Raul Romeva è stato per dieci anni parlamentare europeo. Ho lavorato con lui in Commissione Esteri su alcune relazioni che riguardavano in particolare la Cina, i Balcani, il disarmo e il commercio delle armi. Lo ricordo da sempre estremamente sensibile alle questioni che toccavano i diritti delle minoranze. Sono rimasto sorpreso quando mi ha comunicato che non intendeva ripresentarsi alle elezioni europee. “Voglio prendermi una pausa di riflessione”, mi ha detto. Ancora più sorpreso sono stato quando l’ho rivisto qualche tempo dopo a Bruxelles nelle sue nuove vesti di Ministro degli Esteri del Governo catalano. Persona di una correttezza esemplare, mi ha sempre colpito per il suo modo di agire pacato e gentile, ma altrettanto fermo e chiaro negli obiettivi da perseguire. Quella che segue è un’intervista a distanza. Romeva, infatti, da più di due anni si trova in carcere, detenuto per reati che in altri paesi europei non sono considerati tali. Pacifista e nonviolento non ha mai commesso atti violenti o incitato alla violenza. Dopo il suo arresto gli ho scritto per manifestargli la mia solidarietà e lui mi ha subito risposto concludendo la lettera con il disegno di un fiore che buca e sporge tra le sbarre della cella. Ringrazio Diana Riba, compagna di vita e di lotta di Raul, che ha fatto da tramite facilitando i contatti (P. B.).

È in uscita Terre di nessuno. Viaggio nell’Europa in bilico fra secessione e indipendenza, di Paolo Bergamaschi, Infinito edizioni, 2019.

Perché ritieni che l’indipendenza sia la migliore opzione per la Catalogna e non, per esempio, una devoluzione più spinta o una forma accresciuta di auto-governo?
Lo storico catalano Josep Fontana, recentemente scomparso, era solito dire di essere impegnato non nella lotta per l’indipendenza, ma nella lotta contro la dipendenza, che è una questione che fa parte di una lotta globale contro ogni tipo di abuso. Sono parole che faccio mie e credo che, data la situazione attuale della politica mondiale, abbiano più che mai significato. La maggior parte dei catalani non cerca l’indipendenza per questioni identitarie o di bandiera. Oltre a qualsiasi altra ragione, quello che fa sì che ogni tipo di persona aderisca all’idea di indipendenza, a prescindere dal suo stato sociale, origine o condizione, riguarda la sovranità politica e la volontà di costruire un paese giusto, tollerante e solidale. Il repubblicanesimo catalano non si dibatte fra l’indipendenza e un po’ più di autonomia; è un progetto politico basato sui diritti civili e si considera un processo in costruzione permanente che si mette alle spalle la tradizionale idea nazionalista della ricostruzione nostalgica di un passato mitizzato.
Va ricordato che nel 2010 venne dichiarato incostituzionale lo Statuto della Catalogna che era stato approvato sia dal parlamento catalano che dal parlamento spagnolo e dai cittadini catalani con un referendum. Si ruppe unilateralmente un patto costituzionale.
Lo Statuto fu modificato da un tribunale molto politicizzato e, contrariamente a quanto disposto dalla Costituzione, la sua versione finale non fu né concordata fra le parti né approvata per via referendaria dalla cittadinanza. I cittadini catalani respinsero e continuano a respingere a grande maggioranza questa situazione e dal 2010 in più di venti occasioni lo stato spagnolo ha rifiutato le proposte e le offerte di negoziato del governo catalano per risolvere la questione dal punto di vista politico. Questo ha provocato il divorzio emotivo profondo dei cittadini catalani nei confronti di Madrid che, per molti, ha spianato la strada alla scelta di costruire uno stato proprio basato su nuovi principi.
Ad ogni modo questa è la nostra opzione. Se lo stato spagnolo ne ha un’altra, ugualmente legittima, dovrebbe proporla e sottoporla al giudizio dei cittadini catalani e permettere che anche la nostra opzione sia presa in considerazione e messa a referendum. Disgraziatamente, a tutt’oggi, il governo spagnolo non l’ha fatto. E dal 2010 abbiamo constatato che l’autonomia catalana si è ridotta drasticamente e che più cresceva il movimento autonomista più il governo centrale prediligeva la repressione di quelle scelte politiche che lo mettono in discussione. Fino al punto di sciogliere e incarcerare un governo eletto democraticamente.
Quale ruolo, a tuo avviso, può giocare una Catalogna indipendente in un mondo globalizzato? Che tipo di sovranità pensi possa mantenere?
Come fa ben capire la tua d ...[continua]

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