Una Città262 / 2019
dicembre 2019-gennaio 2020


«Le donne devono prendere coscienza chiara della complessità quasi tragica delle condizioni della loro liberazione. Esse non devono troppo caricarsi d’illusioni... [la donna] deve prendere coscienza della sua forza... “questa forza
la donna la troverà non in una agitazione vana, ma nell’esercizio intelligente e consapevole dei suoi diritti civili e politici, successo condizionato per mezzo d’una educazione personale che la strapperà al suo isolamento,
le rivelerà il beneficio della solidarietà, il senso dell’associazione fraterna,
l’ampiezza delle sue responsabilità di cittadina...” (Suzanne Lacore)».
Denise Michaud, “Volontà”, agosto 1954
dicembre 2019 gennaio 2020

Una rivolta dal futuro
Lettera dal Cile
Patrizio Tonelli

Internazionalismo e confini
Sulle sfide della sinistra di oggi e di domani
Intervista a Michael Walzer

Durante noi
Sul diritto all’autonomia delle persone disabili
Intervista a Gianfranco Notari

Tre donne
Storie di immigrazione
Intervista a Maria Minuca

Accompagnare alla scelta
Sull’orientamento al lavoro e non solo
Intervista a Paola Stradi

Qualcosa di...
Una rete di 550 ebrei sparsi per tutto il mondo...
Intervista a Edgar Hauster

Infanzie di guerra
Il War Childhood Museum di Sarajevo
Intervista a Jasminko Halilovic

Il tabù caduto
Sul rischio, rimosso, di una catastrofe nucleare
Intervista a Paolo Calzini

La ricchezza di Babele
Sull’evoluzione della lingua
Intervista a Federico Faloppa

Poesie che si ricordano
Alfonso Berardinelli

Gli asili delle due Reggio
Vittorio Gaeta

Un difficile ritorno
Massimo Livi Bacci

Diritto d’asilo
Francesco Ciafaloni

Ricordiamo Anna
Il ricordo di Anna Bravo
di Franca Manuele e Fabio Levi

Il vicino e il lontanissimo
reprint di un’intervista ad Anna Bravo
 
La copertina è dedicata alle femministe cilene, la cui lotta contro le violenze e gli stupri, perpetrati pure da appartenenti alle forze di polizia, è diventata famosa e imitata in tutto il mondo. Qui a fianco una lettera dal Cile dove da mesi perdura una rivolta contro le condizioni di povertà in cui le ricette liberiste hanno ridotto larghi strati della popolazione.

Chi accogliere e perché? Michael Walzer, parlandoci di internazionalismo e cosmopolitismo, di confini e di accoglienza, fa la lista di chi gli Stati Uniti devono accogliere e di chi possono accogliere, nonché la lista delle cose che noi non potremo mai accettare, malgrado la libertà culturale, da difendere, di ognuno: la mutilazione genitale, il matrimonio delle bambine, quello combinato, il fatto che un musulmano non possa stringere la mano a una donna.

Finora il disabile che compiva diciotto anni veniva abbandonato dallo Stato lasciando soli i genitori a gestire la fase forse più ardua della vita del figlio o della figlia; da sempre la domanda “e dopo di noi?” non poteva non attanagliare ogni genitore. Ora una prima legge affronta il problema, che in fondo non è altro che quello della ricerca della massima autonomia possibile.

Per la giornata della memoria pubblichiamo due interviste: una racconta di una rete di 550 aderenti, per lo più ebrei, sparsi per tutto il mondo ma accomunati dalla provenienza delle loro famiglie dalla Bucovina, che hanno un sito che raccoglie documenti, fotografie, racconti delle famiglie ebree travolte dalla Shoah; la seconda intervista racconta di uno strano museo di Sarajevo, chiamato anche dei giocattoli, che raccoglie testimonianze, fotografie, oggetti riguardanti la vita di chi è stato bambino sotto la guerra.

La caduta del sistema sovietico, incapace di sostenere il confronto con l’Occidente, invece di essere un’occasione per un nuovo ordine fondato su una convivenza pacifica multipolare, ha scatenato una conflittualità economica, commerciale e soprattutto militare innanzitutto fra Russia e Cina e Stati Uniti e poi in tantissimi teatri regionali. In questo scenario frammentato e ingovernabile si è riaperta la corsa all’arma atomica ed è caduto il tabù di un suo uso, nell’indifferenza delle popolazioni. L’intervista è a Paolo Calzini.

Ricordiamo Anna Bravo, scomparsa nei giorni passati, pubblicando i ricordi, letti al funerale, di Franca Manuele e Fabio Levi e ripubblicando un’intervista molto bella, che ci rilasciò, sulla resistenza civile e sul ruolo delle donne nella Resistenza. Il sottotitolo recitava: “La resistenza civile non armata, grazie al primato dell’immagine dell’uomo in armi, non fu neanche studiata e lasciata in appalto ai cattolici, ma attraversò tutti gli schieramenti e coinvolse tanti cittadini. In particolare quella delle donne, a partire dal reticolo familiare e di vicinato, fu disconosciuta nello stereotipo della madre tutta sentimento. Un’etica della responsabilità che parte da un pensiero che sa scegliere, analizzare i costi-benefici della violenza, vedere l’individuo e non solo lo schieramento”.