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loro uccisione era pianificata. È provato
che, per l’esecuzione degli omicidi, i militari
della Republika Srpska si servirono di
un’unità speciale, denominata “X Brigata
diversiva”. Scavarono fosse comuni nel luo-
go dell’esecuzione. Ciò non può essere stato
casuale, deve essere stato pianificato. Que-
sta informazione è stata fornita alla giusti-
zia internazionale da una persona che era
stata membro di tale unità Gli uomini ven-
nero uccisi in gruppi di dieci, alcuni con gli
occhi bendati. Tutti i potenziali testimoni
furono neutralizzati. Perfino gli autisti de-
gli autobus dovettero partecipare alle ese-
cuzioni. I resti dei corpi mostrano che la
maggior parte delle vittime fu uccisa con un
colpo a breve distanza.
16 luglio, Pilica (villaggio nei pressi di
Zvornik):
dopo aver ucciso l’ultimo gruppo
di prigionieri a Branjevo, i soldati serbi si
recarono a Pilica, dove venivano tenuti pri-
gionieri circa 500 uomini musulmani. Se-
condo le testimonianze, questi uomini furo-
no uccisi all’interno di un edificio, anche in
questo caso con fucili e ordigni esplosivi.
Una volta compiuti tali omicidi, ai membri
dell’unità speciale fu dato il permesso di
rientrare nelle loro basi.
Ci sono stati anche altri omicidi di massa,
ma di dimensioni minori e commessi in al-
tri luoghi. Le fosse comuni primarie e se-
condarie costituiscono per questi casi delle
prove inequivocabili dei crimini di guerra
commessi. Le fosse secondarie sono i luoghi
dove sono state trasportate salme dalle fos-
se primarie. La loro esistenza dimostra
chiaramente che i responsabili militari era-
no consapevoli di quanto accaduto e cerca-
vano di nasconderlo.
Analisi della responsabilità
Nel caso di Srebrenica, l’attribuzione della
responsabilità da parte dell’accusa si basò
sul principio gerarchico (catena di coman-
do), procedendo quindi dall’alto, dai massi-
mi livelli di comando militare, verso il bas-
so. I processi però si sono svolti di fatto
nell’ordine inverso, poiché molti dei coman-
danti responsabili erano latitanti. Ciò si-
gnifica che, nonostante fossero perseguiti
soprattutto i soggetti che avevano ordinato
gli omicidi, le prime persone a subire le con-
danne sono state quelle che avevano diret-
tamente eseguito gli omicidi, cioè i soldati.
Dalle prove emerge che il piano per l’omici-
dio di massa venne elaborato l’11 luglio. I
comandanti delle unità che avevano parte-
cipato alle esecuzioni erano stati diretta-
mente coinvolti nella loro pianificazione,
compresi i più alti ufficiali delle forze mili-
tari della Republika Srpska. Secondo le te-
stimonianze, alcuni erano stati persino pre-
senti ad alcune esecuzioni, anche lo stesso
Ratko Mladic.
Analisi legale
Il termine genocidio è usato per atti com-
messi con l’intenzione di distruggere, in
tutto o in parte, una nazione o un gruppo
etnico, religioso o razziale. Tali atti com-
prendono l’uccisione di soggetti apparte-
nenti a tale gruppo, provocando gravi lesio-
ni fisiche a tali soggetti e rendendo la vita
per quel gruppo talmente difficile da pale-
sare l’obiettivo di distruggerlo in tutto o in
parte; l’approvazione di leggi con l’intenzio-
ne di impedire future nascite all’interno del
rispettivo gruppo e il trasferimento forzato
di minorenni di tale gruppo ad altro grup-
po. Per poter qualificare i crimini commessi
in Bosnia-Erzegovina come genocidio è ne-
cessario dedurre che uno o più degli atti
menzionati siano stati commessi nei con-
fronti di un’intera popolazione o di un’inte-
ra area della Bosnia-Erzegovina.
Esisteva un piano per creare un territorio
serbo all’interno della Bosnia-Erzegovina
usando il fiume Drina come frontiera tra lo
stato serbo e i musulmani nella Bosnia
orientale. Ciò avrebbe creato una minoran-
za all’interno di tale territorio separato e
causato una separazione fisica tra i vari
gruppi musulmani in Bosnia-Erzegovina.
La conclusione è che vari atti di genocidio
sono stati commessi nei confronti dei mu-
sulmani. Per quanto riguarda le prove per
attribuire alla Serbia la responsabilità per
il crimine di genocidio, nel processo in cui
la Bosnia-Erzegovina accusava la Serbia di
genocidio, si deduce che Milosevic, come
presidente della Serbia, non abbia avuto al-
cun influsso su Karadzic e Mladic e che le
formazioni paramilitari dalla Serbia non
erano sotto il comando di una qualsiasi par-
te del governo serbo. Esiste una responsa-
bilità indiretta per la fornitura di armi alle
forze militari della Republika Srpska du-
rante la guerra e una qualche responsabili-
tà scaturisce dal fatto che in Serbia erano
consapevoli di quanto stesse accadendo a
Srebrenica. Ma il più importante elemento
di responsabilità del crimine è che non si fe-
ce nulla. Sarebbe stato possibile fare qual-
cosa per impedire il massacro, ma non in-
tervenne nessuno. La sentenza nel processo
della Bosnia-Erzegovina contro la Serbia
per genocidio è giunta alla conclusione che
la Serbia, all’epoca, non aveva soldati sotto
il proprio comando e che Milosevic non ave-
va alcun influsso su Karadzic e Mladic. E,
tuttavia, sarebbe stato nelle loro possibilità
fare qualcosa, ma non fecero nulla.
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