Una Città n° 78 / 1999
Giugno
ERA UN MEDICO! è l'intervista in cui Vjosa Dobruna ci racconta dei nove anni passati a lottare pacificamente, pazientemente, contro ogni tipo di sopruso, dalla SEGREGAZIONE delle scuole e degli ospedali, allo stillicidio continuo, inesorabile, delle uccisioni; alla fine il rumore degli aerei Nato è stato un sollievo, come se la paura, distribuendosi, calasse; in seconda e terza insieme a una lettera da Belgrado.
IL RIFLESSO ANTIAMERICANO è quello scattato in tanta sinistra, un pensiero ormai prepolitico che vede nell'America il male assoluto e non si ferma davanti ad alcuna assurdità; un intervento, quello Nato, molto discutibile nelle modalità ma che apre la strada a un nuovo diritto internazionale, in cui gli stati non siano sovrani nel poter commettere ogni tipo di nefandezza; l'intervista è a Pascal Bruckner,
in quarta e quinta, insieme a A BELGRADO SAPEVANO DI SARAJEVO, le considerazioni di Marko Vesovic, sarajevese. AUSCHWITZ E HIROSHIMA è l'intervista in cui Adriano Sofri ci spiega come tutto il dopoguerra, dai processi di Norimberga e Tokyo, si sia incardinato sulla parola d'ordine "mai più guerra", mentre l'altra, "mai più Auschwitz", veniva accantonata; lo stereotipo di una Russia che si difende e di un'America che aggredisce dal cielo; in sesta e settima insieme a ADESSO ORMAI E' TROPPO TARDI, l'intervista a Lidija Popovic, serba riparata a Vienna, sgomenta di fronte alla distruzione del suo paese.
LA SPERANZA NELL'EUROPA delle regioni multietniche è quella che vede Joseph Marko; ciò che è successo nei Balcani non dipende affatto da un'ancestrale tradizione di faide antiche ma da una criminale e modernissima lotta per il potere; in ottava.
In nona Pierre Vidal-Naquet ci dice perché è contrarissimo all'intervento Nato; insieme agli interventi di Sergio Sinigaglia e Franco Melandri. Nelle centrali, giovani che si arruolano nelle file dell'Uck. PASSAPORTI è l'intervista in cui Gino Chiellino, da trent'anni
in Germania, ci fa entrare nel complesso problema della doppia cittadinanza; in dodicesima e tredicesima.
IL PRESTIGIO E LE INFERMIERE è l'intervista in cui Giancarlo Gaeta ci racconta del pacifismo che animò Simone Weil negli anni precedenti la seconda guerra mondiale, un pacifismo non di principio, ma fortemente antistatale e operaista maturato combattendo in Spagna; lì nacque anche la sua riflessione sull'ineluttabilità della forza e sulla necessità di respingerla: per lei, quindi, le modalità dello stare in guerra divennero decisive; in quattordicesima e quindicesima.
VOGLIA DI FARE, DI ANDARE è il racconto, di Gildo Tognetti, di un'esperienza di promozione di imprenditorialità fra immigrati; in sedicesima e diciassettesima.
L'ALGERIA E LA MADRE... sono i due grandi amori di Albert Camus, uniti nel sogno che algerini e francesi potessero convivere fraternamente, un sogno che gli costò tanta solitudine; l'intervista, a Olivier Todd, è in diciottesima e diciannovesima.
COSA INTENDI DIRE? era una delle domande che Arsenio Frugoni, eminente professore della Normale, rivolgeva alla giovane figlia Chiara... In ultima.