Lettere, rubriche
e interventi
Alfonso Berardinelli
Paolo Bergamaschi
Stephen Eric Bronner
Francesco Ciafaloni
Michele Colafato
Vicky Franzinetti
Vittorio Gaeta
Bruno Giorgini
Wlodek Goldkorn
Giorgio Gomel
Belona Greenwood
Ilaria Maria Sala
Emanuele Maspoli
Gianni Saporetti
Lucetta Scaraffia
Marianella Sclavi
Massimo Tirelli
Michael Walzer
Libertà e malinconia

parole e musica Paola Sabbatani arrangiamenti Daniele Santimone
libretto + cd. Edizioni Una città, 2021 - 32 pagine
I Libri di Una Città

Bruno Segre
Il funerale negato
ovvero l'ombra lunga dei Patti LateranensiEd. Una città, 2020
48 pagine
5,00
Un'intervista a Bruno Segre
I nostri libri
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SONO LORO
intervista a Enrico Deaglio
Due fratelli che se ne stavano al nord e hanno fatto tutto loro per decenni, indisturbati, perché godevano di una “favolosa protezione”, e quando sono stati presi tutto è cessato, nessuno è stato più ucciso e nessuno ha più indagato su dove fossero finiti i soldi prodotti per un decennio dal narcostato più importante del mondo; Sindona, Calvi, la consegna di Riina e chi mise l’esplosivo a Capaci, legato ai Servizi, “suicida” in carcere... Intervista a Enrico Deaglio.
CHI HA GUARDATO E CHI NON HA GUARDATO
di Michael Walzer
Le audizioni del Comitato della Camera dei Rappresentanti degli Usa sul fallito tentativo di colpo di Stato del 6 gennaio 2021, che stanno dividendo l’opinione pubblica; il rischio che l’incriminazione, ed eventualmente l’incarcerazione, evitino a Trump la perdita della sua onorabilità e credibilità e creino un pericoloso precedente politico.
Di Michael Walzer.
Dalla cronaca notizie atroci, dalla vita pubblica una notizia che a molti pare drammatica e non dovrebbe, perché votare per l’uno o per l’altro è la normalità di una democrazia. Ma siamo normali? Una notizia passata quasi inosservata può aiutarci a dare una risposta: l’assoluzione dei poliziotti accusati di essere implicati nel depistaggio delle indagini sulla strage di via d’Amelio. A questo dedichiamo l’apertura e a Borsellino una copertina sbiadita e sgranata. L’intervista, sconvolgente per noi che stiamo dimenticando tutto, è a Enrico Deaglio, fatta prima della conclusione del processo. Qui, dalla sua pagina fb, aggiungiamo il commento alla sentenza: Ieri il tribunale di Caltanissetta ha piantato l’ultimo chiodo nella bara del giudice Paolo Borsellino, ucciso, insieme al suo amico Giovanni Falcone, trent’anni fa. Le loro facce le potete vedere in molti luoghi della nostra Italia: piazze, strade, scuole e addirittura sulla moneta da due euro messa recentemente in circolazione, dove i due, con aria complice, si guardano sorridenti e sembrano consci di quello che gli sarebbe successo. Non era un gran processo, peraltro. Erano accusati tre poliziotti, all’epoca giovani, della squadra speciale del capo della mobile di Palermo Arnaldo La Barbera, cui il governo di Roma diede pieni poteri per le indagini sulle stragi del 1992. Quelle indagini furono da subito inquinate e depistate, per assicurare all’opinione pubblica un colpevole e per proteggere i veri colpevoli, in uno dei più grandi scandali della Repubblica italiana. Quindici anni dopo i fatti, venne alla luce l’impostura commessa, ma nessuno pagò mai per quello che aveva fatto. Trent’anni dopo, al termine di un faticoso processo durato quattro anni, questi poliziotti, davvero le ultime ruote del carro, sono stati prescritti dall’accusa di aver volontariamente depistato il delitto del secolo. Prescritti, come una medicina. Quel processo, dimenticato, solitario, era però l’ultima speranza di poter tenere aperto un uscio di verità su quanto era successo. A Borsellino, e a noi tutti. Credo di essere l’unico giornalista che si è occupato del caso, scrivendone da vent’anni sui giornali e addirittura con due libri: in completa solitudine. Ho sperimentato quanto lo scandalo del delitto Borsellino fosse protetto, dai magistrati per primi, dal potere politico poi e quanto sia lentamente scivolato nel tempo, fino a non interessare più nessuno, e tantomeno l’opinione pubblica. Peccato, avremmo potuto essere un paese civile e coraggioso. E invece le morti di Borsellino, e quella di Falcone, ci insegnano alcune amare verità. Il delitto perfetto esiste; occultare la verità è possibile; gli assassini sono tra noi. Sottoscriviamo.
IL CUORE DELL'EUROPA

foto di Fotoreserg
Ricordiamoci che gli ucraini nel 2014 scesero in piazza con le bandiere dell’Unione europea; ora lì è in gioco l’avvenire dell’Europa per i prossimi decenni; oltre al sostegno militare, a sanzioni più efficaci, è decisiva l’entrata dell’Ucraina nella Ue; la necessità di una forte difesa europea a fronte del fascismo espansionista russo e quella di liberarsi della mentalità da puri “consumatori”, innanzitutto nei rapporti con la Cina.
Intervista a Raphaël Glucksmann. Leggi di più
La guerra giusta
“Un conquistatore”, ha scritto lo stratega militare Carl von Clausewitz, “è sempre un amante della pace. Vorrebbe entrare nei paesi da conquistare senza incontrare resistenza; per evitare ciò, dobbiamo scegliere di combattere”. Il crimine di un’aggressione consiste nel costringere uomini e donne a fare questa scelta. Certo, uomini e donne potrebbero anche scegliere di non combattere, come già fecero i cecoslovacchi nel 1938, i quali erano stati abbandonati dai propri alleati e costretti ad affrontare da soli la Germania nazista. Ma la maggior parte delle persone è convinta che la scelta giusta sia difendere il proprio paese. Intervento di Michael Walzer.Leggi di più
Una guerra giusta?
Due mesi fa, quando ho scritto “Una lettera da Kiev alla sinistra occidentale”[NdR: articolo pubblicato su “Dissent” e uscito anche nel n. 282 di “Una città” con il titolo “Noi vi opporremo resistenza”] speravo che lo shock provocato dall’invasione russa e le voci della sinistra ucraina avrebbero spinto la sinistra occidentale a ripensare al proprio approccio. Sfortunatamente, sono troppi quelli che non ci sono riusciti. Intervento di Taras Bilous.Leggi di più
La nostra Ucraina

L’invasione russa ha costretto persone pacifiche, gente comune, a rischiare la propria vita. In tanti stanno combattendo perché credono in un’Ucraina che sappia accogliere tutti i suoi cittadini e riconoscere i loro diritti.
Intervento di Michael Walzer. Leggi di più
Fra Putin e la democrazia liberale
Il necessario sostegno, anche militare, della Nato a un’Ucraina che deve difendersi dall’invasione ingiusta e brutale e, insieme, la prudenza nell’evitare una precipitazione possibile in una guerra generale, potenzialmente anche nucleare; le sanzioni da inasprire, ma anche il rischio di conseguenze che potrebbero minare la solidarietà agli ucraini; il problema delle sinistre rispetto alla Nato e il paragone con l’Iraq.
Intervista a Jeff C. Isaac. Leggi di più
Nei rifugi
il servizio fotografico del n. 283 è dedicato alla popolazione civile ucraina nascosta nei rifugi, nelle metropolitante, nelle palestre delle scuole. Qui sotto tre foto, l'intero servizio qui

foto di Oles Navrotskyi

foto di Fotoreserg

foto di Fotoreserg
l'altra tradizione
Scelgo l'Occidente
"Nel corso dell’ultima guerra non ho scelto, dapprima perché ero un socialista rivoluzionario trotzkista, in seguito perché mi stavo trasformando, in particolar modo dopo la bomba atomica, in un pacifista. Ma ora nessuna di quelle due posizioni mi appare valida"
Per il "reprint" del n. 283, un testo di Dwight Macdonald.
Marca, terra di confine
"Volevo parlare dell’Ucraina. Per molti l’Ucraina -trentacinque milioni di uomini- non esiste neanche!"
Per il "reprint", una lettera di Andrea Caffi a Prezzolini presumibilmente nel 1915.
pagine di storia
HOLODOMOR

bambina affamata di Kharkiv
Lo sterminio per fame di milioni di ucraini, voluto da Stalin, per imporre la collettivizzazione della terra; la criminalizzazione dei contadini, a cui fu impedito per legge di tenere per sé anche poche spighe di grano e che, già debilitati, furono oggetto, durante le sistematiche perquisizioni, di violenze e torture; gli atroci effetti della fame. Pubblichiamo alcuni brani tratti da “La grande carestia” di Anne Applebaum (Mondadori, 2019). Leggi di più
la guerra in Ucraina
Ucraina, l'invasione e il futuro
Le bombe cadono su Kharkiv e su Kiev in ciò che è diventato il più grande e sanguinoso conflitto che l’Europa abbia sperimentato sin dalla Seconda guerra mondiale. Sono circa duemila gli ucraini uccisi o feriti, un po’ meno i russi, e presto saranno centinaia di migliaia quelli che diventeranno rifugiati. Il Presidente Vladimir Putin ha circondato l’Ucraina con 190.000 truppe, un primo passo per ricreare la posizione russa di superpotenza e la vecchia sfera di influenza sovietica.
Intervento di Stephen Eric Bronner (1 marzo)
Bandiere
Cari amici,
vi mando poche righe che ho scritto ieri, anche se dopo questo fine settimana mi direte che colleziono manifestazioni. Sarà per nostalgia.
La terza a cui sono andato con Silvia, ieri, è stata quella degli ucraini di Roma a Piazza della Repubblica, che si è poi trasformata in corteo fino ai Fori.
Lettera di Umberto Cini
Mi scopro sempre più europeista
Se scoppia una guerra vera, l’Occidente potrà fornire sostegno morale, politico e diplomatico agli ucraini, e ovviamente rifornimenti militari; ma non potrà impegnarsi direttamente militarmente contro una potenza nucleare; l’auspicio che, come avvenne nel 1936 per la Spagna, nasca una brigata internazionale che si unisca all’esercito ucraino... Le rinnovate speranze sull’Europa e la crisi della democrazia americana.
Intervista a Michael Walzer.
L'Ucraina esiste, eccome...
una lettera di Andrea Caffi a Prezzolini del 1915 (conservata nel fondo Caffi della Biblioteca Gino Bianco-Fondazione Lewin) in cui, per smentire un articolo apparso su "La Voce", fa una precisa disamina dei motivi per cui l’Ucraina è una nazione e gli Ucraini un popolo.
(Andrea Caffi, nato in Russia da genitori italiani immigrati, socialista libertario, volontario nella Prima guerra mondiale, nella sua vita ebbe modo di conoscere le carceri zariste e leniniste in Russia e quelle naziste in Francia. Era un grande studioso di storia bizantina e del mondo slavo).
MEMORIAL
in memoria

Chiara Frugoni (Pisa, 4 febbraio 1940 – Pisa, 9 aprile 2022)
Le interviste a Chiara Frugoni
pagine di storia
Una città n. 34/1994
pagine di storia
Una città n. 65/1998
ricordarsi
Una città n. 78/1999
pagine di storia
Una città n. 91/2001
pagine di storia
Una città n. 118/2004
pagine di storia
Una città n. 148/2007
pagine di storia
Una città n. 174/2010
di varia umanità
Una città n. 195/2012
storie
Una città n. 211/2014
di religioni e altro
Una città n. 226/2015
una nuova iniziativa delle edizioni Una città
Libertà e malinconia
parole e musica di Paola Sabbatani - arrangiamenti di Daniele Santimone
libretto + cd. Edizioni Una città, 2021 - 32 pagine
Aspettative e sogni delusi, perché qualcosa, nell’idea, non ha funzionato, eppure il sentire, che resta, di non potersi chiamare fuori. Vite che a volte si incatenano male, senza lasciare vie d’uscita, ma anche la seconda possibilità che c’è e un fidanzato che non scappa quando il peggio arriva.
La ribellione da giovani, i padri ritrovati e il “fare insieme” che dà senso e forza, ma pure stanchezza e desiderio di un “recinto” di pace. Amori impossibili, per età, per sesso e circostanze, tenuti segreti a nascondere la propria vulnerabilità. La lotta contro la sfortuna, così necessaria e spesso anche vittoriosa, ma comunque impari, che lascia nel cuore un fondo di malinconia

Paola Sabbatani, voce
Roberto Bartoli, contrabbasso
Tiziano Negrello, contrabbasso e percussioni
Daniele Santimone, chitarra sette corde e voce
Ho bisogno di una persona...
Una legge, quella sulla non autosufficienza, attesa da anni e rispetto alla quale, nella recente legge di bilancio, attraverso i Leps, livelli essenziali, si puntella qualche principio, come la scelta della domiciliarità, che non è soltanto il poter stare a casa, ma un progetto integrato fra le attività della vita quotidiana, compresa la compagnia, il non essere soli, fino al disbrigo delle pratiche burocratiche e all’assistenza sanitaria vera e propria. Intervista a Livia Turco.
La fame di studio
I dubbi su una scuola sempre più vocata all’accoglienza, all’aiuto per gli alunni in difficoltà, e che per rispondere a tale vocazione, ha smesso di chiedere agli studenti di fare fatica, di offrire loro obiettivi ambiziosi; la convinzione che allargare la platea non comporti affatto l’abbassamento di livello; la proposta di una scuola dell’obbligo fino a 16 anni uguale per tutti e di alto livello dove anche il futuro falegname impari il latino. Intervista a Paola Mastrocola.
archivio
Il supermercato dell'energia
La situazione del Kazakistan, ricchissimo di risorse energetiche e non solo, che, a causa della politica predatoria delle sue classi dirigenti, ha ridotto la popolazione alla fame; l’ambizione di Putin: un’Unione economica euroasiatica, speculare all’Unione europea; l’urgenza per l’Europa di ridisegnare il proprio ruolo prima delle elezioni americane del 24, nel dilemma tra allargamento e integrazione; la crisi, grave, della Bosnia. Intervista a Paolo Bergamaschi.
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foto di Nasa Earth Science
Sono stati Karl Polanyi e Keynes, suo contemporaneo, a sostenere che il mercato capitalistico, senza un intervento lungimirante della politica e dello stato, non è in grado di “tenere insieme” la società; la strada maestra di un liberalismo inclusivo, riformista, da contrapporre sia alla via del “lasciar fare” al mercato, cara a conservatori e privilegiati, così come a qualsiasi idea di rivoluzione; l’illusione di un nuovo Trentennio glorioso. Intervista a Michele Salvati.
Insegnare
a fare le domande

foto di Guia Biscàro
L’inadeguatezza dell’attuale sistema di formazione degli insegnanti, in particolare delle secondarie, che tradisce l’idea, ancora invalsa, che basti conoscere una materia per saperla insegnare; le figure del tutor e dell’insegnante accogliente, che vanno tuttavia potenziate; il problema della motivazione e del rapporto scuola-università; il rischio, grave, di sprecare l’enorme potenziale delle nuove leve. Una conversazione tra Clotilde Pontecorvo e Anna Lona.
Veni foras

Immagine tratta da Jacob Ruf: De conceptu et generatione hominis, 1554
Nella scena del parto medievale, affollata di donne, con i mariti fuori a pregare che sia un maschio, centrale è la figura dell’ostetrica; le storie dei miracoli e i testi medici e giuridici, fonti preziosissime; la vicenda del parto cesareo, che viene adottato originariamente per estrarre il bambino dalla madre già morta, per salvare l’anima del neonato o, più spesso, per trasferire l’eredità dalla madre al padre. Intervista ad Alessandra Foscati.
domande
Intervista
n. 277
n. 277
Siamo destinati a una sempre maggiore centralizzazione?
E che fare?
Intervista
a Marco Cammelli
n. 275
Recovery fund: l'occasione per un cambiamento radicale della società?
Intervista
a Salvatore Biasco
n. 271
Identità di genere,
un'identità a testa?
Un webinair dal titolo: “Il ddl Zan: cosa c’è in gioco?”
e un'intervista a Francesca Izzo
n. 275
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La quarta rivoluzione
Dopo la copernicana, la darwiniana, la freudiana, internet; perché internet non è un aggiornamento di Gutenberg, ma un vero e proprio nuovo habitat, fondato sulle relazioni, sulla rete e i suoi nodi, dell’esigenza di un progetto comunitario umano basato sul verde e il blu, sull’ambiente e sul digitale e sulle tre “C”: coordinamento, collaborazione, cooperazione.
Intervista a Luciano Floridi.
Leggi di più
Disuguaglianze
e scuola
Nonostante le speranze riposte nell’istruzione pubblica come “great equalizer”, l’evidenza ci dice che la scuola riesce a combattere le disuguaglianze solo in alcuni casi e date alcune condizioni, tra cui sicuramente un’alta spesa pubblica, ma anche un solido curriculum comune; i rischi sottesi ai concetti di merito ed eccellenza e il dibattito sorto sulle competenze e attorno alla domanda: a cosa serve la scuola? Intervista a Luciano Benadusi e Orazio Giancola.
Cosa ci fa lì l'imam?
Il problema dei matrimoni combinati era evidente da anni, chi si impegna con gli immigrati vedeva sparire all’improvviso le ragazze, ma, soprattutto a sinistra, non si è mai voluto affrontare il problema per evitare l’accusa di islamofobia; il rischio che i diritti delle donne vengano considerati un patrimonio solo occidentale; il dramma di un’adolescente che si rivolge alle autorità italiane e queste chiamano i genitori. Intervista a Tiziana Dal Pra.
Contro ogni dittatura
Roselyne Chen
In lotta contro le dittature
Il Congresso per la libertà della cultura (1950-1978) Ed. Una città, 2021 - 216 pagine
Roselyne Chenu è stata testimone diretta, dal 1964 al 1975, partecipando a numerose (e pericolose) missioni all’estero, delle vicende del Congresso per la libertà della cultura, che vide impegnati, tra i tanti altri, Raymond Aron, Arthur Koestler, Arthur Schlesinger, Louis Mercier Vega e, in Italia, Ignazio Silone e Nicola Chiaromonte; le sue memorie vengono ora pubblicate in italiano in collaborazione con l’Associazione “Amici di Nicola Chiaromonte”.

di carcere
Ma poi si incontrano
di nuovo, vero?
intervista ad Amedeo Savoia
Essere un po' rivoluzionari
per fare le cose normali
intervista a Carmelo Cantone
Il sonetto in carcere
intervista ad Edoardo Albinati
Il cesto marcio
Intervista a Michele Passione
La pena della lettura
Intervista a Stefania Amato

(foto di Alessio Duranti)
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Israele
e i territori
La questione demografica
Intervista a Davide Lerner
Ma noi già ci parliamo!
Intervista a
Manuela M. Consonni

Interventi
Eccezione
Le origini del discorso sulla arretratezza dell’Est risalgono a una certa retorica comunista, italiana, non ufficiale, ma presente nelle discussioni, conversazioni, nella propaganda insomma. Il Pci, notoriamente, in Italia difendeva la democrazia, il rispetto delle regole del gioco, non elogiava la dittatura del proletariato e simili. Era insomma un partito di sinistra, per il quale l’unica via verso il potere non poteva essere altra che quella parlamentare. Ma allora, come si conciliava il rispetto delle “regole borghesi”, oggi diremmo liberali, con una certa simpatia nei confronti dei regimi dei paesi dell’Europa centrale?
intervento di Wlodek Goldkorn
Il piccolo principe
C’è stato un cambiamento negli ultimi anni: si è passati da oppressi/e, subordinati/e e sfruttati/e a vittime. Nel mondo ci sono delle vere vittime, ma l’essere vittima non dà diritti in quanto tale, anzi è il risultato di averli persi. Mi diceva un mio conoscente che lavora per un’associazione di rifugiati (essendolo stato anche lui) che quando è arrivato lui molti anni fa i richiedenti parlavano delle loro lotte, adesso cercano solo di dire quanto sono vittime. L’occidente compra vittime altrui ed anime di ribelli? L’idea dell’oppressione era legata al cambiamento della relazione e del problema, l’oggetto dell’oppressione.
intervento di Vicky Franzinetti

In questa foto, in piedi da sinistra: Heinrich Blucher, Hannah Arendt, Dwight Macdonald e la sua seconda moglie Gloria Lanier; seduti: Nicola Chiaromonte, Mary McCarthy e Robert Lowell, 1966
Una conversazione che non è finita
Wojciech Karpinski
Appunti sulla politica antitotalitaria in italia - seconda parte
Massimo Teodori
Muska carissima...
Nicola Chiaromonte
L'inserto sull'altra tradizione
Nelle pagine al centro, in via eccezionale riproponiamo l’inserto dell’Altra tradizione. Non potevamo ignorare un avvenimento che aspettavamo da anni e a cui amici come Gino Bianco e Wojciech Karpinski, e ovviamente Miriam Rosenthal Chiaromonte, avevano dedicato l’impegno di una vita: quello di far conoscere in Italia l’opera e la vita di un intellettuale militante come Nicola Chiaromonte, famoso in Polonia e negli Stati Uniti e pressoché sconosciuto in Italia. Il motivo lo conosciamo: in Italia era proibito essere antitotalitari e di sinistra contemporaneamente. L’uscita del Meridiano Mondadori con una raccolta dì saggi sancisce la fine di un boicottaggio vergognoso. Siamo orgogliosi di avere dato una mano a Gino Bianco a Wojciech Karpinski e a Miriam Chiaromonte in questa dedizione, i cui frutti, purtroppo, nessuno di loro ha potuto raccogliere. Nell’inserto ripubblichiamo l’intervento “Una conversazione che non è mai finita”, che Karpinski tenne al convegno dedicato a Chiaromonte organizzato da “Una città” nel lontano 2002. Ricordiamo i partecipanti, da Enzo Golino, che purtroppo non c’è più, a Irena Grudzińska Gross che in fuga dalla Polonia trovò, come tanti altri polacchi, rifugio in via Ofanto; a Ugo Berti, il primo a pubblicare per il Mulino testi di Chiaromonte; a Pietro Adamo, Gregory Sumner, Marino Sinibaldi. Ricordiamo la soddisfazione di Gino Bianco per il fatto che, con quel convegno, avevamo scongiurato un tentativo della destra di “impossessarsi” di Chiaromonte. Pubblichiamo inoltre la seconda puntata degli “appunti sull’antitotalitarismo italiano” di Massimo Teodori.
Ricordiamo Giorgio Bacchin
Giorgio Bacchin, uno dei fondatori della nostra rivista, dopo un mese di ricovero in ospedale per un’emorragia all’aorta, quando sembrava ormai fuori pericolo, è morto nella notte fra il 26 e il 27 novembre. Aveva 65 anni.

Giorgio Bacchin (a destra) e Gianni Saporetti (foto di Fausto Fabbri, 1999)
La prima volta che andai a Firenze a intervistare Michele Ranchetti, non ero ancora entrato nella casa che mi chiese: “Come sta Giorgio?”. Io sapevo solo che era stato suo professore all’Università di Firenze, dove Giorgio si era laureato con una tesi sul Guicciardini, ma rimasi sorpreso che si ricordasse così di un suo studente di più di vent’anni prima. E non solo lo ricordava, ma sapeva delle sue vicissitudini e anche che collaborava alla rivista. Mi disse che era stato uno degli studenti più intelligenti che avesse avuto.
In memoria di Jovan Diviak

Probabilmente lei conosce i comandanti che circondano e bombardano questa città.
E’ un fatto molto triste, che si aggiunge agli altri dolori: ma fra quelli che dalle colline tentano di distruggere questa città e i suoi abitanti ci sono tanti giovani ufficiali che sono stati miei allievi all’accademia militare. A quei tempi non si parlava mai di serbi e di croati, di bosniaci e di mussulmani, ma solo di esseri umani, di popolo, di come essere un esercito popolare a difesa di tutta la nostra gente. Così è una sorpresa trovarli oggi dalla parte degli aggressori serbo-montenegrini, dalla parte dei fascisti. [...].
Egregio Izedbegovic
lettera di Jovan Diviak.
Egregio Izedbegovic,
le comunico la mia decisione di restituire il grado di generale di brigata al quale ero stato promosso nel dicembre del 1993. Eccone i motivi: La pubblicazione di documenti ufficiali che mostrano come membri dell'esercito della Bosnia Erzegovina abbiano ucciso dei civili a Sarajevo, e di testimonianze di singoli individui sui crimini commessi a Grabovica, Uzdol, Doljani etc... Tutto ciò rappresenta una ferita profonda nella mia coscienza e per i valori in cui ho sempre creduto [...].
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Addio Franco
Abbiamo pubblicato nel n. 273
alcune testimonianze che lo ricordano.

Franco Travaglini in una riunione di Una città, maggio 2017
di Franco Travaglini
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La newsletter
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discussioni
di questi giorni
appunti del direttore
30 maggio
Piergiorgio Bellocchio, Chiara Frugoni, ora Andrea Canevaro. Quando ad andarsene sono quelli “più grandi” di te, quelli che ti hanno insegnato delle cose, che ti hanno aiutato a capire, che ti hanno incoraggiato, ti assale un senso di perdita, di vuoto. E la sensazione, anche un po’ ridicola visto che hai più di settant’anni, che “ora devi fare da solo”.
26 maggio
Alcuni amici ci rimproverano di chiamare fascista il regime russo. Ne discuteremo. Qui riporto, intanto, una citazione di André Glucksmann che fu il primo a parlare dei tre fascismi, quello nero, quello rosso e quello verde, cioè islamico.
“[...] Da dieci anni, i nostri dirigenti disprezzano le indignazioni «morali». Da dieci anni, affermano di fare della «realpolitik»: non sarà per Grozny che il mondo smette di girare, evitiamo di urtare il gigante Russia, lasciamo agli illuminati il loro «ritornello moralistico» d’impotenti. Scusatemi, ma senza principio etico, non c’è politica a lungo termine. Morale e politica non si dissociano come credono i Machiavelli da strapazzo. La «politica» degli Airbus e degli idrocarburi, la «politica» delle riverenze, la «politica» del «me ne infischio altamente che un popolo sia sterminato» portano a Beslan. Questa non è politica, è cecità. La «belle âme» che loro deridono e che io assumo per aver combattuto, con qualche raro amico, i fascismi nero, rosso e verde, per aver sostenuto all’epoca della loro persecuzione Solzenicyn, Sakharov, Havel, Massud, i boat people, gli assediati di Dubrovnik e di Sarajevo, gli espulsi del Kossovo, gli sgozzati d’Algeria, tutti quei «senza potere» sui quali i sostenitori della realpolitik non scommettevano un chiodo, la mia anima pietosa vi dice che non si cancella un popolo dalla carta, fosse pure irrisoriamente piccolo a giudizio delle nostre grandi nazioni”.
“Corriere della sera”, 16 settembre 2004
20 maggio
Una domanda ancora ai pacifisti. Visto che prima di perorare diplomazia, negoziato, compromessi, per fermare la guerra, premettete sempre di considerare Putin colpevole di un’aggressione criminale, anche voi, evidentemente, non vi fidate di lui. Quindi, qualora gli ucraini si decidessero a cedere parte del loro territorio, che garanzie avrebbero che un domani non si potrebbe ripetere un’altra aggressione? Perciò sareste d’accordo a rassicurare gli ucraini con una specie di articolo 5, per cui, in quel caso, si interverrebbe militarmente immediatamente al loro fianco?
13 maggio
Ci risiamo. Perché mai la Finlandia, dopo quel che è successo e continua a succedere, non dovrebbe entrare nella Nato? Risposta pacifista: perché confina con un prepotente molto pericoloso. Già.
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video
"Ricordare"
Intervista a Vittorio Foa
"La socialdemocrazia è morta?"
Intervista a Michael Walzer
video-intervista a Michele Ranchetti realizzata dal "collettivo minimo torinese"
Presentazione dell'associazione "Amici di Nicola Chiaromonte"
con interventi di Marta Herling, Massimo Teodori, Cesare Panizza
Intervista a Lissi Lewin che ricorda il fratello Alfred e la madre, uccisi nell'eccidio dell'aeroporto di Forlì
Valdo Spini
sui fratelli Rosselli
Daniele Menozzi presenta il libro "Giudaica perfidia"
Cesare Panizza presenta il libro su Nicola Chiaromonte
Gianni Saporetti
intervistato l'11.05.17 sul '68 a Forlì
Jamila Hassoune presenta il libro "Dove i libri sono rari come la pioggia"
Edoardo Albinati presenta il suo libro "La scuola cattolica"
Alberto Saibene presenta il libro "L'Italia di Adriano Olivetti"
Cesare Panizza presenta il libro "Piero Gobetti: l'autobiografia di una nazione"
Pietro Polito presenta il libro "Il dovere di non collaborare"
Roberto Balzani, Nicola Del Corno e Carlo De Maria
"I fratelli Rosselli nella storia d'Italia"
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