Attraverso le nostre interviste, Barbara e io abbiamo misurato la determinazione, il rigore, il coraggio, la speranza che sostiene la battaglia per il rispetto della dignità delle donne, tassello indispensabile per affermare i diritti civili in generale della popolazione.
Mi hanno colpito in particolare alcuni aspetti: l'attaccamento ai valori tradizionali che appartengono all'Islam, come il legame con le famiglie di origine e la considerazione per il messaggio sia materno che paterno nella sua essenza principale. Mi spiego meglio: ci hanno descritto madri che, pure essendo imbrigliate nel loro ruolo storico di emarginazione, esprimevano personalità estremamente forti e determinate, erano modelli positivi; abbiamo sentito parlare di padri coerentemente impegnati a vivere nella quotidianità il principio della giustizia, del rispetto dell'altro, felici di veder nascere delle figlie (in una società dove il figlio maschio è particolarmente venerato); padri che hanno consentito alle ragazze (alcuni le hanno proprio incoraggiate) di attrezzarsi con uno degli strumenti più importanti per conquistare autonomia, per diventare cittadine a tutti gli effetti: l'accesso all'educazione, alla formazione, al sapere, alla capacità di elaborare ed esprimere meglio ciò che già sentivano fortemente, il bisogno di partecipare alla costruzione di una società più giusta.
Questi legami familiari non hanno impedito alle donne che abbiamo intervistato di perseguire i loro obiettivi che talvolta contrastavano con la tradizione: abbiamo conosciuto una grande studiosa ed esperta di interpretazione del Corano, la cui autorevolezza è talmente riconosciuta dall'essere stata invitata a corte dal re per tenere una lezione pubblica; abbiamo incontrato donne che riescono a non farsi condizionare dalla maternità (pur desiderata e realizzata) e che dimostrano grande impegno nel solidarizzare con tante altre rendendole capaci di conoscere i loro diritti attraverso corsi di alfabetizzazione, centri di ascolto contro la violenza, interventi in paesini sperduti della campagna; le abbiamo viste protagoniste nella lotta per l'applicazione del Nuovo Codice di famiglia poco conosciuto dalla maggioranza, ma soprattutto scarsamente efficace per le strutture inadeguate e la mentalità ancora arcaica sia di molti uomini ma anche di altrettante donne; abbiamo conosciuto responsabili, coordinatrici di progetti importanti nel campo della medicina (lotta alla diffusione dell'AIDS) o dei Diritti Civili: applicazione di leggi, delle decisioni del Comitato contro maltrattamenti e soprusi subiti dai carcerati; difesa dei diritti acquisiti; risarcimento dei danni subiti non solo individualmente dai detenuti politici, ma anche collettivamente da intere comunità locali.
Tutte queste donne ci hanno trasmesso un messaggio di forza, di competenza, di coraggio, di determinazione; emanavano un grande rigore, ottimismo, nessun spazio all'autocommiserazione.
Senza parlare delle/dei più giovani che di fatto praticano una vita diversa da quelle/i delle generazioni precedenti: c'è maggior circolazione di idee perchè si spostano geograficamente per proseguire gli studi o per lavorare, così anche le ragazze sperimentano il vivere fuori dalle famiglie; ci sono maggiori opportunità e contatti.
Certo si ha anche l'impressione che, su tutto questo fermento (che sembra andare verso un'evoluzione positiva) incomba il rischio di una sfida troppo grande rispetto alle condizioni economiche e sociali molto pesanti: il sistema scolastico pubblico è molto insoddisfacente - anche quello privato non ne supplisce i limiti - ; il sistema sanitario fa molti progressi ma sconta un'eredità difficile; c'è una grave tendenza alla "fuga dei cervelli" perché il paese offre scarse prospettive.
Dall'altra parte la difficoltà, quasi impossibilità, di ottenere "visti" di espatrio anche temporanei impedisce la circolazione delle persone e riduce enormemente le opportunità di scambio con i paesi europei. Infine c'è la grande minaccia del fondamentalismo che avanza, delritorno indietro sul piano della libertà di comportamento e di pensiero.
Ricord ...[continua]
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