Una Città171 / 2010
Febbraio


MILANO, REGGIO CALABRIA. Ciò che è accaduto a Rosarno resta inspiegabile se non si considera la presenza attiva della ‘ndrangheta nell’aver fomentato il disagio, e l’introduzione di politiche agricole europee che rendono inutile e antieconomica la raccolta degli agrumi; un’associazione, quella della ‘ndrangheta, che ha una lunga storia e nient’affatto di serie b, e che anzi, grazie alla sua struttura "familiare” e alla sua grande versatilità, è in ascesa e fortemente presente anche al centro e nord Italia; i proclami del governo, in contraddizione con le leggi varate, e la soddisfazione di vedere seicento studenti iscriversi al primo corso di storia della criminalità; intervista a Enzo Ciconte (da pag. 3 a pag. 7).
L’AFRICA E’ QUI. I cittadini di Rosarno non ci stanno ad essere accusati di razzismo da un’opinione pubblica e da uno Stato che si accorge dell’Africa che è in Italia solo quando accade il dramma; di Alessandro Siclari (pag. 8).
QUESTO E’ IL VECCHIO STATO! Luca Meldolesi ripercorre gli anni di impegno per l’emersione del lavoro irregolare al Sud e tenta qualche ipotesi di interpretazione, a partire da Napoli, dove la mancata affermazione di una borghesia ha fatto sì che a prevalere sia stato col tempo l’atteggiamento "plebeo”, quello imparato in sette secoli di dominazione e che consiste fondamentalmente nel "fare fesso” il padrone e ora lo Stato; l’esperienza calabrese, dove un gruppo di giovani coinvolti in un progetto regionale sta dimostrando che lavorare con passione ed efficacia si può, anche nelle amministrazioni pubbliche; l’equivoco dell’attaccamento ai fondi europei, pensati per "uscire” dal disagio, non per fare reddito (da pag. 9 a pag. 11).
UN RETICOLO DI FONTI. La sentenza della Corte dei diritti dell’uomo sul crocifisso, che qualcuno ha voluto interpretare come meramente simbolica e quindi irrilevante, è in real­tà uno dei tanti casi in cui il nostro ordinamento legislativo è condizionato dai meccanismi sovranazionali, non solo europei, ma anche derivanti dai trattati internazionali; un processo irreversibile, che apre anche delle discussioni, in particolare quando si tratta di libertà di pensiero, ma anche di condizioni di detenzione e di diritti dei migranti; il concetto di "margine di apprezzamento” e i suoi limiti; intervista ad Alessandro Gamberini (da pag. 12 a pag. 15).
L’ABITUALE DIMORA. Un’associazione, quella degli "avvocati di strada”, nata per prestare assistenza legale gratuita ai senza fissa dimora, ma anche per combattere una cultura che fa della povertà una colpa; la battaglia, vinta, per costringere il Comune di Bologna a concedere anche a chi non ha una casa la residenza anagrafica, fondamentale per accedere alla sanità, per trovare un lavoro, per essere cittadini insomma; i progetti per il futuro e l’impegno per non contrastare la prassi dei decreti di adottabilità per i figli dei senzatetto; intervista a Antonio Mumolo (da pag. 16 a pag. 18).
IL SABATO DEI BAMBINI. Un gruppo di volontari che un giorno la settimana portano i figli delle detenute fuori dal carcere, allo zoo, al mare, in montagna, a far le cose che fanno gli altri bambini; l’importanza di cicli di conversazioni con le madri, perlopiù rom e analfabete, su argomenti specifici, l’igiene, l’alimentazione, la salute, ma soprattutto i loro diritti; la risorsa dell’affidamento e la speranza in una nuova legge; intervista a Leda Colombini (da pag. 19 a pag. 20).
SEI FALEGNAMI… Angelo Piccinin ripercorre le tappe che l’hanno portato da perito a dirigente di un importante mobilificio friulano; gli anni della miseria e dell’emigrazione e poi quell’incontro, all’indomani dell’alluvione del ’65, con quei sei falegnami che avevano perso il laboratorio e avevano bisogno di uno che sapesse "far di conto”; il boom degli anni ’50 quando la domanda superava l’offerta, si lavorava senza posa, ma ci si arricchiva anche, padroni e operai; le prime esperienze all’estero e poi l’arrivo della crisi, aggravata da un mercato già divenuto capriccioso e quasi ingestibile; la convinzione che questo resta un paese che, liberato dai vincoli della burocrazia parassitaria, avrebbe potenzialità enormi (da pag. 21 a pag. 23).
LUOGHI. Le centrali sono dedicate al più grande mercato nero d’Europa, Jarmark, a Varsavia (pag. 24-25).
POSSO SEMPRE ANDARE IN ECUADOR! All’indomani delle elezioni, a cui nonostante le pressioni di Belgrado, questa volta hanno partecipato anche i serbi, il Kosovo si presenta come un paese che si avvia ad affrontare i problemi delle democrazie occidentali, come l’indipendenza dei media, le minoranze, con qualche difficoltà in più, in primis la situazione economica e gli alti tassi di disoccupazione; l’ambiguo atteggiamento dell’Europa, che libera i cittadini serbi dalla necessità del visto e però impedisce ai kosovari di uscire dal proprio paese; intervista a Vjosa Dobruna (pag. 26-27).
L’AMICO DI GOBETTI. La storia di Novello Papafava, cattolico liberale, che da giovane soldato riuscì a fornire l’analisi più lucida, tutt’ora valida, della disfatta di Caporetto: non viltà dei soldati né disfattismo dei pacifisti, ma incapacità degli stati maggiori; amico, oltre che del fondatore della Rivoluzione liberale, di Gaetano Salvemini, di Giovanni Amendola, di Carlo Rosselli che gli chiese di capeggiare un fronte antifascista; le minacce degli squadristi di Padova; il suo tentativo di conciliare liberalismo e cattolicesimo nella distinzione fra libertà di coscienza e libertà delle coscienze; l’interesse per la psicoanalisi coltivato con l’amico di una vita Cesare Musatti, studenti entrambi di Benussi, allievo di Freud; la proposta di Alcide De Gasperi di far l’ambasciatore in Vaticano che Novello rifiutò...; intervista a Stefano Majnoni (da pag. 28 a pag. 34).
VERSO GAZA. Il progetto, fallito, di rompere l’inaccettabile assedio cui è sottoposta la popolazione di Gaza con una marcia internazionale che ha visto l’adesione di persone provenienti da 43 paesi, tra cui anche tanti ebrei: il racconto di Carlo Tagliacozzo e di Martina Pignatti Morano, partiti rispettivamente da Torino e da Pisa (da pag. 35 a pag. 39).
RIFIUTO D'ORDINE A PROFITTO DEL CONTESTO. Stefano Franchini introduce alla visione di una video-intervista a Michele Ranchetti, in omaggio a chi ha sottoscritto l’abbonamento a Una città; Fabio Milana presenta il volume degli Scritti diversi di Michele Ranchetti da poco in libreria (pag. 40-41).
RICORDARSI. La foto-ricordo è dedicata alle vittime di ieri e di oggi di Bhopal (pag. 42-43).
LA LETTERA DALLA CINA, di Ilaria Maria Sala, è a pag. 45.
APPUNTI DEL MESE. Si parla di Celeste Frau, 62 anni, di mestiere rottamaio, condannato a 12 anni di carcere per una rapina commessa nel 2007, suicidatosi ai primi di gennaio; del vaccino della Novartis contro l’influenza A, rimasto in gran parte nei frigo delle Asl; di Augustin d’Humières, coraggioso e originale professore di greco delle banlieues; della crisi in Veneto; del tetto del 30% per gli stranieri nelle classi e di un’analoga esperienza tentata negli Stati Uniti tanti anni fa con esiti disastrosi sia per i bianchi che per i neri; di Carla Melazzini nel ricordo di Ciro Naturale che grazie a lei e ai maestri di Chance, non solo non ha lasciato la scuola dell’obbligo, ma si è pure laureato; eccetera eccetera (da pag. 44 a pag. 47).
QUESTA E’ L’ITALIA. Per il "reprint” dell’ultima, pubblichiamo l’ultima parte del testo che Francesco Saverio Merlino scrisse nel 1890 dall’esilio francese.
IN copertina: Rosarno.