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Scuola
La rivolta di Konjevic Polje
Il sistema scolastico in Bosnia-Erzegovina
è caratterizzato dalla stessa “cantonalizza-
zione” su base etnico-nazionale che ha ispi-
rato gli accordi di Dayton. L’istruzione sco-
lastica, territorio di presidio identitario-na-
zionale, è materia di competenza primaria
delle entità -Federazione di BiH, Republika
Srpska e Distretto autonomo di Brcko- e in
Federazione la competenza è delegata ai
dieci Cantoni che la costituiscono. Esistono
quindi tredici ministri dell’istruzione e tre
curricula di matrice etnico-nazionale (bo-
sgnacco, serbo e croato) che sono adottati
dai ministeri, con alcune varianti a seconda
della maggiore o minore tolleranza delle
istituzioni competenti a prendere in consi-
derazione la presenza di altri gruppi etni-
co-nazionali, oltre a quello maggioritario
sul territorio di riferimento.
Un caso significativo di questo modello di
“scuola etnica” è quello di Konjevic Polje,
cittadina nei dintorni di Srebrenica. Il pic-
colo comune è a maggioranza bosgnacca,
circa 120 famiglie, soprattutto di profughi
rientrati qualche anno dopo la fine della
guerra. Essendo in Republika Srpska è in
vigore il curriculum di matrice serba, che
ignora completamente la cultura bosgnac-
ca: si insegnano lingua, letteratura, storia
e geografia serba, con accenni episodici ri-
guardanti “altri popoli jugoslavi”. In quanto
musulmani, gli studenti bosgnacchi hanno
diritto ad assentarsi durante le ore di reli-
gione ortodossa, ma non è prevista, come
materia, la religione musulmana. Nei primi
tre anni di elementari si impara esclusiva-
mente a leggere e scrivere il cirillico e l’al-
fabeto latino viene insegnato a partire dal
quarto anno. Nel settembre 2013, le fami-
glie bosgnacche di Konjevic Polje hanno de-
ciso di protestare con un’azione collettiva di
boicottaggio, ritirando i ragazzi dalla scuola
e piantando una tendopoli a Sarajevo da-
vanti all’Ohr (Alto commissariato Onu per
i diritti umani).
Nonostante i tentativi di mediazione, sono
state minacciate di denuncia per violazione
del diritto/dovere all’istruzione. Solo dopo
sei mesi di protesta, a febbraio 2014 hanno
avuto alcune parziali concessioni (una delle
proposte iniziali del ministero della Repu-
blika Srpska è stata quella di arrangiarsi
creando delle scuole “alternative”, come le
Katakombenschulen
durante il fascismo in
Sudtirolo) e i ragazzi sono stati rimandati
a scuola. Attualmente, però, la situazione
non è cambiata e le famiglie di Konjevic
Polje stanno pensando ad altre azioni di
protesta per ottenere il diritto all’istruzione
secondo il curriculum del proprio gruppo et-
nico-nazionale. Almeno per quanto riguarda
i tre maggiori gruppi etnico-nazionali della
Bosnia-Erzegovina, questi sono riconosciuti
e tutelati dalla Costituzione, ma purtroppo
simili violazioni accadono reciprocamente -
nei confronti del gruppo etnico-nazionale che
si trova a essere in minoranza- nelle diverse
amministrazioni territoriali.
A Srebrenica (Republika Srpska) fino a un
paio di anni fa esisteva una sede staccata
dell’Università di Sarajevo (Federazione
BiH) -facoltà di giurisprudenza. Quel titolo
di studio non era però riconosciuto nella
Repubblica Srpska e chi si laureava non po-
teva lavorare come avvocato o partecipare
ai concorsi pubblici a Srebrenica, ma solo
nella Federazione. Questo è stato interpre-
tato come un altro modo surrettizio per
spingere i bosgnacchi ad andarsene e alla
fine la sezione staccata dell’Università di
Sarajevo è stata chiusa per mancanza di
nuovi iscritti. Nel 2014 l’Università di Pa-
le-Sarajevo est (Repubblica Srpska) ha ria-
perto a Srebrenica lo stesso corso di laurea.
Nel 2012 è stata creata una commissione
governativa trasversale di tecnici e storici,
allo scopo di “purgare” i libri di testo dai ri-
ferimenti nazionalistici. La prima cosa che
è emersa è che nessuna scuola bosgnacca
usa libri di testo di autori croati o serbi e
così reciprocamente per ogni gruppo nazio-
nale, neanche per la matematica o le mate-
rie scientifiche. I testi sono stati quindi re-
visionati dalla commissione con una vera e
propria operazione di censura, anche se
viene chiamata “depotenziamento”. Questa
revisione è stata mandata agli editori e so-
no stati ristampati i nuovi libri di testo. Pe-
rò la commissione, come spesso accade in
Bosnia, una volta insediata è difficile da ri-
muovere, quindi ha continuato a lavorare e
a individuare altri “elementi da depotenzia-
re”. Nelle scuole sono iniziate ad arrivate
circolari in cui si segnalavano le frasi da eli-
minare e allora gli insegnati, in classe, in-
vitavano gli alunni ad aprire il libro a pagi-
na x, a prendere il pennarello nero e a can-
cellare la frase da riga x a riga y.
Andrea Rizza Goldstein
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