Una Città163 / 2009
Marzo


NEI PAESI LAICI… Il ddl Calabrò, oltre a essere discutibile sul piano scientifico e deontologico, discrimina i soggetti più vulnerabili, quelli che non possono più far valere le loro volontà, così tradendo il senso più nobile del diritto che è quello appunto di sostenere i deboli contro i più forti; nel nostro paese resiste una cultura clericale che si alimenta di una cittadinanza lacunosa abituata a chiedere concessioni più che a pretendere diritti; il vero principio di beneficienza non è in contraddizione con il principio di autonomia perché il primo bene che noi possiamo fare al nostro prossimo è di riconoscere la sua volontà; le direttive anticipate, alla pari del testamento patrimoniale, sono anche un gesto di generosità; la singolare propensione dei fautori della "sacralità” della vita a occuparsi soltanto di forme dubbie di vita, all’inizio e alla fine, e mai della vita a tutti gli effetti; intervista a Valerio Pocar (da pag. 3 a pag. 6).
IL BENE DEL PAZIENTE. Lo stato vegetativo persistente di cui tanto si è sentito parlare, e spesso a sproposito, è in realtà una creazione della medicina moderna, un esito infausto e mai voluto del trattamento rianimatorio, di qui il tentativo dell’etica di dare alla medicina un aiuto, aprendo una porta d’uscita a questi pazienti; il rischio che nutrizione e idratazione artificiali siano imposte anche ai malati terminali, prolungandone l’agonia; l’importanza, soprattutto per i medici rianimatori, di un documento che potrebbe essere di grande aiuto, persino di sollievo, davanti a scelte drammatiche perché l’ipotetica "scienza e coscienza” del medico, isolato in sé, non può arrivare alla giusta decisione; un mondo, quelle delle cure palliative, in effervescenza, che negli ultimi anni ha visto nascere decine e decine di hospice; la sfida della lotta al dolore anche per le malattie non oncologiche; intervista a Luciano Orsi (da pag. 7 a pag. 10).
DESISTENZA TERAPEUTICA. Negli ultimi vent’anni nel nostro paese è avvenuta una sorta di evoluzione silenziosa che ha permesso di dare una piena legittimazione alla supremazia della volontà della persona in ambito sanitario; uno scenario fondato su due pilastri: consenso informato e diritto al rifiuto delle cure; l’amarezza per un disegno di legge che rischia di negare tutto questo; la domanda, tragica, che il medico si pone nel momento critico: "il livello più alto di qualità della vita che possiamo fornire con il massimo impegno terapeutico è al di sopra o al di sotto della soglia minima di qualità della vita che quella determinata persona giudica degna di essere vissuta?”; l’importanza di "desistere” da quei trattamenti che hanno come unica conseguenza un penoso e inutile prolungamento dell’agonia del malato giunto alla fase terminale; la piccola rivoluzione che sta interessando tanti reparti di rianimazione; intervista a Davide Mazzon (da pag. 11 a pag. 14).
IL FUTURO CHE CI ASPETTA. In Italia, grazie ai trecentomila stranieri che entrano ogni anno, ma non solo, non c’è un declino demografico; in un paese dove il 50% dei trentenni vive a meno di un chilometro dalla madre e dove alcuni comuni valutano la presenza dei nonni come criterio nelle graduatorie per l’accesso agli asili, il rischio che i forti legami della famiglia "a grappolo” finiscano per scoraggiare un welfare già poco efficiente nelle prime e ultime fasi della vita, con grave danno soprattutto per gli stranieri senza una rete familiare; gli anziani attivi, le donne che vorrebbero lavorare e i figli degli stranieri sono talenti da non sprecare; la preoccupazione, grave, per il sud; intervista a Gianpiero Dalla Zuanna (pag. 15-16).
L’OSPEDALE NAGA: così lo conoscono, grazie al passaparola, persino in qualche villaggio dell’Egitto o del Bangladesh; un ambulatorio, quello del Naga, che vede circa 80 persone al giorno e che già registra un calo delle presenze; la vergogna degli ultimi decreti, soprattutto alla luce del fatto che gli stranieri sono, costitutivamente, spaventati dalle questioni di salute, potendo contare solo sul proprio corpo, sulla propria efficienza fisica, per il successo del processo migratorio; la miopia di non voler prestare le cure essenziali a dei clandestini che domani saranno regolari e dopodomani cittadini; intervista a Stefano Dalla Valle (da pag. 17 a pag. 19).
NEL CORTILE C’ERA IL CAPO... L’ultimo dei tre grandi processi di primo grado per gli eventi legati alle proteste contro il G8 del luglio 2001 a Genova, che ha visto 27 funzionari su 29 avvalersi della facoltà di non rispondere, si è concluso con una sentenza che assolve quasi tutti, lanciando un messaggio ai cittadini, ma anche ai poliziotti, devastante; quel modo diverso di marciare, le voci allarmanti che si diffondevano; l’amarezza per una riforma, quella della polizia dell’81, che con la smilitarizzazione e la sindacalizzazione sembra aver portato al silenzio e al corporativismo; l’inquietudine di fronte all’emergere di uno "spirito di corpo” che si sperava di non vedere più; la vergogna per le promozioni degli imputati a processo in corso; la speranza che, tra i poliziotti, a volere una polizia diversa, siano più di quelli che sembrano; intervista a Lorenzo Guadagnucci, Raffaele Barbiero, Simona Mammano (da pag. 20 a pag. 23).
Nelle "centrali”: India, diario di viaggio.
POI, IL 4 GIUGNO... "All’epoca non mi interessavo di politica, attivismo o proteste. Quando però il governo cinese aprì il fuoco sulla piazza Tiananmen...”, così comincia il racconto di Liao Yiwu, poeta cinese, che dopo il 4 giugno 1989 scelse la via dell’impegno (da pag. 26 a pag. 28).
GAZA, ISRAELE E HAMAS. Stephen Bronner prova a fare il punto sulla situazione israelo-palestinese a partire dalla constatazione che sono ormai tre -Israele, Fatah e Hamas- e non due gli attori decisivi (da pag. 29 a pag. 32).
COOPERAZIONE SOSTENIBILE. Una cooperazione troppo spesso pensata e decisa lontano dai paesi interessati; l’esperienza dell’Osservatorio dei Balcani, per un’informazione che contribuisse alla formazione dei cooperanti; il grande cambiamento introdotto dalla "dottrina” Clinton, volto a egemonizzare le future vie dell’energia. Intervista a Luca Rastello (da pag. 33 a pag. 35).
OH SI’, LA STORIA CI CAMBIERA’... Una chiesa ormai pura istituzione, incapace di profezia, aggrappata a leggi fatte da lei stessa, senza fondamento teologico, come il celibato o il modo di nominare i vescovi, con seminari faraonici del tutto deserti, i monasteri in vendita, la quasi totalità dei preti di interi continenti che ha la donna, con parroci disperati a correr di chiesa in chiesa a dar l’Eucarestia o a dover star dietro a sacramenti senza ormai alcun senso e inventati a suo tempo per fare il numero sette... Intervista a Chino Piraccini e Guido D’Altri (da pag. 36 a pag. 41).
LE DUE ANIME. Per Andrea Caffi il socialismo era uguaglianza, libertà, diritti, ma anche felicità; un uomo vissuto tra due secoli e tra tanti paesi, forgiato dalla cultura dell’illuminismo francese, ma anche dal populismo russo, in cui il razionalismo conviveva con la solidarietà per gli umili; intervista a Nicola Del Corno e Sara Spreafico (pag. 42-43).
LA LETTERA DALLA CINA, di Ilaria Maria Sala, è a pag. 45.
APPUNTI DEL MESE. Si parla dei sette milioni di lavoratori invisibili, quelli senza l’ombrello degli ammortizzatori sociali, quelli che quando stanno a casa non se ne accorge nessuno; dell’appello dei medici e della Società Italiana di Cure Palliative, indignati e preoccupati per gli esiti del ddl Calabrò; delle Madri di Tiananmen che chiedono al governo cinese "Verità, Risarcimento, Responsabilità”; della crisi economica in Ucraina; dei beni che non possono entrare a Gaza; di cosa si vende in recessione, di "cose di politica”, eccetera eccetera (pag. 44-47).
LA VISITA è alla tomba di Altiero Spinelli.
CARLO CATTANEO, FEDERALISTA. Per il "reprint” dell’ultima, la terza parte del ritratto di Carlo Cattaneo e delle sue idee, di Camillo Berneri.