Neculina Bucur, “Anca” per gli amici, è in Italia da dodici anni, fa l’infermiera in una clinica di Roma, città in cui vive con il marito e il figlio.

Sono originaria della Romania, di una città vicino al Danubio che si chiama Breila. Sono arrivata qui in Italia dodici anni fa, il 17 di agosto del 1996. Era estate, ho fatto il viaggio con mio marito, è stata una specie di vacanza, ci siamo fermati due giorni a Vienna prima di arrivare in Italia e poi un altro giorno a Innsbruk e siamo arrivati a Roma…
Qui c’erano già i miei suoceri. Dopo l’89, quindi dopo la rivoluzione, erano rimasti senza lavoro; mio suocero aveva 48 anni, mia suocera 45, e trovarti disoccupato a quell’età... in Romania d’altra parte c’era la casa, ma non c’erano i soldi per vivere giorno dopo giorno… E così sono partiti. Al loro arrivo non avevano trovato neanche un posto per dormire, sono stati quasi per due settimane al parco Colle Appio, qua, vicino al Colosseo…
Con la rivoluzione tanti si aspettavano tante cose belle, avere i soldi che ti permettono di fare quella vacanza che prima non facevi, o comprarti quelle scarpe che quando c’era il comunismo te ne compravi un paio ogni anno e dovevi pure fare la fila! Comunque, a un certo punto, mio marito ha saputo che sua madre stava malissimo, e allora ha deciso di venire, addirittura aveva pensato: “Se trovo lavoro mi fermo” tanto che loro hanno risposto: “Cosa? Ma se noi neanche abbiamo la casa!”.

Io e mio marito in Romania lavoravamo al Ministero della Difesa, io avevo iniziato da poco, facevamo i dattilografi. Prima avevo lavorato in una fabbrica grandissima, un colosso, di quelle sparite dopo l’89, ero perito chimico. Dopo la rivoluzione io sono rimasta incinta, e mio marito, che al Ministero aveva uno stipendio abbastanza buono, è stato licenziato, senza motivo… Il giorno dopo ho perso il bambino, e così niente, sono stata a casa per due anni. Mio marito mi diceva: “Non ti preoccupare, qualche soluzione si troverà”. Dopo due anni abbiamo ricominciato a lavorare fino a che non ha saputo della madre…
I suoi avevano trovato lavoro solo dopo parecchi mesi; prima aveva trovato mio suocero, poi, dopo qualche mese, la moglie si era messa a fare le pulizie, però non avevano il posto dove dormire, non sapevano la lingua, le poche persone rumene che avevano incontrato erano senza casa… E poi erano tutti uomini, infatti quando vedevano mia suocera dicevano al marito: “Ma tu sei stato matto a portarti la donna dietro, come fai adesso?”. Per un uomo era più facile, andava sotto il ponte, per una donna non era così semplice…
Ad ogni modo, dopo un po’ che mio suocero lavorava ha trovato un appartamento con tre stanze insieme ad altre dieci persone, dove siamo finiti pure noi al nostro arrivo. Puoi immaginare, in un salotto di dodici metri quadri, ma neanche, eravamo in cinque, io e mio marito, i miei suoceri, più mio zio, il fratello di mia madre, pure lui arrivato prima di noi…

Il viaggio è stato bellissimo, l’abbiamo preso come un viaggio di nozze perché sinceramente nell’89, quando ci siamo sposati, non l’avevamo fatto… All’inizio è stata molto dura perché non conoscevo la lingua, giravo con mia suocera, potevo fare solo le pulizie, nemmeno guardare un bambino, non conoscendo la lingua. Le persone che avevano bisogno, per prima cosa chiedevano: “Ma sa parlare italiano? Si fa capire?”. E’ anche comprensibile. Gli anziani chiedevano di cucinare, ma io non sapevo fare neanche quello perché da noi la pasta si mangiava in un altro modo, facevo le patate fritte ogni tanto… Piangevo giorno e notte.
In Italia c’erano anche mia sorella e mia cognata, arrivati nel ‘95, loro stavano a Lavinio, presso una famiglia, facevano dei lavori in campagna, era periodo di vendemmia, così ho deciso di raggiungerle… Mio marito mi prendeva un po’ in giro: “Una dattilografa a raccogliere l’uva!?”. Lui è figlio unico, è ovvio che la madre e il padre qualche cosa gli allungassero, se aveva bisogno di sigarette o cose così… Non è che a me non dessero i soldi, però mi sentivo a disagio, e così sono andata a raccogliere l’uva. E’ stata un’esperienza… io in quel modo non l’avevo mai fatto, con l’imbuto, tutta l’uva messa in alto, era un po’ come un gioco, è stato divertente… Così, dopo una settimana mi sono presa quei soldi e sono tornata a Roma. E piano piano, dopo sei mesi, ho trovato lavoro come domestica. Mia suocera conosceva una signora rumena che abitava vicino Porta Portese, gli ha dato mi ...[continua]

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