Una Città247 / 2018
Marzo


La democrazia della vita quotidiana ha un suo proprio spazio, che è quello in prossimità della nostra casa.
È questo il suo dominio. Oltre la vita politica, il lavoro, i gruppi, i circoli, gli amici e la famiglia, c’è questo "resto”. La sua importanza è legata alla profondità e all’intensità degli interessi e dei valori che accompagnano
la vita nel nostro vicinato. Lì, scorrettezze e gentilezze quotidiane sono inevitabili.
Le liti e i reclami dei vicini sono concreti e immediati, non lontani o astratti, come spesso sono
i nostri diritti e doveri di cittadini. Non dovremmo sottovalutare il significato dei rapporti
di vicinato proprio perché (e non nonostante) sono "mondani”. Gli incontri con i vicini
illuminano, o rovinano, la nostra giornata, tutti i giorni…
(Nancy Rosenblum, Good Neighbors: The Democracy of Everyday Life in America, Princeton University Press, 2016)

Frattura di classe
Riflessioni sui risultati elettorali
Intervista a Paolo Feltrin (p. 3)

Più autonomia, più varietà
La partecipazione nella pubblica amministrazione
Intervista a Anna Ponzellini, Giuseppe Della Rocca, Paolo Nerozzi, Carlo Dell’Aringa (p. 8)

La tratta
Il fenomeno della tratta delle donne nigeriane
Intervista a Pia Covre (p. 13)

Il voto col portafoglio
Una buona pratica di produzione di energia
Intervista a Gianluca Ruggieri (p. 18)

Quell’università in esilio
La storia della famiglia Kamenetzki
Intervista ad  Alexander Stille (p. 20)

Nelle centrali: Washington, 24 marzo 2018

Il Lamone e Garibaldi
Seconda parte dell’intervista su Nullo Baldini
Intervista a Lorenzo Cottignoli (p. 26)

Conoscenza ed etica
La memoria del regime nazista in Germania
Intervista a Tommaso Speccher (p. 31)

Ricordiamo Andrea Ginzburg
Di Anna Simonazzi (p. 34)

Novecento poetico italiano 26 / Giudici
Di Alfonso Berardinelli (p. 36)

Fatti e situazioni di una crisi
Di Francesco Ciafaloni (p. 39)

11 anni. 44 anni...
Di Belona Greenwood (p. 40)

Chi non è Han
Di Ilaria Maria Sala (p. 41)

Il codice di famiglia
Di Emanuele Maspoli (p. 41)

Nicola Chiaromonte, una biografia
Di Samantha Novello (p. 42)

Togliatti, Turati e riflessioni sugli anni di piombo
Di Walter Galbusera (p. 44)

Appunti del mese (p. 46)

La visita è alla tomba di Janusz Korczak (p. 47)


Dedichiamo la copertina al colonnello francese che ha sacrificato la sua vita per salvare chi era ostaggio dell’islamista.

Le ultime elezioni ci restituiscono un paese spaccato, dove dal Lazio in giù si vota Cinquestelle e dalle Marche in su la Lega, che nelle ormai ex regioni rosse ha visto moltiplicarsi per dieci o addirittura per venti i risultati dell’ultima tornata elettorale. Nell’analisi del voto del 4 marzo, Paolo Feltrin ci invita ad osservare anche alcuni segnali meno evidenti, come il crollo delle schede bianche, come solo nel ’48 e nel ’76 era successo, segno che questa volta tutti hanno voluto dire la propria. Il paradosso di un voto di sinistra che si esprime attraverso forze politiche non di sinistra; un equilibrio, quello tra libertà e benessere, cioè welfare, da ricostruire, e l’invito a questa sinistra smarrita a tornare a far proprio quell’invito di papa Bergoglio ai preti che vogliono essere pastori di greggi: "mantenete l’odore di pecora”.

La partecipazione dei lavoratori può essere una leva per riformare la pubblica amministrazione ai fini di un miglioramento dei servizi pubblici, ma anche del "morale” dei dipendenti? Anna Ponzellini, Giuseppe Della Rocca, Paolo Nerozzi e Carlo Dell’Aringa ci parlano delle potenzialità di un contesto, quello della pubblica amministrazione, in cui oltre il 50% dei dipendenti è laureato e dove, pur negli interstizi di un sistema autoritativo, già oggi tante esperienze, nate dal basso, sono in corso; il dilemma se premiare il merito individuale o il senso di appartenenza a una comunità.

Alexander Stille ci racconta l’epica vicenda dei Kamenetzki, famiglia di commercianti ebrei russi che nel 1917 lasciarono il paese e trovarono rifugio prima in Lettonia e poi in Italia, a Napoli, da dove, in seguito alle leggi razziali, dovettero nuovamente partire alla volta degli Stati Uniti; ci spiega inoltre l’origine del nome del padre, Ugo Stille, storico corrispondente da New York del Corriere: usato inizialmente da Giaime Pintor per scrivere su "Oggi” durante il fascismo fu poi adottato dall’amico fraterno che ne farà il suo nome legale; la rete degli esuli ebrei e antifascisti rifugiatisi negli Stati Uniti e la figura luminosa di Miriam Chiaromonte.

"Una costante in tutte queste iniziative didattiche era l’attenzione e il rispetto per l’interlocutore, anche per le idee più strampalate, alle quali rispondeva: ‘Dici?’. Sottinteso: non sono per niente convinto, ma sentiamo. Nessuna mediazione invece con l’ortodossia economica, con chi era incapace di uscire dalle ‘gabbie mentali’ del ‘non c’è alternativa’ (nota con l’acronimo Tina, dall’inglese: There is no alternative). Il suo forte fastidio per l’omologazione intellettuale e per i danni che questa provocava si traduceva in critiche anche aspre, supportate da solide basi teoriche. Con acume e intelligenza metteva a nudo gli apriori ideologici, le incongruenze, l’uso superficiale o opportunistico dei dati”. Ricordiamo Andrea Ginzburg, amico e collaboratore, con le parole di Anna Simonazzi, che prima di diventarne collega, fu una delle sue prime studentesse.

Concludiamo il racconto dell’impresa di Ostia con il ricordo di Nullo Baldini, fondatore del possente movimento cooperativo ravennate; nel ’22, quando gli squadristi, a migliaia, circondarono per incendiarlo palazzo Byron, acquistato coi soldi dei braccianti per farne la sede della Federazione delle cooperative, Baldini, dopo aver mandato via tutti, li aspettò da solo seduto alla sua scrivania. Lo stesso Balbo gli rese onore.