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Corriere della Sera, 22 maggio/1971
La parabola di un socialista. Di Enzo Bettiza
Bettiza Enzo
Sembrano diverse le ragioni che hanno tenuto finora lontana una parte del pubblico colto da Andrea Caffi. Una è d'ordine pratico. La frammentarietà dei suoi scritti, sparsi per l'Europa, e riordinati a poco a poco con affettuosa pazienza da amici ed estimatori quali Nicola Chìaromonte, Aldo Garosci, Lamberto Borghi, Gino Bianco, consente a chi non conobbe personalmente l'uomo di poterne afferrare solo per gradi la complessità e l'originalità del pensiero: un pensiero, del resto, che non essendo mai fuori ma sempre dentro la vita e che avendo della vita anche una certa frammentaria enigmatica indefinitezza, costituzionalmente si negava all'imbalsamazione accademica...

La Sera di Roma/1971
Un grande sconosciuto. Di Aldo Garosci
Garosci Aldo
Ignoto, piuttosto che dimenticato, per quasi tutta l'elite intellettuale italiana, lo scrittore internazionale Andrea Caffi (1887-1955). Nato a Pietrotourgo, studente e cospiratore nella Russia zarista, universitario a Berlino, intellettuale nella Parigi di prima del '14, volontario di guerra in Francia e al fronte italiano nella prima guerra mondiale, partecipe di tutte le passioni del dopoguerra italiano e russo, fuoruscito e indipendente pensatore sovversivo nella Parigi tra te due guerre, morto «lettore» di Gallimard...

Miscellanea Storica Ligure anno V n.1/1969
Sul corporativismo e un certo tipo di tecnica. Di Andrea Caffi. Prefazione di Gino Bianco.
Bianco Gino
Si potrà far rivivere un umanesimo socialista? E' questo in definitiva l'interrogativo nel discorso caffiano. L'avversione nei confronti delle ideologie, l'immensa cultura e la padronanza dei grandi fenomeni storici dell'antichità e del mondo moderno insieme al senso religioso della giustizia e alla capacità di «concepire l'essenza, la verità viva, la sostanza sacra dei fatti umani come una realtà concreta, non come un'idea astratta, un principio ideologico o un precetto morale», spiegano l'originalità del socialismo di Caffi e la profondità della sua analisi. L'esecrato capitale -ripeteva Caffi- che nella tradizione socialista si incolpava di tutte le sciagure, è appena identificabile oggi fra i giganteschi congegni di pressione politica, sociale e psicologica che stritolano gli uomini e li gettano nell'informe magma della «massa». I centri del potere economico e politico dai quali dipende la produzione e la distribuzione, dispongono oggi di tali mezzi ed apparati di repressione, di informazione e di distribuzione ed in pari tempo hanno acquistato una potenza così decisiva e «razionalizzata» da fare sembrare poca cosa il minuzioso ordinamento del vecchio dispotismo napoleonico. ...

Il secolo IXX, 12 ottobre/1966
Un umanista moderno: Andrea Caffi. Critica della violenza
Spaini Alberto
Otto anni fa i pochi amici superstiti di Andrea Caffi si rallegrarono perché finalmente di questo raro personaggio si incominciava a parlare: il merito maggiore fu di Nicola Chiaromonte, il più fedele degli amici e fortunato destinatario di molte e belle lettere e attento collezionista dei pochi scritti che Andrea Caffi aveva lasciato di sé. E un lungo articolo gli dedicò Giuseppe Prezzolini, prendendo lo spunto da un libretto dedicato al Caffi da Nika Tucci, a cura dell'Istituto italiano di cultura di Nuova York. Oggi, in un bellissimo volume di Bompiani gli scritti raccolti e salvati dal Chiaromonte vedono finalmente la luce con un titolo impegnativo: «Critica della violenza» e dallo stesso Chiaromonte si annuncia un secondo volume contenente studi storici. Esce cosi dall'ombra un uomo di cultura e uno scrittore, Andrea Caffi, il cui nome alla totalità dei lettori italiani strapperà una domanda: «Chi era costui?»

L'Espresso, 14 agosto/1966
Andrea Caffi, l'eremita socievole
Milano Paolo


Critica della violenza. Bompiani/1966
Società e gerarchia
Caffi Andrea
La "scuola riformata" di Pietroburgo, dove durante nove anni ho goduto di un'infanzia straordinariamente felice, riuniva i figli di famiglie assai distanti l'una dall'altra per rango sociale, nazionalità, confessione, professione, livello di ricchezza (o di povertà). Fra i genitori figuravano proprietari nobili, industriali, bottegai, artigiani, artisti, burocrati, ufficiali dell'esercito imperiale, marinai; fra i compagni di classe ho avuto francesi, svizzeri, inglesi, svedesi, uno spagnolo, buon numero di tedeschi, polacchi, ebrei; oltre ai russi, naturalmente... Di Andrea Caffi.

Critica della violenza. Bompiani/1966
Popolo, massa e cultura
Caffi Andrea
"Popolo" e "massa" sono due realtà assai diverse. Si può accettare lo schema di Georges Gurvitch il quale, nel distinguere la "comunione", la "comunità" e la "massa" come tre forme diverse del rapporto sociale, sostiene che, nella massa, quel che importa non è il numero degli individui, bensì un certo modo di stare insieme nel quale la personalità dell'altro è totalmente ignorata e il problema sociale si riduce a quello di coordinare meccanicamente i propri movimenti a quelli degli altri: una socialità, cioè, così elementare e, al tempo stesso, così poco umana da obliterare praticamente la coscienza critica e la facoltà di scelta. Il "popolo", invece, presuppone necessariamente il permanere di una "comunità" e delle possibilità effettive di "comunione" nei riti, nelle feste, nei momenti sia di pericolo che di trionfo della comunità...

Critica della violenza. Bompiani/1966
Società, "élite" e politica
Caffi Andrea
Da giovane, non credo di aver mancato di fervore per le "cime metafisiche" o le forme sublimi della musica, della pittura, della poesia e del romanzo. Epperò, devo confessare che era con un sentimento di liberazione, e quasi direi di purificazione, che mi accadeva di lasciare un qualche cenacolo di intelletti folgoranti o raffinati dove si erano scrutate le profondità del simbolismo o della durata bergsoniana per andare a raggiungere dei compagni piuttosto rozzi, preparare con loro una qualche ingenua "manifestazione", redigere un appello agli scioperanti imbastito di luoghi comuni marxisti, oppure raccogliere un po' di danaro per dei refrattari in miseria. ... Di Andrea Caffi.

Critica della violenza. Bompiani/1966
Stato, nazione e cultura
Caffi Andrea
Detto questo, il libretto di T.S. Eliot è ricco di osservazioni assai acute. Per esempio, la seguente: "Gli uomini che s'incontrano solo per scopi seri e ben definiti, in occasioni ufficiali, non s'incontrano veramente... Uscendo da tali incontri, essi si ritireranno ciascuno nel proprio mondo sociale privato e in quello della propria solitudine... L'affiatamento di un circolo di amici dipende da una convenzione sociale comune, da un comune rituale, e da un comune piacere di ricreazione. È una sfortuna, per un individuo, quando il gruppo dei suoi amici e quello dei suoi soci d'affari sono due gruppi separati senza rapporto l'uno con l'altro; ma è d'altro canto fattore d'angustia che siano un unico e medesimo gruppo." ... Di Andrea Caffi.

Critica della violenza. Bompiani/1966
Nazione e stato
Caffi Andrea
Se "nazione" significa tutte le classi che la compongono è evidente che esse sono solidali. Ma con ciò? Se Epaminonda, nell'invadere la Laconia, avesse avuto a sua disposizione delle bombe atomiche, gli iloti sarebbero periti insieme agli Spartani loro padroni; ma era questa una ragione sufficiente perché, prima di tale catastrofe, ci fosse sul piano umano, su quello economico o su quello politico, una solidarietà qualsiasi fra schiavi e loro proprietari? ... Di Andrea Caffi.