Michael Kazin, professore di storia alla Georgetown University, è autore del libro di prossima pubblicazione What It Took to Win: A History of the Democratic Party.

Recentemente Robert Kagan ha denunciato il rischio per gli Stati Uniti  della più grave crisi politica e costituzionale dai tempi della Guerra Civile. Qual è la tua valutazione sulla cosiddetta “minaccia Trump”?
Kagan avrebbe ragione se l’intero partito Repubblicano fosse effettivamente fedele a Trump. Ma, come rilevato da un recente sondaggio, meno della metà degli elettori repubblicani ha affermato che lo vorrebbe come prossimo candidato alla presidenza. E i leader di partito al Congresso -penso a Mitch McConnell, il leader di minoranza al Senato, in particolare- vorrebbero abbandonare Trump (lo ha reso esplicito in un discorso pronunciato al secondo processo per impeachment, in cui ha denunciato il comportamento dell’ex presidente negli eventi del 6 gennaio, anche se poi ha votato per proscioglierlo dall’accusa di “alto tradimento e altri reati”).
La minaccia più grande sarebbe che i repubblicani a capo dell’apparato elettorale negli “swing states”, gli stati in bilico tra repubblicani e democratici, ostacolassero, rendessero difficoltoso l’esercizio del voto agli elettori democratici o, peggio, nominassero pubblici ufficiali che potrebbero non riportare accuratamente i risultati dalle aree democratiche -o che, come già fatto da Trump, aprissero contenziosi su ogni risultato avverso ai repubblicani. In quel caso, i rappresentanti di entrambe le parti potrebbero non accettare i risultati delle prossime elezioni -e i Democratici non si fiderebbero del ruolo arbitrale della Corte Suprema. La conseguenza sarebbe il caos.
Cosa ci si può aspettare da “questa” Corte Suprema?
È almeno da un secolo che la Corte Suprema non rappresentava un tale saldo bastione di giurisprudenza conservatrice (e cioè dagli anni Venti del Novecento, quando, come oggi, era predominante la componente di giudici nominati da presidenti repubblicani). Ma la maggior parte degli statunitensi ora la vede come un’istituzione di parte, tanto quanto gli altri due rami dello Stato federale. Pertanto, non c’è sorpresa quando i Democratici, al Congresso, denunciano in continuazione le decisioni della Corte con cui sono in disaccordo. Ciò che possiamo aspettarci dipenderà anche da quali importanti casi giudiziari la Corte deciderà di audire. È possibile che la maggioranza conservatrice ribalterà il risultato del caso “Roe contro Wade”, ma potrebbero anche restringere il diritto all’aborto con modalità meno evidenti -cosa che sarebbe politicamente meno dirompente. I settori in cui i conservatori tendono ad agire giuridicamente di più sono quelli dei diritti di proprietà e dei diritti del lavoro -settori in cui, quasi sempre, finiscono per manifestare i loro convincimenti libertari, o “neoliberali”.
Il movimento di Trump viene da alcuni considerato un fenomeno unico. Quali sono i suoi elementi di continuità e di discontinuità nella storia statunitense?
Questa è una domanda impegnativa! Sicuramente si può rintracciare una continuità con l’opposizione di destra al New Deal, o con la reazione revanscista ai movimenti sociali di sinistra degli anni Sessanta e Settanta (diritti ai neri, femminismo, diritti Lgbtq, e una visione critica della storia statunitense), ma è certo che Trump è un leader insolito, per la destra, perché non sembra avere alcuna convinzione politica diversa dal portare avanti i propri interessi. È un brillante artista della performance, ma non un politico in qualsivoglia definizione convenzionale o storica del termine. Naturalmente, sia come presidente che nella sua attuale posizione, ha adottato posizioni in linea con il “populismo” di destra già visto all’opera in alcune nazioni europee -sull’immigrazione, o sulla difesa delle prerogative religiose, per esempio. Ma lui adotta quelle posizioni solo perché gli permettono di coltivarsi dei fedeli seguaci. Il suo nazionalismo è orgogliosamente aggressivo, ma non prevede alcuna visione di come la nazione dovrebbe essere governata in futuro. È forse il leader di superpotenza meno curioso, o meno ideologico, che si sia mai visto nella storia.
Si può parlare di nuovo fascismo?
Sono dubbioso sull’impiego di quel termine. Naturalmente ci sono antidemocratici militanti a sostegno di Trump (e tra quelli molti di coloro che hanno assaltato Capitol Hill il 6 gennaio 2021), e le forze di polizia, o le forze dell’o ...[continua]

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