Dopo gli attentati di Parigi e Bruxelles, Molenbeek è diventato famoso perché due degli attentatori vivevano lì. Qual è la storia di questo quartiere?
Prima di parlare di Molenbeek, bisogna parlare di Bruxelles. In molti paesi europei, attorno al centro città ci sono i quartieri ricchi mentre i quartieri poveri sono nelle periferie. Ecco, in Belgio non abbiamo il fenomeno delle banlieues: nella maggior parte delle nostre città, almeno in quelle francofone e a Bruxelles, i quartieri più poveri sono perlopiù in centro città. C’è il centro storico turistico, con la Grand Place e il Manneken Pis, e tutt’intorno c’è quello che viene chiamato il croissant (mezzaluna) povero di Bruxelles, costituito dai vecchi quartieri industriali e della manifattura artigianale, oggi caratterizzati dagli indicatori socio-economici più deboli, con elevati tassi di disoccupazione e dispersione scolastica.
Ecco, questi sono anche i quartieri che accolgono tutte le ondate migratorie, da sempre. Insisto su questo, soprattutto rispetto a Molenbeek che costeggia il canale e aveva fabbriche importanti di birra, tabacco e profumi.
I primi immigrati furono valloni e fiamminghi che venivano a cercare lavoro a Bruxelles e si fermavano ad abitare vicino alle manifatture. Poi sono arrivati gli immigrati italiani e spagnoli; nel quartiere abbiamo ancora i segni di questa importante immigrazione italiana.
Con gli accordi economici del 1964 tra Belgio, Marocco e Turchia, il quartiere è diventato una vera terra d’accoglienza per i marocchini, mentre i turchi sono andati prevalentemente a Saint-Josse e a Schaerbeek. C’è poi la comunità congolese, che abita in gran parte a Molenbeek anche se ha il suo quartiere culturale a Matonge. C’è infine molta gente dell’Europa dell’Est e una grande comunità rom.
La crisi economica ha cambiato ulteriormente la composizione del quartiere.
In questi ultimi anni anche molte famiglie della classe media, provenienti soprattutto dalle Fiandre o dal sud di Bruxelles, sono venute ad abitare qui perché gli affitti sono meno cari. Per concludere, anche se abbiamo degli indici socio-economici molto deboli, si tratta di un quartiere molto diversificato sia a livello culturale che socio- economico, c’è una classe media e una classe popolare, mancano solo i ricchi! Aggiungo che i differenti gruppi che abitano qui non necessariamente si incontrano nello spazio pubblico, nei negozi e nelle scuole. Come dicevo, i congolesi hanno il loro centro a Matonge, ma questo succede anche per altri gruppi.
Le famiglie borghesi stabilitesi qui per questioni economiche hanno mantenuto il loro centro d’interesse altrove e spesso mettono i figli nelle scuole di altri quartieri.
Molenbeek vive questo paradosso: è un prezioso laboratorio della diversità a tutti i livelli, ma fino ad ora non siamo riusciti a far sì che questa mescolanza trovasse espressione nello spazio pubblico, nella vita associativa, negli spazi commerciali...
Molenbeek oggi è tutt’altro che un quartiere abbandonato e negli anni passati, soprattutto durante il mandato del socialista Moureaux, sono stati fatti tanti investimenti, anche in termini di politiche sociali e abitative.
Teniamo presente che la Regione di Bruxelles è molto recente, esiste dal 1989, da quando è stato costituito la Stato federale. Da allora le regioni hanno acquisito dei poteri più forti. Prima del 1989 questi quartieri erano in uno stato di abbandono; i politici se ne disinteressavano anche perché gli abitanti stranieri non avevano il diritto di voto.
Nel 1991, a Forest, un quartiere simile a Molenbeek, scoppiarono delle rivolte che si estesero poi a tutta l’area povera di Bruxelles. Fu una sorta di elettroshock per la classe politica che finalmente capì che non poteva più disinteressarsi di questi quartieri.
La nascita della regione di Bruxelles ha creato le condizioni per realizzare una politica di riqualificazione di questi quartieri. Sono stati sottoscritti dei "contratti di quartiere” tra la Commune e la Regione, che hanno visto finanziamenti importanti (le regioni del Belgio sono divise in Communes, specie di municipalità governate da un borgomastro e da un consiglio comunale).
I contratti di quartiere avevano tre obiettivi: la ristrutturazione dello spa ...[continua]
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