Una Città193 / 2012
Aprile


LA COPERTINA, con un’immagine di Sarajevo nel 1995, è dedicata ai bosniaci che tanto patirono nei quattro anni dell’assedio; vi si vedono alcune ragazze; secondo Jovan Divjak, ex generale dell’esercito bosniaco, che tra il 1992 e il 1996 rimase a difendere Sarajevo, a salvare l’anima della città furono proprio le giovani donne che, nonostante tutto, in pieno assedio, la sera scendevano lungo il corso "normalmente”.
LA CHIAVE PERDUTA. L’errore, grave, di pensare di poter uscire dalla crisi intervenendo solo sul fattore costo del lavoro; un sindacato in grave difficoltà, che la politica dovrebbe aiutare a rinnovarsi, senza considerarlo un ostacolo allo sviluppo; il problema, sottovalutato dal governo, degli esodati, dei precoci e anche delle partite Iva; la convinzione che a una crisi di questa portata, che non è solo economica, non ci sono scorciatoie e che nessun tecnico potrà risolvere problemi che sono eminentemente politici. Intervista a Roberto Fasoli (da pag. 3 a pag. 7).
LE 4 ITALIANE, LE 4 EUROPEE. Salvatore Bugli, della Cna di Rimini, ci parla di un tessuto produttivo diffuso e vivace, che conta un’impresa ogni dieci abitanti; il settore del turismo, che nonostante tutto tiene, e quello dell’edilizia, oggi colpito da una crisi devastante; il problema delle banche che non fanno credito e della Pubblica amministrazione che non paga; l’importanza che le quattro regioni "locomotive” italiane possano avere le risorse per continuare a trainare il paese; il lavoro autonomo, unica prospettiva per i giovani? (da pag. 8 a pag. 11).
FORZA E DEBOLEZZA DEI MOVIMENTI. Un appunto di Francesco Ciafaloni sulle potenzialità, ma anche sui rischi, dei movimenti, non solo quelli della Primavera nordafricana (pag. 12).
LA MOGLIE DI LOT. Il significato della parola "rifugiato”, i cui diritti sono sanciti dalla Convenzione di Ginevra del 1951, e l’assurdità del Regolamento Dublino che costringe a chiedere asilo nel paese in cui si arriva; la difficile situazione dei richiedenti asilo subsahariani arrivati dalla Libia, il cui destino è ancora incerto; l’importanza della ricostruzione della propria storia, anche per smettere di guardare indietro; intervista a Christopher Hein (da pag. 13 a pag. 16).
LA BULGARIA E IL TRATTATO DI SCHENGEN. Per la rubrica "neodemos”, un intervento di Massimo Livi Bacci sull’imminente ingresso della Bulgaria nell’area Schengen (pag. 17).
QUANTO MENO? La produttività di un ettaro coltivato a grano è rimasto invariato per secoli, fino a quando non sono stati introdotti concimi sintetici e agrofarmaci, che hanno anche alleviato la fatica dei contadini; la necessità, con una popolazione che cresce, di pensare a come produrre di più, non di meno; l’intricata vicenda dei suicidi dei coltivatori di cotone in India; i rischi, per la sinistra, di farsi affascinare da valori di destra; intervista ad Antonio Pascale (da pag. 18 a pag. 21).
CREDITI DI CARBONIO. Per "storie di giovani”, Tommaso Speroni racconta come ha deciso di fondare, assieme a un amico, una società che si occupa di piantare alberi e attraverso il Gps e una piattaforma web di "venderli” a chi vuole mettersi in regola con le emissioni di Co2 (pag. 22-23).
Nelle centrali: la "survival map” di Sarajevo, disegnata da un illustratore bosniaco durante l’assedio.
LA SINDROME OLANDESE. Il nuovo volto di Baku, dove finalmente gli aerei atterrano di giorno e non più di notte, segno di un’avvenuta promozione; l’incapacità dell’Ue di giocare un ruolo significativo nel dialogo con l’Armenia; un’economia fondata quasi esclusivamente sulle rendite da petrolio; appunti di viaggio di Paolo Bergamaschi (pag. 26-27).
IL TRIPLO DISASTRO. La complessità delle conseguenze della fusione del combustibile nucleare a Fukushima, dal cold shutdown, il raffreddamento definitivo, non ancora realizzato, allo smaltimento dei detriti contaminati, al problema "evacuati”; la fuorviante esaltazione dell’autocontrollo dei giapponesi e degli appelli nostalgici al ritorno alla cultura del Bushido; la necessità dell’autogoverno locale. Intervista a Toshiaki Furuki (da pag. 28 a pag. 31).
SERIAL CALLERS. Iginio Gagliardone ci parla del complesso ruolo delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione in Africa, dell’effetto "previsione che si autoavvera” di twitter, della crescente presenza della Cina e del caso "Kony 2012” (da pag. 32 a pag. 34).
LETTERA DALLA TUNISIA. Micol Briziobello ci parla di una domenica mattina un po’ particolare a Tunisi (pag. 34).
LETTERA DALL’INGHILTERRA. Belona Greenwood ci parla di siccità, di avocette, di una nuova, e molto antipatica, tassa sul tradizionale pasticcio di carne che mangiavano i minatori e del taglio, invece, alle tasse per i ricchi (pag. 35).
SIAMO SOTTO IL FARAONE. Ricordiamo Gino Girolomoni, mancato recentemente, pubblicando l’intervista concessaci due mesi fa in cui parla delle sue meditazioni teologiche e del suo lavoro di contadino, esperienza antesignana dell’agricoltura biologica in Italia; della povertà da scegliere, non da subire; del venerdì santo e dell’amarezza degli amici e della madre di Gesù quando la promessa del ritorno non si realizzò... (da pag. 36 a pag. 38).
L’8 MAGGIO 1965. Le donne algerine, che tanto contribuirono alla Guerra di liberazione, all’indomani dell’indipendenza, furono rimandate a casa; quell’incredibile 8 marzo del 1965, quando le donne capirono che la lotta non era affatto finita e con la loro protesta costrinsero Ben Bella a cambiare radicalmente il suo discorso al cinema Majestic; le testimonianze sul giorno dopo, quando alcune donne finirono nei commissariati per insubordinazione ai mariti, ignorate da partiti e sindacati; in occasione del cinquantennale dell’indipendenza algerina pubblichiamo un intervento di Malika El Korso (da pag. 39 a pag. 43).
LETTERA DALLA CINA. Ilaria Maria Sala ci parla di alcuni istruttivi incontri con giornalisti cinesi "del continente” (pag. 45).
LA VISITA è alla tomba dei lavoratori che il 13 marzo del 1987 morirono asfissiati per via delle esalazioni di acido provocate da un incendio in un cantiere navale di Ravenna.
APPUNTI DI UN MESE. Si parla degli effetti delle "quote rosa” in India, di disoccupati nel Regno Unito, degli effetti collaterali delle convivenze prematrimoniali, di tumore alla prostata e del perché lo screening è tutto da ripensare, di crisi e pena di morte negli Stati Uniti, di francesi a Londra, dei tagli ai servizi agli anziani, dei genitori francesi che protestano contro le maestre che, alle elementari, danno i compiti a casa, eccetera eccetera (da pag. 44 a pag. 47).
FEDERALISMO, REGIONALISMO, AUTONOMISMO. "Le province della cosidetta ‘Emilia’ non hanno nessuna storia comune. Mentre la cosidetta ‘regione’ Emilia consta di province che hanno sempre avuto una personalità storica propria, esistè una volta un Granducato di Toscana diviso in province le quali risalgono anch’esse a Roma. Ma è incerto se Siena, Pisa, Lucca e Arezzo amerebbero dipendere da Firenze più che da Roma...”; per il "reprint” dell’ultima pubblichiamo un testo di Gaetano Salvemini, apparso su "La critica politica” nel 1945.