Una Città n° 142 / 2006
Un liceo di Tamellalt, a 56km da Marrakech. I ragazzi erano stati invitati dai loro insegnanti a fare dei disegni che rappresentassero l’immigrazione. Questo villaggio, come altri della regione, sta registrando un elevato tasso di emigrazione verso l’Europa. Quel giorno poi i ragazzi erano turbati: un giovane del loro liceo, all’ultimo anno, era morto annegato nel tentativo di approdare da qualche parte sull’altra sponda del mare. Il 58% di questi giovani ha da uno a quattro parenti all’estero.
In base a un’inchiesta condotta in questo liceo di Tamellalt su un campione di 240 studenti, tra i 12 e i 22 anni (124 maschi e 116 femmine), il 63% considera l’emigrazione una soluzione per migliorare la propria vita. L’immigrazione come speranza, attesa, il sogno.
Malgrado i disegni dei ragazzi abbiano perlopiù messo in scena gli effetti negativi del fenomeno, la maggior parte dei giovani oramai è per l’emigrazione. Una delle ragazzine ha detto: “Io sono per l’emigrazione, perché qui non ci sono progetti. Se riesco ad avere il mio diploma e vado in città a lavorare, che possibilità ho con tutti i giovani messi come me? E poi guardate i programmi di sensibilizzazione contro la corruzione, anche nei film la realtà marocchina è tale per cui se vuoi trovare un lavoro devi avere delle conoscenze. E chi ha il potere fa ancora prima. Certo che vorrei restare qui, ma c’è bisogno di lavoro e di prospettive per i giovani, di condizioni di vita migliori. So che all’estero è dura, ma almeno uno alla fine qualcosa trova. Mio zio è partito, ora sta per essere regolarizzato. Non è stato facile per lui, ma alla fine ha trovato un lavoro, una casa…”.
Una delle domande principali dell’inchiesta era: “Quali condizioni dovrebbero assicurarvi il vostro villaggio, la vostra cittadina per non emigrare?”. Il 45% ha risposto il lavoro; il 18% un miglioramento del tenore di vita; il 6% dei centri per i giovani; il 4% combattere la povertà.
Alla domanda su cosa li incoraggi a partire, il 47% ha risposto la tv, il 31% internet, il 12% giornali e riviste, il 6% la radio, il 4% non ha risposto.
Jamila Hassoune
Il Mediterraneo, disegnato da bimbi marocchini
Abdel Razak Daudi (15 anni), Sofia Ghadbane, (14 anni), Afaf Labrach (14 anni), Abdel Aziz Rami (16 anni) - Il Mediterraneo, disegnato da bimbi marocchini, il mare che i loro fratelli tentano di attraversare a rischio della vita.Un liceo di Tamellalt, a 56km da Marrakech. I ragazzi erano stati invitati dai loro insegnanti a fare dei disegni che rappresentassero l’immigrazione. Questo villaggio, come altri della regione, sta registrando un elevato tasso di emigrazione verso l’Europa. Quel giorno poi i ragazzi erano turbati: un giovane del loro liceo, all’ultimo anno, era morto annegato nel tentativo di approdare da qualche parte sull’altra sponda del mare. Il 58% di questi giovani ha da uno a quattro parenti all’estero.
In base a un’inchiesta condotta in questo liceo di Tamellalt su un campione di 240 studenti, tra i 12 e i 22 anni (124 maschi e 116 femmine), il 63% considera l’emigrazione una soluzione per migliorare la propria vita. L’immigrazione come speranza, attesa, il sogno.
Malgrado i disegni dei ragazzi abbiano perlopiù messo in scena gli effetti negativi del fenomeno, la maggior parte dei giovani oramai è per l’emigrazione. Una delle ragazzine ha detto: “Io sono per l’emigrazione, perché qui non ci sono progetti. Se riesco ad avere il mio diploma e vado in città a lavorare, che possibilità ho con tutti i giovani messi come me? E poi guardate i programmi di sensibilizzazione contro la corruzione, anche nei film la realtà marocchina è tale per cui se vuoi trovare un lavoro devi avere delle conoscenze. E chi ha il potere fa ancora prima. Certo che vorrei restare qui, ma c’è bisogno di lavoro e di prospettive per i giovani, di condizioni di vita migliori. So che all’estero è dura, ma almeno uno alla fine qualcosa trova. Mio zio è partito, ora sta per essere regolarizzato. Non è stato facile per lui, ma alla fine ha trovato un lavoro, una casa…”.
Una delle domande principali dell’inchiesta era: “Quali condizioni dovrebbero assicurarvi il vostro villaggio, la vostra cittadina per non emigrare?”. Il 45% ha risposto il lavoro; il 18% un miglioramento del tenore di vita; il 6% dei centri per i giovani; il 4% combattere la povertà.
Alla domanda su cosa li incoraggi a partire, il 47% ha risposto la tv, il 31% internet, il 12% giornali e riviste, il 6% la radio, il 4% non ha risposto.
Jamila Hassoune