Loris Menti e Marco Mattioli gestiscono la Fattoria delle tartarughe (www.lafattoriadelletartarughe.it) a Sinnai, in provincia di Cagliari.

Nel 2007 avete lasciato il Veneto...
Loris. Stavamo già pensando di andare a vivere altrove, ipotizzavamo la Toscana. Poi Marco, per Natale, è venuto a trovare suo fratello che vive a Olbia e il giorno dopo sono andati a fare un giro a Cagliari.
Marco. Era una giornata molto piovosa e abbiamo deciso di prendere la vecchia Orientale sarda, questa strada vecchissima, e a un certo punto ho visto questo posto. Era tutto allagato, ma per me che ho sempre lavorato con gli animali -sono uno zoologo- il primo pensiero è stato: "Che bello sarebbe poter mettere gli animali qua”. Dopodiché ci siamo fermati a pranzo in un paesino qui vicino e ho chiesto informazioni al proprietario del locale sulla casa rosa, ma lui ci ha subito scoraggiato: "No, no, per quella chiedevano un miliardo delle vecchie lire, e poi ha avuto dei problemi...”.
Dopodiché succede una cosa buffissima: la ragazza di un amico di mio fratello, che fa l’agente immobiliare, dopo tre mesi, sapendo che cercavamo casa in Sardegna, ma in campagna, mi chiama e mi comincia a descrivere un posto... Beh, era proprio questo! A quel punto c’era però il problema del prezzo.
Loris. Lei però minimizzava: "Ma su quello poi vediamo”, e infatti ogni volta che ci incontravamo scendeva...
Marco. Dopo sei mesi ci hanno telefonato che accettavano la nostra proposta.
Loris. All’inizio, per me, la paura di un cambiamento così radicale è stata molto forte. Mi ricordo psoriasi, somatizzazioni... Comunque sono riuscito ad avere un piccolo mutuo per acquistare la casa, poi i miei mi hanno prestato dei soldi. Sono stato anche fortunato perché io lavoravo in banca a Vicenza e sono riuscito ad ottenere un trasferimento qua, una cosa che non succede mai. Ormai ogni filiale ha il suo gruppo di dipendenti, siamo pochi, non assumono più nessuno e quindi è un feudo. Insomma, improvvisamente si sono incastrate tutte le cose...
Marco. Addirittura ha avuto il trasferimento prima che potessimo vivere qua!
Comunque siamo arrivati il 2 luglio del 2007. C’erano 42 gradi e un tir da scaricare. Qui non c’era né acqua né luce né niente, abbiamo pulito una stanza e abbiamo messo il letto per terra.
Attorno alla casa c’era una discarica di ferro; ci sono voluti due bilici per portar via tutto, le lavatrici e i frigoriferi arrivavano fino ai rami delle piante; per non parlare dei vetri, per raccoglierli siamo diventati matti, qui davanti abbiamo dovuto setacciare la terra.
Loris. Normalmente io sono molto lento nei cambiamenti, così quando sono arrivato ho avuto proprio un blocco psicologico: ventiquattr’ore di immobilismo, davvero, non riuscivo più a muovermi. La prima notte poi è stato pazzesco perché non c’erano gli infissi e io non riuscivo a chiudere gli occhi.
Insomma il giorno dopo ero in difficoltà, per cui dopo pranzo ho detto a Marco: "Guarda che vado a dormire, non ce la faccio più”.
Marco. C’erano 40 gradi e lì batteva il sole dentro, quindi l’ho coperto con un lenzuolo -tipo salma! Tra me e me pensavo: questo scappa e non lo trovo più.
Loris. Invece è stata una dormita salutare: quando mi sono svegliato, ho visto tutte le cose in maniera diversa... Da lì è partita l’avventura e non c’è stato più nessun problema. Cioè i problemi c’erano, non avevamo l’acqua, ecc., però ricordo questo senso prima di pesantezza e poi di grande leggerezza. In fondo vivere qualche settimana così, in maniera quasi selvaggia, non solo è fattibile, ma può essere anche molto divertente, perché poi ti rendi conto che hai bisogno veramente di poche cose.
Marco. Forse non ci rendevamo neanche conto. Ricordo che a un certo punto arrivò sua zia, mandata dalla mamma a ispezionare, e rimase letteralmente scioccata: continuava a guardarsi attorno... Considera che qui non c’era niente; abbiamo dovuto fare il prato perché sennò al primo filo di vento ti riempi di terra e di sabbia. E lei era sotto quell’albero con un’amica, lo sguardo smarrito, in mezzo a macerie da tutte le parti, con Loris che rispondeva alle sue domande nella più assoluta tranquillità: "Mi trovo bene, anche in banca tutto bene...”.
Come ti sei trovato nella nuova filiale?
Loris. Intanto devo dire che sono stato accolto benissimo. I miei colleghi erano tutti molto stupiti dal fatto che fossi planato dal Nord; di solito succede il contrario. All’inizio erano un po’ diffidenti -come lo ...[continua]

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