Una Città194 / 2012
Maggio


LA COPERTINA è dedicata ai giovani della primavera araba, sperando che tutto non volga al peggio.
SE IL VENETO...Gian Angelo Bellati parla dei costi del mancato federalismo nel nostro paese, del Sose, l’ente che ha fatto gli studi di settore per gli enti locali e che però non li pubblica, dell’eccessivo numero di dipendenti pubblici, del "residuo fiscale”, cioè la quota di imposte raccolte localmente che escono dal territorio, che in Veneto ammonta a 18 miliardi, della solidarietà orizzontale tedesca e di un’imposizione fiscale che, per assurdo, mettendo in ginocchio le imprese, sta contribuendo a diminuire le entrate (da pag. 3 a pag. 5).
L’ARRETRATO. A differenza delle altre branche dell’amministrazione pubblica, la giustizia, in nome della sua indipendenza, è rimasta a lungo impermeabile alle riforme introdotte a partire dagli anni Novanta; il problema della disfunzionalità della "doppia” governance tra Csm e Ministero che coinvolge anche l’organizzazione degli uffici giudiziari; la disattenzione verso il cittadino, considerato quasi un fastidio da magistrati e avvocati; il problema degli arretrati, che si può risolvere. Intervista a Davide Carnevali (da pag. 6 a pag. 10).
I SUICIDI E IL LATO OSCURO DELLA CRISI. Per la rubrica "Neodemos”, Massimo Livi Bacci ci spiega come, pur essendo noto il legame crisi e suicidi, in Italia, almeno fino al 2010, la situazione economica non sembra aver determinato forti alterazioni nel numero dei suicidi (pag. 10).
STREET-LEVEL BUREAUCRAT. Un sistema caratterizzato da una reciproca sfiducia tra amministratori e amministrati che viene da un modello centralista, quello napoleonico, che nel nostro paese è segnato dall’elemento repressivo piemontese; il problema della cultura della valutazione che stenta a entrare nel pubblico impiego; un sindacato che, nella battaglia per la sicurezza del posto, non fa gli interessi di chi lavora con dedizione; lo spazio di discrezionalità, e di responsabilità, dello "street-level bureaucrat”, il funzionario, cioè, che tiene il contatto col cittadino; la fiducia che qualcosa stia cambiando. Intervista a Nicoletta Stame (da pag. 11 a pag. 14).
LA CASA ROSA. La scelta di lasciare il Veneto per andare a vivere nella campagna sarda, in un vecchio podere abbandonato, con gli animali, anche esotici, raccolti in anni di lavoro come zoologo; la decisione di "metter su famiglia” col compagno che scardina tanti equilibri familiari; l’idea di aprire la casa agli ospiti e di farne un’attività economica. Intervista a Marco Mattioli e Loris Menti (da pag. 15 a pag. 17).
MI DIA UN BEL LIBRO. Luca Santini ci racconta di quando, ormai dieci anni fa, dopo aver lasciato il lavoro in banca, aprì la sua libreria e di come nel momento in cui stava decollando sia arrivata la concorrenza dei maxi sconti e della vendita online, e poi gli ebook, che inspiegabilmente non si possono vendere in libreria, ma anche di come il quartiere si sia mobilitato per impedirne la chiusura (pag. 18-19).
DIGNITA’ E GIUSTIZIA. Ahlem Belhadj, presidente dell’Association tunisienne des femmes démocrates, destinataria del premio Alexander Langer 2012, ci parla dell’impegno delle donne democratiche in una situazione in cui, a fronte di una grande ondata di associazionismo, miglior frutto della primavera tunisina, si levano voci perché le donne tornino a chiudersi in casa; il legame necessario, da insegnare ai giovani, fra diritti delle donne e democrazia (pag. 20-21).
C’E’ QUALCOSA CHE CAMBIA NEL BENE O NEL MALE? Un appunto di Francesco Ciafaloni su giovani operai, vecchi ingegneri e organizzazione del lavoro (pag. 22).
LUOGHI. Nelle centrali, Akka, Marocco, meta della Carovana dei libri di Jamila Hassoune del 2012.
RESPECTARE, CIOE’ VEDERE. Hector Aristizàbal, arrestato e torturato in Colombia a 22 anni, ci parla di come ha cercato di fare patrimonio dalla sua terribile esperienza condividendo quello che aveva capito e imparato, con le persone in stato di disagio e con i giovani detenuti degli Stati Uniti; l’importanza dei miti e dei riti d’iniziazione (da pag. 27 a pag. 29).
LETTERA DALL’INGHILTERRA. Belona Greenwood ci parla di ricchezza, povertà e di un diritto, quello alla casa, che sta diventando sempre più un privilegio (pag. 29).
FRA ISRAELE E STATI UNITI. Francesco Papafava ci parla dei retroscena dello scontro tra l’amministrazione Obama e Israele, manifestatosi in modo clamoroso all’annuale conferenza dell’American Israel Affairs Committee, tenutasi lo scorso marzo (pag. 30-31).
NIENTE DI PIU’. Zijo Rubic, rom bosniaco, racconta della notte in cui i paramilitari serbi massacrarono la sua famiglia e l’intero villaggio; le peregrinazioni tra ospedali e orfanotrofi fino alla fine della guerra, l’attesa per la sentenza del Tribunale internazionale e il sogno di una vita normale (pag. 32-33).
LA CONSORTERIA ITALIANA. Affaristi di ogni sorta, funzionari pubblici corrotti a ogni livello, aste sempre truccate, banche conniventi col malaffare; l’assalto alle terre della Chiesa, del demanio, delle opere pie, alle casse dello Stato; il sud devastato, i contadini alla fame e una repressione spietata di ogni protesta; sono i primi trent’anni dell’Unità, che hanno segnato in profondità il carattere dell’Italia. A descrivere, nel 1890, questo scenario da incubo, è Francesco Saverio Merlino nel suo "L’Italia qual è”. Un intervento di Pietro Adamo assieme a UNA PATRIA SOLO PER POCHI, tratto dalla presentazione di Massimo La Torre (da pag. 34 a pag. 37).
L’UOMO GIUSTO. Il 16 aprile del 1988 a Forlì veniva assassinato Roberto Ruffilli, sconosciuto ai più, anche nella sua città, ma quanto mai importante consigliere costituzionale della Dc; con il suo omicidio le Brigate rosse inauguravano la strategia di colpire i "tecnici- riformatori”; la riforma che Ruffilli voleva fare era quella elettorale, per riuscire a coniugare stabilità di governo e pluralismo sociale all’insegna del cittadino-arbitro; allievo di Miglio, credeva nella possibilità di una riforma dal basso dell’amministrazione; a parlarne è l’amico fraterno Pierangelo Schiera (da pag. 38 a pag. 41).
LA POLEMICA SUGLI OGM. Un intervento di Giorgio Cingolani, a proposito dell’intervista ad Antonio Pascale uscita sullo scorso numero (pag. 42-43).
LETTERA DALLA CINA. Ilaria Maria Sala, da Shanghai, ci parla della casa-museo di Liu Changseng e del parallelo fra i soprusi a cui oggi sono sottoposti i dissidenti, e la repressione subìta dai comunisti prima della presa di potere (pag. 45).
LA VISITA è alla tomba di Filippo Turati.
APPUNTI DI UN MESE. Si parla del dottor Stroiu e della carenza di medici liberi professionisti in Francia, dei dipendenti della Société Générale che fanno la fila per andarsene, della Florida, dove c’è il record di fallimenti delle famiglie che avevano stipulato un mutuo, dei nuovi scenari che si stanno aprendo per la cura all’Aids, della convivenza coatta, per via della crisi, di tante coppie separate, di una buona notizia dall’Africa, eccetera eccetera (da pag. 44 a pag. 47).
FEDERALISMO, REGIONALISMO, AUTONOMISMO. Per il "reprint” dell’ultima pubblichiamo la seconda parte del testo di Gaetano Salvemini uscito su "La critica politica” nel 1945: "Quan­do ogni comune e provincia si tenga per sé la imposta sui fabbricati, questa ingiustizia cesserebbe automaticamente. Questo è uno dei vantaggi del metodo federalista: risolve molti problemi di giustizia distributiva fra le diverse parti del paese abolendo le funzioni e le entrate del governo centrale. Questo non vuol dire che il governo centrale venga a sparire. Come ho già detto, vi sono funzioni che esso solo può e deve esercitare. […] Per esempio, vi sono comuni i quali finora si sono dimostrati incapaci di estirpare l’analfabetismo...”.