Una Città n° 182 / 2011
Marzo
CIO’ CHE SIAMO STATI. Il Risorgimento, pur con i suoi limiti ed errori, significò comunque il riscatto di un paese per secoli preda di monarchi e monarchetti, signori e signorotti, e la nascita di una sfera pubblica, in cui la politica non si faceva più a tavola o nelle alcove ma in piazza; in un’Italia come quella di oggi in cui ricco è sinonimo di valoroso, la possibilità di riscoprire, con il repubblicanesimo, i valori della modestia, dell’anonimato, finanche della povertà, e del saper fare. Intervista a Massimo La Torre (pag. 3-4).
I VECCHI CODICI E LA VERA VITA. L’errore dell’Occidente di credere che l’Islam possa spiegare tutto ciò che succede nelle società musulmane ormai ben più avanti delle loro stesse leggi e Codici della famiglia; una generazione di giovani più secolarizzata e individualista, che aspira alla democrazia e naviga in internet; l’assurdità di vedere nel burqa il segno di una incompatibilità tra Islam e società europee, quando in Francia a portarlo sono 400 persone, spesso convertite. Intervista a Olivier Roy (da pag. 5 a pag. 7).
IL FATTORE SCATENANTE. Povertà, corruzione, oppressione, che spesso sono all’origine delle rivolte, erano da tempo presenti in Maghreb. Che cosa ha fatto sì che la frustrazione accumulata per decenni sia diventata infine intollerabile, facendo scendere in piazza migliaia di giovani? Intervista a Lawrence Davidson (pag.8-9).
LETTERA DALLA TUNISIA, di Micol Briziobello, pag. 9.
ROSA AL CAIRO. Rosa Luxemburg, con la sua passione democratica e repubblicana, ancora oggi avrebbe qualcosa da dirci per interpretare adeguatamente quello che molti vedono come un "replay mediorientale” dei fatti del 1989; un intervento di Stephen Eric Bronner (pag. 10).
OGGI DALLA TUNISIA, DOMANI DALLA LIBIA? Un appunto di Massimo Livi Bacci sugli sbarchi in provenienza dalla Tunisia e dalla Libia (pag. 11).
IL RE PERSIANO E LADY GAGA. Un’enciclopedia a cui tutti possono accedere e contribuire, anche anonimamente; una quantità di materiale enorme, soprattutto sulla cultura popolare, la cui affidabilità è garantita dai lettori e dai "sorveglianti”; i rischi legati alla pubblicità occulta, soprattutto quando si tratta di farmaci; uno strumento la cui vocazione è la raccolta e diffusione di informazioni, non la loro messa in discussione; una grande scuola di cooperazione, e anche di umiltà; intervista a Jean-Noël Lafargue (da pg. 12 a pag. 14).
METALMECCANICI A PART TIME. Alessandro Barbiero racconta di come alla ZF Padova, secondo fornitore mondiale di sistemi di trasmissione, a partire da un problema di ritardi nelle consegne, e dalla conseguente richiesta di maggiore flessibilità dell’azienda, si sia arrivati a una completa riorganizzazione del lavoro, con orari personalizzati; un’operazione che in un anno ha portato a un 30% in più di fatturato; un accordo raggiunto unitariamente andando oltre il contratto nazionale (da pag. 15 a pag. 17).
MEGLIO IL PERITO. Trovarsi a trent’anni senza lavoro con una laurea da ingegnere biomedico in un mercato del lavoro che cerca periti, operai specializzati, neolaureati under 29, gente che sa usare il 3D; l’importanza delle reti familiari, non solo per l’aiuto economico... Intervista a Giaele Placuzzi (pag. 18).
LA SEZIONE CHE VERRA’. Una passione, quella per la politica, nata un po’ per caso e poi diventata totalizzante; l’esperienza, entusiasmante, nei Collegi del Mondo Unito, dove si viveva tra ragazzi di tutto il mondo e senza adulti; intervista a Lia Quartapelle (pag. 19).
QUANDO L’INDAGATO... Il disagio per un magistrato di dover indagare su altri uomini dello Stato; un codice Rocco, tuttora in vigore, che condanna la devastazione molto più aspramente delle lesioni volontarie; un lavoro, quello per far luce su cosa successe alla Diaz, fatto in solitudine. Intervista a Francesco Cardona Albini.
LUOGHI. Nelle centrali, famiglie di immigrati che hanno trovato nelle vallate piemontesi in via di spopolamento l’opportunità di un lavoro, ma anche di una nuova vita.
IL VICINO TRANQUILLO. L’idea di aprire un sito dedicato ai consumatori musulmani, facendone anche un luogo di discussione sui temi della cittadinanza, della laicità, della democrazia; il mercato della carne halal in Francia che in tempi di crisi, pur tra mille polemiche, talvolta strumentali, sta permettendo a tanti esercizi commerciali di rimanere aperti; un’integrazione che è sotto gli occhi di tutti, purché la si voglia vedere. Intervista a Fateh Kimouche (da pag. 26 a pag. 29).
LETTERA DALL’INGHILTERRA, di Bel Greenwood, pag. 29.
MAI STATE ZITTE. All’origine di una manifestazione comunque riuscita, un appello che, soprattutto nelle femministe storiche, ha destato perplessità per la distinzione tra donne "per bene” e "per male”, per il sospetto di una strumentalizzazione e perché si rivolgeva solo alle donne; il nodo sesso-potere-denaro, quasi impossibile da sciogliere per via della sessualità maschile; l’importanza di tornare a parlare di prostituzione in modo non banale. Intervista a Luisa Muraro (da pag. 30 a pag. 32).
FEMMINISTA NON SI PUO’ DIRE. Che alla vigilia del 13 febbraio il femminismo storico si sia imprevedibilmente ritrovato, al di là delle divergenze, non deve stupire perché al centro c’erano i temi della rivoluzione femminista; lo sconforto davanti al riproporsi della vecchia dicotomia donna angelicata o prostituta; una vicenda, quella del dominio maschile, che va dipanata all’origine, cercando di mettere in luce anche la corresponsabilità femminile. Intervista a Lea Melandri (da pag. 33 a pag. 35)
LA POMPA DELLA PARROCCHIA. L’idea dell’inevitabilità della storia che Herzen considerava una gran bugia e la grande idea di Kropotkin sull’innato istinto umano alla cooperazione; il problema della casa, affrontabile "in modo anarchico”, autogestionario, e l’esperienza dell’amico Turner nelle baraccopoli latino-americane; l’esempio dei tradizionali tribunali dell’acqua spagnoli; gli amici italiani, fra cui Carlo Doglio. Per ricordarlo, pubblichiamo un’intervista inedita a Colin Ward, scomparso a febbraio del 2010 (da pag. 36 a pag. 40)
Respingere gli stranieri, dividere i lavoratori. Un appunto di Francesco Ciafaloni (pag. 41).
SIMBOLOGIA CATTOLICA E BERLUSCONISMO. Un intervento di Stefano Levi Della Torre (pag. 42-43).
PERUGIA IN AMERICA, di Claudio Giusti, pag. 45.
LETTERA DALLA CINA, di Ilaria Maria Sala, pag. 46.
APPUNTI DI UN MESE. Si parla di un "patto di cittadinanza” non rispettato, di Tawakkol Karman, che si sta battendo per una rivoluzione nonviolenta in Yemen, di esercito e family planning in Indonesia, di Gaza, di psichiatri che non parlano più, di come sarebbe andato il processo di Perugia se i fatti fossero accaduti in America, di un’iniziativa di El Watan per il cinquantennale dell’Indipendenza dell’Algeria, di geolocalizzazione in Cina, di un inizio forse di ripresa dalla crisi, eccetera eccetera (da pag. 44 a pag. 47).
LA VISITA è alla tomba di Ivan Illich.
UNA PENSIONE. "Amelia aveva sette anni quando le hanno ucciso il padre, Carlo, a Bagnole-sur-I’Orne. L’impressione, conoscendola di più, leggendo le parole che scrive, è di una che dilapidi, con il pudore delle persone civilmente educate, la sua giovinezza: altri, i fascisti del servizio segreto del Sim, le hanno frantumato gli anni di bambina”; per il "reprint” dell’ultima pubblichiamo un pezzo di Adele Cambria uscito su Il Mondo nel 1965, dedicato ad Amelia Rosselli.
IN COPERTINA: donne in un bar di Vienna.