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Sulla fotografia, da sinistra verso destra, si
vedono Divovic Hakija, Divovic Elvedin,
Osmanovic Hamdija, Osmanovic Hamed,
Osmanovic Fata, Osmanovic Beriz. La foto-
grafia è stata scattata nel 1979 a casa
Osmanovic, quando Fata è uscita dall’ospe-
dale in seguito a un’operazione fatta a Tu-
zla. Hakija, Elvedin e Beriz non sono so-
pravvissuti alla guerra.
La fotografia mi è stata data da un’amica,
Harisa Osmanovic. Sua nonna e Fata erano
molto legate e il calore di questa donna si
può notare anche nel suo sguardo. Non l’ho
fatto in maniera cosciente, però credo sia
anche questo il motivo per cui ho scelto
questa fotografia. Io sono cresciuta con i
miei nonni. In particolare ero molto legata
alla nonna e questo legame indissolubile
ancora oggi mi evoca emozioni bellissime e
ricordi delle persone che non sono più con
noi ma che ci hanno segnato nel migliore
dei modi possibili.
Inizio con le persone più anziane per quan-
to riguarda i legami familiari. Hakija e Ha-
med sono cugini di primo grado e i loro pa-
dri sono fratelli. Elvedin è il figlio di Hakija
e Beriz e Hamdija sono figli di Hamed. Fata
è la loro madre, la moglie di Hamed. Sono
legati non soltanto da legami familiari ma
sono anche vicini di casa. I vicini di casa
hanno nella nostra tradizione un’enorme
importanza. C’è anche un detto per cui “il
vicino viene prima anche del fratello”.
Quando è stata scattata questa fotografia,
Elvedin era il più giovane e allora aveva 2
anni, suo padre Hakija 32 e Hamed 42, Fa-
ta invece 39, mentre Beriz aveva 12 anni e
Hamdija 20.
La famiglia di Osmanovic era benestante.
Hamed lavorava come commerciante a Sre-
brenica e in seguito in una cooperativa a
Potocari. La fotografia è stata scattata nel-
la casa vecchia degli Osmanovic, che aveva
due stanze, un ingresso e una veranda. La
casa è stata abbattuta prima della guerra
perché era vecchia e oggi sono rimaste sola-
mente le tracce delle fondamenta. Prima
della guerra avevano costruito una casa di
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Centro di documentazione: Valentina Gagic
Potocari, 1979: le famiglie Divovic a Osmanovic
promossa in categorie superiori, sono arri-
vati giocatori anche da altre repubbliche
della ex-Jugoslavia.
Ogni partita casalinga era come una festa
per la cittadinanza di Srebrenica e il pub-
blico allo stadio era sempre numeroso. Le
partite in trasferta non erano seguite da un
gran numero di sostenitori locali.
Le vittorie più importanti erano sicura-
mente quelle contro i rivali storici e veni-
vano festeggiate soprattutto in due bar cit-
tadini, i primi aperti in città: il “17-ica”, di
cui era proprietario Tihomir Srdanovic,
una delle leggende del FK Guber e che oggi
si chiama “Venera”, e l’“Olimpic”, dove at-
tualmente ci sono i negozi della BH Tele-
com e della M:Tel.
L’apice della gloria nella storia del FK Gu-
ber è stato quando, nella Coppa Maresciallo
Tito del 1989, a Srebrenica, è riuscito a eli-
minare il FK Buducnost di Titograd (a pro-
posito di questa epica partita si può leggere
di più in questo articolo:
ni-snovi.html).
Attualmente il FK Guber milita nel cam-
pionato regionale della Republika Srpska-
est e dopo aver condotto in prima posizione
il girone di andata, adesso si trova al secon-
do posto, dopo il FK Jedinstvo di Brcko.
È importante sottolineare che la squadra
ha carattere multietnico e costituisce una
delle note positive della città di Srebrenica.
Nel 2014 a Srebrenica si è tenuta una gran-
de festa celebrativa del giubileo per i no-
vant’anni di storia del FK Guber e il gruppo
musicale “Inat” ha composto l’inno della
squadra, che si può ascoltare qui:
whndw.
Queste informazioni sono state raccolte da un’in-
tervista con Faruk Smajlovic, autore dell’articolo
di cui sopra, che vive e lavora a Srebrenica. È
uno dei più appassionati tifosi del FK Guber, ed
è in possesso di parecchio materiale fotografico
del club.
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