di dare dignità alla parola donna non più solo come qualcosa di accessorio all’uomo o al maschile, oggi rimossa, nel nome di un nuovo neutro; le parole sostituite: “donna” con “persona con utero” e “maternità” con “gestazione”; mentre si invoca un “rispetto della natura” in nome dell’ambiente si professa una “rivoluzione della natura” per l’essere umano; la rimozione del limite di ciò che è dato. Intervista a Olivia Guaraldo. Leggi di più
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foto di Pal Fest
Il tragitto che ha portato un giovane palestinese di Hebron, nato e vissuto in regime di occupazione dove, se palestinese, sei colpevole fino a prova contraria, alla scelta della non violenza come lotta per la difesa dei diritti dei palestinesi; i risultati ottenuti e la risonanza oltre i confini di Israele; la prima battaglia, quella delle macchine fotografiche; l’incontro con ebrei israeliani e della diaspora americana e la fine dell’odio. Intervista a Issa Amro. Leggi di più
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L'AGGETTIVO "LIBERALE"

foto di Andrew Malone
L’importanza dell’aggettivo “liberale”, da associare alle parole “socialismo” e “nazio-nalismo”, per evitare le pieghe autoritarie dell’uno e dell’altro; il socialismo liberale implica il pluralismo, anche competitivo, ponendo un limite a chi si ritiene ideologicamente nel giusto; due a uno per Trump fra gli operai di Johnstown, in Pennsylvania, sei a uno per Clinton a Princeton; Stuart Mill e la vittoria di Attlee nel ’45 in Inghilterra. Intervista a Michael Walzer. Leggi di più
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I NUOVI FASCISMI
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Partiti unici o dominanti, uso sistematico di coercizione e violenza, controllo totalitario dei cittadini, culto della personalità del capo, controllo statale di un’economia capitalistica e poi odio per i valori liberali incarnati dalle democrazie, oscurantismo religioso, repressione delle minoranze etniche e Lgbt. Cosa ci vuole per definirli regimi fascisti? Pubblichiamo gli interventi sul tema al 900fest di Antonella Salomoni, sulla Russia, di Jean-Philippe Béja, sulla Cina.
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BARAYE

Alcuni minorenni uccisi durante le manifestazioni in Iran (Amnesty International)
Una rivolta scoppiata all’indomani della morte di una giovane donna curda, che dura ormai da diversi mesi e che, a differenza del passato, sta coinvolgendo grandi città e piccoli paesi, ricchi e poveri, giovani e vecchi, di etnia persiana, curda, belucia, turca, turcomanna, guidata dalle donne per i diritti di tutti, che continua malgrado la feroce repressione; Il ruolo dei social e i primi segni di cedimento di un regime corrotto irriformabile. Intervista ad Ahmad Rafat. Leggi di più
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LA QUESTIONE TEDESCA
A fine Ottocento, nel cuore d’Europa un sistema di regni divisi si unifica e nasce una potenza continentale che, per dimensioni economiche e demografiche, sbilancia tutto il continente; la questione tedesca: un paese troppo grande per essere uguale agli altri e troppo piccolo per svolgere un ruolo egemone; il rapporto con il passato, ormai risolto, e una Germania che oggi preoccupa più per la sua debolezza che per la sua forza. Intervista a Angelo Bolaffi.
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Pensieri censurati
Una satira spietata dell’ondata oscurantista, questa volta proveniente da sinistra, contro la letteratura del passato, accusata di razzismo, sessismo, classismo e di quant’altro; un desiderio di censura, questa volta “progressista”, che ricorda tempi andati e da cui non si salva nessuno dei capolavori del passato, neppure Shakespeare. Di Stephen Eric Bronner. Leggi di più
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IL CUORE DELL'EUROPA
Ricordiamoci che gli ucraini nel 2014 scesero in piazza con le bandiere dell’Unione europea; ora lì è in gioco l’avvenire dell’Europa per i prossimi decenni; oltre al sostegno militare, a sanzioni più efficaci, è decisiva l’entrata dell’Ucraina nella Ue; la necessità di una forte difesa europea a fronte del fascismo espansionista russo e quella di liberarsi della mentalità da puri “consumatori”, innanzitutto nei rapporti con la Cina.
Intervista a Raphaël Glucksmann. Leggi di più
La nostra Ucraina
L’invasione russa ha costretto persone pacifiche, gente comune, a rischiare la propria vita. In tanti stanno combattendo perché credono in un’Ucraina che sappia accogliere tutti i suoi cittadini e riconoscere i loro diritti.
Intervento di Michael Walzer. Leggi di più
Una guerra giusta?
Due mesi fa, quando ho scritto “Una lettera da Kiev alla sinistra occidentale”[NdR: articolo pubblicato su “Dissent” e uscito anche nel n. 282 di “Una città” con il titolo “Noi vi opporremo resistenza”] speravo che lo shock provocato dall’invasione russa e le voci della sinistra ucraina avrebbero spinto la sinistra occidentale a ripensare al proprio approccio. Sfortunatamente, sono troppi quelli che non ci sono riusciti. Intervento di Taras Bilous.Leggi di più
Fra Putin e la democrazia liberale
Il necessario sostegno, anche militare, della Nato a un’Ucraina che deve difendersi dall’invasione ingiusta e brutale e, insieme, la prudenza nell’evitare una precipitazione possibile in una guerra generale, potenzialmente anche nucleare; le sanzioni da inasprire, ma anche il rischio di conseguenze che potrebbero minare la solidarietà agli ucraini; il problema delle sinistre rispetto alla Nato e il paragone con l’Iraq.
Intervista a Jeff C. Isaac. Leggi di più
l'altra tradizione
Scelgo l'Occidente
"Nel corso dell’ultima guerra non ho scelto, dapprima perché ero un socialista rivoluzionario trotzkista, in seguito perché mi stavo trasformando, in particolar modo dopo la bomba atomica, in un pacifista. Ma ora nessuna di quelle due posizioni mi appare valida"
Per il "reprint" del n. 283, un testo di Dwight Macdonald.
Marca, terra di confine
"Volevo parlare dell’Ucraina. Per molti l’Ucraina -trentacinque milioni di uomini- non esiste neanche!"
Per il "reprint", una lettera di Andrea Caffi a Prezzolini presumibilmente nel 1915.
pagine di storia
HOLODOMOR

bambina affamata di Kharkiv
Lo sterminio per fame di milioni di ucraini, voluto da Stalin, per imporre la collettivizzazione della terra; la criminalizzazione dei contadini, a cui fu impedito per legge di tenere per sé anche poche spighe di grano e che, già debilitati, furono oggetto, durante le sistematiche perquisizioni, di violenze e torture; gli atroci effetti della fame. Pubblichiamo alcuni brani tratti da “La grande carestia” di Anne Applebaum (Mondadori, 2019). Leggi di più
la guerra in Ucraina
Ucraina, l'invasione e il futuro
Le bombe cadono su Kharkiv e su Kiev in ciò che è diventato il più grande e sanguinoso conflitto che l’Europa abbia sperimentato sin dalla Seconda guerra mondiale. Sono circa duemila gli ucraini uccisi o feriti, un po’ meno i russi, e presto saranno centinaia di migliaia quelli che diventeranno rifugiati. Il Presidente Vladimir Putin ha circondato l’Ucraina con 190.000 truppe, un primo passo per ricreare la posizione russa di superpotenza e la vecchia sfera di influenza sovietica.
Intervento di Stephen Eric Bronner (1 marzo)
Bandiere
Cari amici,
vi mando poche righe che ho scritto ieri, anche se dopo questo fine settimana mi direte che colleziono manifestazioni. Sarà per nostalgia.
La terza a cui sono andato con Silvia, ieri, è stata quella degli ucraini di Roma a Piazza della Repubblica, che si è poi trasformata in corteo fino ai Fori.
Lettera di Umberto Cini
Mi scopro sempre più europeista
Se scoppia una guerra vera, l’Occidente potrà fornire sostegno morale, politico e diplomatico agli ucraini, e ovviamente rifornimenti militari; ma non potrà impegnarsi direttamente militarmente contro una potenza nucleare; l’auspicio che, come avvenne nel 1936 per la Spagna, nasca una brigata internazionale che si unisca all’esercito ucraino... Le rinnovate speranze sull’Europa e la crisi della democrazia americana.
Intervista a Michael Walzer.
L'Ucraina esiste, eccome...
una lettera di Andrea Caffi a Prezzolini del 1915 (conservata nel fondo Caffi della Biblioteca Gino Bianco-Fondazione Lewin) in cui, per smentire un articolo apparso su "La Voce", fa una precisa disamina dei motivi per cui l’Ucraina è una nazione e gli Ucraini un popolo.
(Andrea Caffi, nato in Russia da genitori italiani immigrati, socialista libertario, volontario nella Prima guerra mondiale, nella sua vita ebbe modo di conoscere le carceri zariste e leniniste in Russia e quelle naziste in Francia. Era un grande studioso di storia bizantina e del mondo slavo).
MEMORIAL
una nuova iniziativa delle edizioni Una città
Libertà e malinconia
parole e musica di Paola Sabbatani - arrangiamenti di Daniele Santimone
libretto + cd. Edizioni Una città, 2021 - 32 pagine
Aspettative e sogni delusi, perché qualcosa, nell’idea, non ha funzionato, eppure il sentire, che resta, di non potersi chiamare fuori. Vite che a volte si incatenano male, senza lasciare vie d’uscita, ma anche la seconda possibilità che c’è e un fidanzato che non scappa quando il peggio arriva.
La ribellione da giovani, i padri ritrovati e il “fare insieme” che dà senso e forza, ma pure stanchezza e desiderio di un “recinto” di pace. Amori impossibili, per età, per sesso e circostanze, tenuti segreti a nascondere la propria vulnerabilità. La lotta contro la sfortuna, così necessaria e spesso anche vittoriosa, ma comunque impari, che lascia nel cuore un fondo di malinconia

Paola Sabbatani, voce
Roberto Bartoli, contrabbasso
Tiziano Negrello, contrabbasso e percussioni
Daniele Santimone, chitarra sette corde e voce
La fame di studio
I dubbi su una scuola sempre più vocata all’accoglienza, all’aiuto per gli alunni in difficoltà, e che per rispondere a tale vocazione, ha smesso di chiedere agli studenti di fare fatica, di offrire loro obiettivi ambiziosi; la convinzione che allargare la platea non comporti affatto l’abbassamento di livello; la proposta di una scuola dell’obbligo fino a 16 anni uguale per tutti e di alto livello dove anche il futuro falegname impari il latino. Intervista a Paola Mastrocola.
archivio
Il supermercato dell'energia
La situazione del Kazakistan, ricchissimo di risorse energetiche e non solo, che, a causa della politica predatoria delle sue classi dirigenti, ha ridotto la popolazione alla fame; l’ambizione di Putin: un’Unione economica euroasiatica, speculare all’Unione europea; l’urgenza per l’Europa di ridisegnare il proprio ruolo prima delle elezioni americane del 24, nel dilemma tra allargamento e integrazione; la crisi, grave, della Bosnia. Intervista a Paolo Bergamaschi.
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foto di Nasa Earth Science/CC
Sono stati Karl Polanyi e Keynes, suo contemporaneo, a sostenere che il mercato capitalistico, senza un intervento lungimirante della politica e dello stato, non è in grado di “tenere insieme” la società; la strada maestra di un liberalismo inclusivo, riformista, da contrapporre sia alla via del “lasciar fare” al mercato, cara a conservatori e privilegiati, così come a qualsiasi idea di rivoluzione; l’illusione di un nuovo Trentennio glorioso. Intervista a Michele Salvati.
Insegnare
a fare le domande

foto di Guia Biscàro
L’inadeguatezza dell’attuale sistema di formazione degli insegnanti, in particolare delle secondarie, che tradisce l’idea, ancora invalsa, che basti conoscere una materia per saperla insegnare; le figure del tutor e dell’insegnante accogliente, che vanno tuttavia potenziate; il problema della motivazione e del rapporto scuola-università; il rischio, grave, di sprecare l’enorme potenziale delle nuove leve. Una conversazione tra Clotilde Pontecorvo e Anna Lona.
Veni foras

Immagine tratta da Jacob Ruf: De conceptu et generatione hominis, 1554
Nella scena del parto medievale, affollata di donne, con i mariti fuori a pregare che sia un maschio, centrale è la figura dell’ostetrica; le storie dei miracoli e i testi medici e giuridici, fonti preziosissime; la vicenda del parto cesareo, che viene adottato originariamente per estrarre il bambino dalla madre già morta, per salvare l’anima del neonato o, più spesso, per trasferire l’eredità dalla madre al padre. Intervista ad Alessandra Foscati.
domande
Intervista
n. 277
n. 277
Siamo destinati a una sempre maggiore centralizzazione?
E che fare?
Intervista
a Marco Cammelli
n. 275
Recovery fund: l'occasione per un cambiamento radicale della società?
Intervista
a Salvatore Biasco
n. 271
Identità di genere,
un'identità a testa?
Un webinair dal titolo: “Il ddl Zan: cosa c’è in gioco?”
e un'intervista a Francesca Izzo
n. 275
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La quarta rivoluzione
Dopo la copernicana, la darwiniana, la freudiana, internet; perché internet non è un aggiornamento di Gutenberg, ma un vero e proprio nuovo habitat, fondato sulle relazioni, sulla rete e i suoi nodi, dell’esigenza di un progetto comunitario umano basato sul verde e il blu, sull’ambiente e sul digitale e sulle tre “C”: coordinamento, collaborazione, cooperazione.
Intervista a Luciano Floridi.
Leggi di più
Disuguaglianze
e scuola
Nonostante le speranze riposte nell’istruzione pubblica come “great equalizer”, l’evidenza ci dice che la scuola riesce a combattere le disuguaglianze solo in alcuni casi e date alcune condizioni, tra cui sicuramente un’alta spesa pubblica, ma anche un solido curriculum comune; i rischi sottesi ai concetti di merito ed eccellenza e il dibattito sorto sulle competenze e attorno alla domanda: a cosa serve la scuola? Intervista a Luciano Benadusi e Orazio Giancola.
Cosa ci fa lì l'imam?
Il problema dei matrimoni combinati era evidente da anni, chi si impegna con gli immigrati vedeva sparire all’improvviso le ragazze, ma, soprattutto a sinistra, non si è mai voluto affrontare il problema per evitare l’accusa di islamofobia; il rischio che i diritti delle donne vengano considerati un patrimonio solo occidentale; il dramma di un’adolescente che si rivolge alle autorità italiane e queste chiamano i genitori. Intervista a Tiziana Dal Pra.
di carcere
Ma poi si incontrano
di nuovo, vero?
intervista ad Amedeo Savoia
Essere un po' rivoluzionari
per fare le cose normali
intervista a Carmelo Cantone
Il sonetto in carcere
intervista ad Edoardo Albinati
Il cesto marcio
Intervista a Michele Passione
La pena della lettura
Intervista a Stefania Amato

(foto di Alessio Duranti)
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Israele
e i territori
La questione demografica
Intervista a Davide Lerner
Ma noi già ci parliamo!
Intervista a
Manuela M. Consonni

Interventi
Eccezione
Le origini del discorso sulla arretratezza dell’Est risalgono a una certa retorica comunista, italiana, non ufficiale, ma presente nelle discussioni, conversazioni, nella propaganda insomma. Il Pci, notoriamente, in Italia difendeva la democrazia, il rispetto delle regole del gioco, non elogiava la dittatura del proletariato e simili. Era insomma un partito di sinistra, per il quale l’unica via verso il potere non poteva essere altra che quella parlamentare. Ma allora, come si conciliava il rispetto delle “regole borghesi”, oggi diremmo liberali, con una certa simpatia nei confronti dei regimi dei paesi dell’Europa centrale?
intervento di Wlodek Goldkorn
Il piccolo principe
C’è stato un cambiamento negli ultimi anni: si è passati da oppressi/e, subordinati/e e sfruttati/e a vittime. Nel mondo ci sono delle vere vittime, ma l’essere vittima non dà diritti in quanto tale, anzi è il risultato di averli persi. Mi diceva un mio conoscente che lavora per un’associazione di rifugiati (essendolo stato anche lui) che quando è arrivato lui molti anni fa i richiedenti parlavano delle loro lotte, adesso cercano solo di dire quanto sono vittime. L’occidente compra vittime altrui ed anime di ribelli? L’idea dell’oppressione era legata al cambiamento della relazione e del problema, l’oggetto dell’oppressione.
intervento di Vicky Franzinetti

In questa foto, in piedi da sinistra: Heinrich Blucher, Hannah Arendt, Dwight Macdonald e la sua seconda moglie Gloria Lanier; seduti: Nicola Chiaromonte, Mary McCarthy e Robert Lowell, 1966
Non potevamo ignorare un avvenimento che aspettavamo da anni e a cui amici come Gino Bianco e Wojciech Karpinski, e ovviamente Miriam Rosenthal Chiaromonte, avevano dedicato l’impegno di una vita: quello di far conoscere in Italia l’opera e la vita di un intellettuale militante come Nicola Chiaromonte, famoso in Polonia e negli Stati Uniti e pressoché sconosciuto in Italia. Il motivo lo conosciamo: in Italia era proibito essere antitotalitari e di sinistra contemporaneamente. L’uscita del Meridiano Mondadori con una raccolta dì saggi sancisce la fine di un boicottaggio vergognoso. Siamo orgogliosi di avere dato una mano a Gino Bianco a Wojciech Karpinski e a Miriam Chiaromonte in questa dedizione, i cui frutti, purtroppo, nessuno di loro ha potuto raccogliere. Nell’inserto ripubblichiamo l’intervento “Una conversazione che non è mai finita”, che Karpinski tenne al convegno dedicato a Chiaromonte organizzato da “Una città” nel lontano 2002. Ricordiamo i partecipanti, da Enzo Golino, che purtroppo non c’è più, a Irena Grudzińska Gross che in fuga dalla Polonia trovò, come tanti altri polacchi, rifugio in via Ofanto; a Ugo Berti, il primo a pubblicare per il Mulino testi di Chiaromonte; a Pietro Adamo, Gregory Sumner, Marino Sinibaldi. Ricordiamo la soddisfazione di Gino Bianco per il fatto che, con quel convegno, avevamo scongiurato un tentativo della destra di “impossessarsi” di Chiaromonte. Pubblichiamo inoltre la seconda puntata degli “appunti sull’antitotalitarismo italiano” di Massimo Teodori.
Appunti sulla politica antitotalitaria in italia - seconda parte - Massimo Teodori
Muska carissima... - Nicola Chiaromonte
Una conversazione che non è finita - Wojciech Karpinski
IN MEMORIA
Jovan Diviak
Giorgio Bacchin
Giorgio Bacchin, uno dei fondatori della nostra rivista, dopo un mese di ricovero in ospedale per un’emorragia all’aorta, quando sembrava ormai fuori pericolo, è morto nella notte fra il 26 e il 27 novembre. Aveva 65 anni. Il ricordo di Gianni Saporetti.
Franco Travaglini
Abbiamo pubblicato nel n. 273 alcune testimonianze che lo ricordano.
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appunti del direttore
25 novembre
Per una rivista come “una città” che ha fatto dello slogan “le domande vengono prima delle risposte” il suo principio fondativo, in trentuno anni sono capitate solo quattro occasioni in cui abbiamo scritto che la risposta era una e una sola e veniva prima di tutto: la guerra di Bosnia con l’infame assedio di Sarajevo e l’eccidio di Sebrenica, il tentativo genocidiario dei serbi contro i Kossovari, la guerra degli islamisti contro i civili e le femministe algerine e ora, infine, l’invasione nazistalinista dell’Ucraina.
In ognuna di queste occasioni qualche amico ci ha consigliato di moderare i termini, per non ricevere disdette. Ma siamo ancora qui. Questo il testo della lettera che abbiamo spedito ai nostri abbonati, in occasione della campagna abbonamenti di fine anno:
14 novembre
Che giorni questi! Kherson e Nevada! Il mondo può tornare a sperare. Faccia ammenda chi ha irriso il “comico presidente” e il “presidente rimbambito”.
12 novembre
Se fosse vero che il batterio del fascismo alberga nell’animo umano, come la scarlattina, faremmo bene, periodicamente, a fare un controllo per sincerarci che non si sia attivato. Il “tampone” ce lo fornisce gratuitamente quel che succede intorno a noi. Oggi è un’occasione per farlo: in cuor nostro siamo contenti della liberazione di Kherson? O no?
6 novembre
Mentre la guerra di liberazione di un intero popolo contro un orribile aggressore, che non si fa scrupolo di usare ogni mezzo per terrorizzare e martirizzare la popolazione civile, ha più di una possibilità di vincere, a Roma si è manifestato per la pace, per un immediato cessate il fuoco e per la sospensione dell’aiuto militare alla resistenza ucraina. Prima agli ucraini si chiedeva la resa perché non potevano vincere, ora gliela si chiede perché possono vincere. Mi vergogno di far parte della sinistra italiana.
Che pacifisti e pacifiste facciano proprio l’articolo in cui Travaglio si accanisce contro Zelenski è un pugno nello stomaco. Il connubio fra il pacifismo e il peggior cinismo geopolitico sta partorendo un mostro, per il quale eroici difensori delle loro case e del loro paese diventano stupide pedine di potenze e interessi stranieri, spesso occulti, e vittime non solo dell’aggressore ma anche dei loro leader corrotti. Se poi i resistenti, già giudicati irresponsabili quando erano dati senza speranza, cominciano ad avere la meglio, il merito non è del loro coraggio e spirito di sacrificio ma solo di armi micidiali fornite loro da altri imperialismi per secondi fini, mentre sarà tutta loro la colpa delle criminali rappresaglie del prepotente umiliato e comunque sempre invincibile. Vengono alla mente i processi per stupro d’un tempo, quando la vittima era la colpevole e lo diventava doppiamente se osava alzare la voce. Così, pur di non nobilitare una guerra di liberazione, si nega quel che tutti i generali sanno, che a decidere le guerre possono essere anche “il morale e la morale”, cioè il sentirsi, e l’essere, dalla parte del giusto. C’è il desiderio recondito che tutti siano cattivi per poi, dall’alto della propria benevolenza, promuoverli in blocco a vittime della stessa malattia: la guerra. E’ quella che va debellata. La legittima deontologia della professione medica, che impone di curare allo stesso modo la SS ferita e il prigioniero torturato in fin di vita, diventa così una mostruosa deontologia dell’universale professione umana. Così parole come libertà, giustizia, responsabilità, onore, solidarietà, verità, patria, perdono ogni rilevanza e a valere ne restano solo due, vita e pace, a cui tutto deve essere piegato.
9 ottobre
Quindi il problema dell’atomica è quello decisivo, che cambia tutto. E’ così? La domanda è semplice: e se avessimo di fronte un Hitler? E facciamo il caso che allora Hitler, e anche gli alleati, avessero avuto le atomiche. Su cosa avremmo potuto trattare per fare la pace? Sulla Cecoslovacchia, la Polonia, su cosa? Casomai anche sul numero di ebrei? Sulla chiusura di Auschwitz?
4 ottobre
Molto bello, e urticante per noi come al solito, il fondo di Ernesto Galli della Loggia sul Corriere sulla “mancata abiura” del fascismo da parte dell’Italia. Mi è tornata in mente un’intervista a Claudio Pavone, alla fine della quale ci disse che tanti mali italiani derivavano dall’armistizio e, quindi, dalla mancata punizione. In Germania le cose sono andate diversamente (basti pensare, per esempio, ai consigli di sorveglianza nelle fabbriche, imposti dagli americani). Allora la domanda inevitabile, malgrado il timore, se non la ripugnanza, per una delle possibili risposte è: perché Germania e Giappone sono oggi due delle democrazie più solide e affidabili del mondo?
17 settembre
Bravo Biden. Tira la linea rossa. E così faccia la Nato.
E' solo così che si potrà salvaguardare il tabù. E troviamo il modo di farlo sapere al popolo russo.
12 settembre
Certo, il pericolo non è passato, anzi, ma che gioia intima, quasi infantile, nel vedere il piccolo, aggredito, violentato, dato per sopraffatto, atterrare il grosso e feroce prepotente. Peccato per chi ha inibito in sé quel sentimento di giustizia così innato, per indifferenza o per fedeltà a un principio disincarnato e raggelato.
15 luglio
Ci rivolgiamo
a chi ha in orrore le armi, anche se in mano a chi si difende
a chi riserva all’America tutto l’odio di cui è capace
a chi ha nostalgia di Lenin e di Stalin
a chi ragiona solo di interessi
e vuol pensare che così facciano tutti:
se fosse vero che hanno deportato 200.000 bambini
se fosse vero che a Bucha hanno ucciso tutti gli uomini abili, come a Srebrenica
se fosse vero che gli stupri sono di fatto autorizzati, come in Bosnia
se fosse vero che l’obiettivo è un genocidio analogo a quello armeno
cosa direste? Cosa proporreste?
30 maggio
Piergiorgio Bellocchio, Chiara Frugoni, ora Andrea Canevaro. Quando ad andarsene sono quelli “più grandi” di te, quelli che ti hanno insegnato delle cose, che ti hanno aiutato a capire, che ti hanno incoraggiato, ti assale un senso di perdita, di vuoto. E la sensazione, anche un po’ ridicola visto che hai più di settant’anni, che “ora devi fare da solo”.
26 maggio
Alcuni amici ci rimproverano di chiamare fascista il regime russo. Ne discuteremo. Qui riporto, intanto, una citazione di André Glucksmann che fu il primo a parlare dei tre fascismi, quello nero, quello rosso e quello verde, cioè islamico.
“[...] Da dieci anni, i nostri dirigenti disprezzano le indignazioni «morali». Da dieci anni, affermano di fare della «realpolitik»: non sarà per Grozny che il mondo smette di girare, evitiamo di urtare il gigante Russia, lasciamo agli illuminati il loro «ritornello moralistico» d’impotenti. Scusatemi, ma senza principio etico, non c’è politica a lungo termine. Morale e politica non si dissociano come credono i Machiavelli da strapazzo. La «politica» degli Airbus e degli idrocarburi, la «politica» delle riverenze, la «politica» del «me ne infischio altamente che un popolo sia sterminato» portano a Beslan. Questa non è politica, è cecità. La «belle âme» che loro deridono e che io assumo per aver combattuto, con qualche raro amico, i fascismi nero, rosso e verde, per aver sostenuto all’epoca della loro persecuzione Solzenicyn, Sakharov, Havel, Massud, i boat people, gli assediati di Dubrovnik e di Sarajevo, gli espulsi del Kossovo, gli sgozzati d’Algeria, tutti quei «senza potere» sui quali i sostenitori della realpolitik non scommettevano un chiodo, la mia anima pietosa vi dice che non si cancella un popolo dalla carta, fosse pure irrisoriamente piccolo a giudizio delle nostre grandi nazioni”.
“Corriere della sera”, 16 settembre 2004
20 maggio
Una domanda ancora ai pacifisti. Visto che prima di perorare diplomazia, negoziato, compromessi, per fermare la guerra, premettete sempre di considerare Putin colpevole di un’aggressione criminale, anche voi, evidentemente, non vi fidate di lui. Quindi, qualora gli ucraini si decidessero a cedere parte del loro territorio, che garanzie avrebbero che un domani non si potrebbe ripetere un’altra aggressione? Perciò sareste d’accordo a rassicurare gli ucraini con una specie di articolo 5, per cui, in quel caso, si interverrebbe militarmente immediatamente al loro fianco?
13 maggio
Ci risiamo. Perché mai la Finlandia, dopo quel che è successo e continua a succedere, non dovrebbe entrare nella Nato? Risposta pacifista: perché confina con un prepotente molto pericoloso. Già.
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video
"Ricordare"
Intervista a Vittorio Foa
"La socialdemocrazia è morta?"
Intervista a Michael Walzer
video-intervista a Michele Ranchetti realizzata dal "collettivo minimo torinese"
Presentazione dell'associazione "Amici di Nicola Chiaromonte"
con interventi di Marta Herling, Massimo Teodori, Cesare Panizza
Intervista a Lissi Lewin che ricorda il fratello Alfred e la madre, uccisi nell'eccidio dell'aeroporto di Forlì
Valdo Spini
sui fratelli Rosselli
Daniele Menozzi presenta il libro "Giudaica perfidia"
Cesare Panizza presenta il libro su Nicola Chiaromonte
Gianni Saporetti
intervistato l'11.05.17 sul '68 a Forlì
Jamila Hassoune presenta il libro "Dove i libri sono rari come la pioggia"
Edoardo Albinati presenta il suo libro "La scuola cattolica"
Alberto Saibene presenta il libro "L'Italia di Adriano Olivetti"
Cesare Panizza presenta il libro "Piero Gobetti: l'autobiografia di una nazione"
Pietro Polito presenta il libro "Il dovere di non collaborare"
Roberto Balzani, Nicola Del Corno e Carlo De Maria
"I fratelli Rosselli nella storia d'Italia"
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