Una Città276 / 2021
giugno-luglio


«Il diritto al riposo. Non voglio qui citare il tema delle profonde riforme che urge apportare alla criteriologia generale e a tutta l'organizzazione assistenziale in Italia: accennerò solo, in via indicativa, a una iniziativa che interessa e tocca da vicino il nostro più particolare problema. Mi riferisco alla costituzione di Cooperative per le vacanze dei lavoratori, di cui una è già stata fondata e dal cui statuto apprendiamo come essa appunto “si propone lo scopo di mettere in condizione i propri soci e le loro famiglie di trascorrere il periodo delle ferie in località marina, montana, lacustre o di campagna in genere; e ciò con spesa adeguata alle loro disponibilità finanziarie”. Basterà questo cenno per fare intendere come, dietro il riconoscimento del diritto di ogni lavoratore al riposo, si aprano nuovi e più vasti orizzonti e come anche questa rivendicazione sindacale sia sostanziata di una profonda esigenza civile ed umana»
Mario Ferrari Bravo. Un problema aperto: le vacanze ai lavoratori (Critica Sociale, marzo 1946)
giugno-luglio 2021

Dall’Europa un messaggio ecumenico
Su Europa, religioni e convivenza
intervento di Alessandro Cavalli

Lo sguardo pedagogico
Su cosa significa educare
intervista a Graziano Giachi

In cerchio
L’esperienza di una lettrice italiana in Brasile
intervista a Anna Maria Carroli

La cultura dell’acqua
Vivere e lavorare nel fiume
intervista a Cristian Bertolin

I trecento avvocati
Dove va la Cina di Xi Jinping
intervista a Jean-Philippe Béja

Il cesto marcio
Su carcere, cultura e riabilitazione
Intervista a Michele Passione

Le donne del muro alto
Su una buona pratica in carcere
intervista a Francesca Tricarico

Per la giustizia, insieme
Storia di Pippo Morelli, sindacalista Cisl
intervista a Francesco Lauria

Le tre “C”
La quarta rivoluzione umana
intervista a Luciano Floridi

Veblen e la critica della classe agiata
Alfonso Berardinelli

Liberali ed ebrei
Michele Battini

Un sorriso
Emanuele Maspoli

Eccezione
Wlodek Goldkorn

La trapunta della protesta
Belona Greenwood

Grazie, padre, che in questa guerra hai deciso di rimanere umano
Muhamed Avdic
 
In copertina l’acqua che sale le scale. È successo in Germania, dove un’alluvione ha fatto i danni e i morti di un terremoto italiano; in Canada, una cappa di calore ha coperto un’intera regione portando la temperatura oltre i 50 gradi. Sta circolando un documentario sul disboscamento, in Amazzonia, di un’area grande come l’Italia: andrà a mais. Certo, Bolsonaro è quel che è, ma gli hamburger di bovino brasiliano li mangiamo in Europa e già anni fa dal Brasile ci chiesero se per caso eravamo disposti a pagare l’ossigeno. Nel mondo si è arrivati a macellare in un anno un miliardo e mezzo di suini (2016), di cui la metà per il fabbisogno dei cinesi. Presumibilmente, man mano che la “lotta alla povertà” di Xi avrà successo, il consumo aumenterà. D’altra parte i più anziani fra di noi ricordano il sogno delle mamme di far mangiare carne tutti i giorni ai propri figli. L’inferno in terra c’è ed è quello degli allevamenti industriali dove si stipa il “bestiame” (In Cina dalla lista codificata delle “bestie”, sembra stiano defalcando i cani ed è già qualcosa). Così la peste continua a far strage di suini mentre il Covid-19, malgrado i vaccini, continua a scuotere tutto il mondo, comprese le borse. Se verrà fuori, come probabile, che la pandemia che ha fatto milioni di morti e ha indebitato l’umanità è dovuta all’errore di uno sperduto ricercatore che faceva esperimenti sui coronavirus nei pipistrelli, sarà la prova che il mondo cammina sulla corda. C’è altro? Sì, che i più ricchi del pianeta fanno a gara per fare un giro nello spazio spendendo delle fortune e che Sohail Pardis, l’afgano traduttore di fiducia dei militari americani, di stanza fino a ieri in Afghanistan, è stato decapitato dai talebani.

L’Europa, che fu per secoli teatro di feroci guerre di religione, può oggi diventare un esempio di pluralismo e di convivenza pacifica fra le tre religioni monoteiste? Del progetto della costruzione, a Berlino, di un grande edificio con una sola entrata da cui, poi, poter accedere a una chiesa o a una sinagoga o a una moschea, ci parla Alessandro Cavalli.

Graziano Giachi, ex insegnante della “Pestalozzi”, ci racconta dell’importanza che nel processo educativo ci siano momenti anche di lavoro, della polemica sul curriculum, del perdurante classismo della scuola italiana e poi del rischio concreto di uno sguardo sempre più “medicalizzante” e sempre meno “educante”.

Luciano Floridi ci parla della quarta rivoluzione umana, dopo la copernicana, la darwiniana, la freudiana, e del perché internet non è un aggiornamento di Gutenberg, ma un vero e proprio nuovo habitat, fondato sulle relazioni, sulla rete e i suoi nodi, dell’esigenza di un progetto comunitario umano basato sul verde e il blu, sull’ambiente e sul digitale e sulle tre “C”, coordinamento, collaborazione, cooperazione.

Con Michele Passione e Francesca Tricarico parliamo di carceri e per “la storia” Francesco Lauria ci racconta quella di un grande sindacalista, Pippo Morelli. Infine, negli interventi, Alfonso Berardinelli scrive di Veblen e della sua “Critica della classe agiata”, Michele Battini ci parla del rapporto fra democrazia liberale ed ebrei, Wlodek Goldkorn della presunta eccezionalità dell’“omofobia polacca”. Belona Greenwood ci racconta dell’insipienza di Boris Johnson e della protesta popolare delle trapunte, Emanuele Maspoli degli emigranti marocchini.

Nelle penultime il “ricordarsi” è dedicato a Srebrenica.