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ziato e a una cooperazione totale con l’Eser-
cito della Republika Srpska. Fu concordato
un nuovo incontro per la mattina del 12 lu-
glio, al quale avrebbero partecipato, oltre al
generale Mladic e al tenente Karremans,
anche tre rappresentanti musulmani di
Srebrenica. Durante l’incontro, Ratko Mla-
dic assunse atteggiamenti provocatori e di
sfida nei confronti degli altri partecipanti.
Egli macellò dei maiali di fronte ai tre mu-
sulmani, facendo così capire le sue possibili
intenzioni nei loro riguardi. Mladic propose
loro tre opzioni: trasferire la gente in terri-
torio musulmano, passare in Serbia o resta-
re a Srebrenica. Se avessero scelto una tra
le prime due possibilità avrebbe offerto loro
un trasferimento sicuro, ma nel caso aves-
sero deciso di rimanere parlò apertamente
della possibilità di un massacro. I rappre-
sentanti musulmani acconsentirono a esse-
re trasferiti in territorio musulmano. Disse
che avrebbero organizzato il trasporto e
chiese al tenente Karremans forniture di
carburante per i veicoli.
La separazione degli uomini ritenuti
in età da combattimento dalla popola-
zione musulmana di Srebrenica
Come era stato concordato, l’esercito serbo
fornì i veicoli necessari al trasporto dei ci-
vili. In questa fase Mladic stesso visitò i ci-
vili. Egli garantì assoluta sicurezza e chiese
la cooperazione totale dei civili. In quel mo-
mento il ruolo delle truppe olandesi diventò
meno importante. Mladic insisteva per tra-
sferire prima donne e bambini e, successi-
vamente, tutti gli uomini. Secondo le prove
disponibili, i serbi intendevano uomini in
età da combattimento che, secondo quanto
loro stessi avevano deciso, sarebbero stati
tutti quelli la cui età era compresa tra i
quattordici e i settant’anni. Circa 1.000-
2.000 uomini non armati furono trattenuti
a Potocari dai militari della Republika
Srpska.
La cattura di una colonna di uomini in
età da combattimento sulla strada, nei
giorni 12 e 13 luglio 1995.
Durante la notte tra l’11 e il 12 luglio, un
gruppo di 10-15.000 uomini musulmani de-
cise di scappare a piedi verso Tuzla, che si
trovava in territorio libero. Circa un terzo
di tale gruppo era costituito da ex membri
dell’Esercito della Bosnia-Erzegovina, scar-
samente armati, che marciavano in testa e
in coda alla colonna. È importante precisa-
re che i soldati armati con fucili erano pochi
rispetto al numero dei civili che dovevano
proteggere. L’iniziativa di formare la colon-
na per fuggire era dovuta alla mancanza di
fiducia nei militari della Republika Srpska.
Informazioni sulla formazione della colon-
na e sui suoi piani giunsero alle forze serbe.
Le forze militari della Republika Srpska
eressero barricate lungo tutta la strada e
iniziarono ad attaccare la colonna. I serbi
riuscirono a catturare circa 6-7.000 uomini.
Il trasferimento di civili da Srebrenica
nei giorni 12 e 13 luglio
In questo periodo le forze militari della Re-
publika Srpska iniziarono a trasferire civili
nei cosiddetti “territori liberi” (non occupati
dai serbi), con autobus, veicoli militari, ca-
mion, ecc. Alcuni dei veicoli impiegati era-
no stati sequestrati alla popolazione serba
locale. Durante i trasporti i soldati assicu-
ravano alle donne, ai bambini e agli anziani
che qualsiasi musulmano si fosse arreso sa-
rebbe stato trasportato in sicurezza nei ter-
ritori liberi. In questa promessa non erano
però inclusi gli uomini catturati della colon-
na. Con queste promesse i soldati cercava-
no di tranquillizzare la popolazione impau-
rita. Esistono molte riprese video, molte fo-
tografie e molti documenti scritti che sono
stati usati come prova di quanto è descritto
qui. Le conclusioni principali sono che alcu-
ni attacchi da parte dei musulmani ci sono
stati, ma essi non giustificano quanto sa-
rebbe successo in seguito; sarebbe stato
possibile per le forze delle Nazioni Unite in-
tervenire, ma non lo fecero; sarebbe stato
possibile per l’Esercito della Bosnia-Erzego-
vina intervenire, ma non lo fece.
Trasferimento degli uomini catturati
in diversi luoghi della zona di opera-
zioni militari della Drina, da parte del-
le forze militari della Republika Srpska
Gli uomini in età da combattimento cattu-
rati a Potocari, il cui numero era compreso
tra 1.000 e 2.000, furono trasportati a Bra-
tunac. Vennero tenuti imprigionati in pale-
stre e in altri grandi edifici. Gli uomini del-
la colonna furono portati in altri edifici ca-
pienti nei villaggi nei dintorni di Bratunac,
dove subirono torture e patirono la fame. I
servizi segreti musulmani riuscirono a in-
tercettare alcune conversazioni telefoniche
tra alti ufficiali dell’Esercito della Republi-
ka Srpska, dalle quali emerge chiaramente,
a questo punto, l’esistenza di un piano per
l’omicidio di massa. La facilità nell’intercet-
tare tali informazioni mostra quanto si sen-
tissero potenti e intoccabili i membri del-
l’Esercito della Republika Srpska in quel
momento. È anche importante precisare
che gli uomini catturati non venivano siste-
mati in campi regolari. Il motivo era proba-
bilmente che si cercava di tenere nascosto
alla Croce Rossa e ad altre organizzazioni
simili il piano di uccidere tutti gli uomini.
Contemporaneamente continuavano anche
le uccisioni casuali di singoli civili.
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“Mars Mira”
La marcia della pace
Dal 2005, per iniziativa di sopravvissuti,
si svolge una marcia che ripercorre a ri-
troso (da Nezuk, nella regione di Tuzla, a
Srebrenica) per 110 km le tappe di quei
tremendi giorni, i luoghi degli eccidi e del-
le fosse comuni. Da allora ogni anno, dal-
l'8 luglio, il cammino si ripete con alcune
migliaia di persone provenienti da tutto il
mondo e si conclude l’11 luglio al memo-
riale di Potocari, per commemorare le vit-
time del genocidio di Srebrenica.
Nei primi anni, la “Marcia della morte”
(così si chiamava) si svolgeva per inizia-
tiva volontaria di piccoli gruppi auto or-
ganizzati, in un percorso molto vicino a
quello originale, tra montagne non anco-
ra “sminate”. Dal 2007 l’iniziativa si è
istituzionalizzata, è diventata “Marcia
della pace”, patrocinata dal ministero de-
gli Interni della Federazione BiH che
provvede con l’esercito a montare le ten-
de e a fornire l’assistenza. Una parte dei
partecipanti, con una forte connotazione
“etnico-religiosa”, vengono da paesi come
Turchia, Arabia Saudita e Indonesia. Il
70% sono invece bosgnacchi, o provenien-
ti da altri paesi europei. Significativa la
partecipazione di membri di associazioni
pacifiste, come le “Donne in nero” di Bel-
grado.
Nel 2013 inoltre, più di 200 motociclisti
provenienti da Bosnia, Germania, Au-
stria, Slovenia, Italia, Turchia e Croazia
sono partiti da Sarajevo verso Srebrenica
con l’iniziativa “Moto Marathon Srebre-
nica 2013”. Hanno raggiunto le migliaia
di persone che hanno partecipato alla
“Marcia per la pace” e i circa 200 che da
alcuni anni raggiungono Srebrenica da
Bihac in bicicletta per rendere il loro ul-
timo omaggio alle vittime.
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