Una Città211 / 2014
Marzo


LA COPERTINA è dedicata agli abruzzesi.
UN DIRITTO PENALE MINIMO. Con la nascita di Magistratura democratica il diritto scoprì la Costituzione, in polemica con una giustizia che fino ad allora aveva gravitato nell’orbita del potere; la necessità oggi di ribadire con forza i diritti dell’imputato; l’errore di protagonismo di alcuni magistrati e la necessità di leggi chiare a cui sia facile per il magistrato esser soggetto; il problema dell’indipendenza; la figura del pubblico ministero della difesa, presente in molte costituzioni latino-americane. Intervista a Luigi Ferrajoli (da pag. 3 a pag. 5).
QUALE AUTONOMIA? Una scuola soffocata da una gestione burocratico-amministrativa che vede i dirigenti scolastici responsabili di tutto e però privi degli strumenti necessari a esercitare qualsiasi forma di autonomia; insegnanti che rischiano di non trovare più alcun terreno comune con le nuove generazioni e genitori concentrati esclusivamente sulle esigenze dei loro figli; le tante piccole e grandi trasformazioni  per far diventare la scuola una vera comunità educante. Intervista a Mario Maria Nanni (da pag. 6 a pag. 9).
MENO LAVORI, PAGATI MENO, PROTETTI MENO. Un appunto di Francesco Ciafaloni sulle ragioni dell’aumento del numero delle cooperative a fronte di una diminuzione del numero delle imprese, a cui comunque è corrisposta una generale diminuzione degli occupati, del loro salario e delle loro garanzie (a pag. 10).
TROVA TU LA SOLUZIONE. Una microimpresa familiare bresciana che via via cresce; un imprenditore appassionato di modelli organizzativi che legge e studia, convinto che il futuro stia nei principi della produzione snella e che questi però non possano funzionare se non con il coinvolgimento dei lavoratori, che vuol dire anche insegnar loro a leggere il bilancio; il sogno di metter su un "club” di aziende che applicano i principi "lean”, per confrontarsi, migliorare e fare pressione politica per rendere possibile, ad esempio, la condivisione degli utili con i dipendenti, che oggi nessuna norma consente. Intervista a Paride Saleri (da pag. 12 a pag. 16).
I TELEFONI NON SQUILLAVANO. Un’azienda storica, nata alla fine degli anni Cinquanta da un gruppo di imprenditori che voleva proporre materiali d’avanguardia, i tempi d’oro dell’edilizia e poi l’arrivo di una crisi gravissima che in pochi anni riduce il fatturato a un quarto; la volontà, nonostante tutto, di non lasciare a casa nessuno che però comporta una riduzione del salario per tutti; i sacrifici, ma anche l’orgoglio dei lavoratori che oggi sanno che se la loro impresa ce la farà sarà stato anche merito loro. Interviste a Lucio Pecchini, amministratore, Fabio Del Carro, sindacalista, e a Valter Della Torre e Paolo Borroni, dipendenti (da pag. 17 a pag. 22).
UN BRUTTO FLASHBACK. Per la rubrica "neodemos”, Teresa Castro Martín ci parla della controversa proposta di riforma della legge sull’aborto in discussione in Spagna (a pag. 23).
LUOGHI. Nelle "centrali”, il reparto di Oncologia di Carrara.
I GADGET DEGLI AMBULANTI. Di ritorno a Maidan, dove un anno fa erano giovani e studenti a monopolizzare una piazza oggi segnata dai pesanti scontri che hanno portato dolore e lutti. La scoperta dello sfarzo della residenza di Yanukovic, meta di svago dei cittadini increduli, e le preoccupazioni per il destino di un paese diviso, dove anche la religione gioca un ruolo primario. Di Paolo Bergamaschi (da pag. 26 a pag. 28).
IL CONFLITTO ECONOMICO. Un nazionalismo, quello ucraino, da sempre in bilico tra la tradizione socialista ottocentesca e quella fascista; la propaganda sulla separazione linguistica in un paese dove in realtà si parlano indifferentemente russo e ucraino; l’ambivalenza verso un’Europa che ha deluso e il sospetto che la determinazione di Putin copra in realtà la consapevolezza di una profonda precarietà del suo impero che, tolti gli introiti del gas, da tempo non produce nulla. Intervista a Simone Bellezza (da pag. 28 a pag. 32).
IL BILANCIO FAMILIARE. In questi tempi di crisi, l’idea, sorta tra alcuni soci di Banca Etica, di organizzare dei laboratori di "educazione finanziaria” in cui, quasi come in un gruppo di auto-aiuto, darsi qualche dritta su come tenere un bilancio familiare, sulle differenze tra bancomat e carte di credito, sulla lettura dell’estratto conto, ma soprattutto su come gestire la risorsa economica, senza moralismi, consapevoli che i soldi sono sempre un vincolo e un’opportunità. Intervista ad Annibale Osti, Stefano Ramelli e Chiara Putaturo (da pag. 33 a pag. 35).
IN LAMBRETTA COL BABBO. Nei ricordi d’infanzia del paese delle vacanze, dove la grande povertà conviveva con l’agiatezza dei pochi, l’amicizia coi figli dei mezzadri della nonna e il legame con un padre severissimo, che odiava i soldi e non voleva possedere neanche i libri che leggeva, ma che educava all’onestà intellettuale, alla curiosità, al culto del dettaglio. Intervista a Chiara Frugoni (da pag. 36 a pag. 39).
LETTERE. Giovanni Farina, ergastolano ostativo, cioè senza alcuna speranza di uscire, mai, ci racconta la storia di Giovanni De Luca, galeotto e soldato valoroso; Ilaria Maria Sala, da Hong Kong, ci parla del suo recente viaggio a Pechino; Belona Greenwood, da Norwich, Inghilterra, ci parla della crisi del carbone che ha già lasciato a casa migliaia di lavoratori.
TRA BARDOLINO E POP-CORN. Per gli "appunti di lavoro”, Massimo Tirelli racconta la storia dei lavoratori di un importante parco divertimenti italiano (a pag. 43).
LA VISITA è alla tomba di Vincent Van Gogh (a pag. 45).
APPUNTI DI UN MESE. Si parla delle condizioni d’uso di Paypal e di quali e quante informazioni su di noi vengono divulgate a terze parti, quando diamo il consenso, del perché consultiamo il dottor Google sia prima che dopo aver parlato con il nostro medico, dei "princìpi” dell’esercito israeliano, dell’8 marzo delle donne curde, del Kansas che ha dovuto fare marcia indietro sui tagli alla scuola, di Detroit e di una catena di fast food albanese, di carcere, eccetera eccetera (da pag. 40 a pag. 45).
NON ABBIAMO NIENTE DA DIRE. "Amici lettori, lo scrivere questo piccolo foglio settimanale è divenuto un lavoro intollerabile, di mano in mano che le fasi di questa immensa tragedia si sono andate sviluppando”; per il "reprint” pubblichiamo l’editoriale uscito su "L’Unità” nel settembre del 1914 (a pag. 46).
IL FALLIMENTO DELLO STATO IN ITALIA. "Allo Stato si riconobbe il possesso di tutte quelle capacità che non si riconoscono nei gruppi e nelle classi. Se l’iniziativa in questi mancava, poteva partire dallo Stato. Se il commercio languiva, lo Stato aveva i mezzi per dargli incremento. Se l’industria difettava, lo Stato poteva farla sorgere”. Per il "reprint” pubblichiamo un saggio di Oliviero Zuccarini uscito su "Volontà” del luglio 1946 (a pag. 47).