A Yerevan, capitale dell’Armenia, dove vive in esilio, abbiamo incontrato Davur Dordzhiev, 29 anni, avvocato russo specializzato in diritti umani. Oggi lavora come consulente legale e prepara una seconda laurea all’Università di Haifa, in Israele. Europeista e poliglotta, appartiene alla minoranza calmucca, gruppo etnico di lingua mongola della regione del Caucaso settentrionale, di cui oltre la metà è buddhista. È stato membro del Congresso del popolo oirato-calmucco fino alla sua messa al bando da parte del regime russo.

Puoi raccontarci quando e perché hai deciso di lasciare la Russia? 
Credo che l’idea sia nata all’inizio del 2021, quando hanno deciso di liquidare il Centro per la difesa dei diritti umani Memorial, per il quale ho lavorato. All’epoca, difendevo in tribunale persone detenute illegalmente durante le manifestazioni di protesta contro il regime di Vladimir Putin. Quello è stato un punto di svolta per me: ho iniziato a pensare all’emigrazione, perché se sei una persona politicamente attiva in Russia, hai due opzioni: o cerchi di adeguarti a una realtà in continua evoluzione o decidi di andartene. L’ultimo mio incarico politico è stata una campagna elettorale per la Duma, dove ho lavorato come consulente legale di un candidato. Nel frattempo, mentre lavoravo anche alla Sberbank, la più grande banca pubblica russa, e insegnavo all’università, ho deciso che fosse una buona idea pensare all’esilio.
Durante l’estate di quell’anno, Putin aveva iniziato a promuovere questo ridicolo sentimento anti-ucraino, a negare pubblicamente il diritto degli ucraini a esistere. Come ricorderai, ci furono due conferenze su questo tema, durante la sua Linea diretta [appuntamento annuale trasmesso dalle tv di stato in cui l’autocrate risponde a domande del pubblico, N.d.R.]. Da quel momento in poi, ero abbastanza sicuro che avrebbe lanciato un’operazione su vasta scala contro gli ucraini, perché si trattava di una sorta di propaganda ideologica per spiegare, per razionalizzare la futura invasione. Allora ho pensato che non sarebbe stata una buona idea rimanere in un paese in guerra con il mondo -perché mi rendevo conto che tanti paesi si sarebbero opposti, e la reazione non sarebbe stata forse troppo imponente, ma almeno considerevole. Non volevo finire arruolato nell’esercito per combattere gli ucraini, perché sono sempre stato contrario alla guerra. 
Avevo un amico qui in Armenia. È un giornalista israeliano che lavora per l’ufficio tataro-baschiro di Radio Free Europe/Radio Liberty. È emigrato nel 2021 a causa delle pressioni politiche ricevute dall’Fsb. Viveva ad Astrakhan con la moglie armena. Così, ho deciso di andarlo a trovare nel febbraio 2022, perché mi sono reso conto che l’invasione era inevitabile e che dovevo trovare una sorta di rifugio per sistemare le cose.
Il 22 febbraio sono andato a Yerevan con due miei amici che volevano fare una dose di vaccino contro il Covid. Quando è scoppiata la guerra [due giorni dopo, N.d.R.], mi sono svegliato e ho deciso subito che dovevo fare qualcosa. Sono andato con loro all’ambasciata russa di Yerevan -credo fossero le dieci del mattino. Non c’era nessuno, eravamo gli unici che si erano presentati. Ho pensato che forse le persone di qui potevano non sentirsi coinvolte in questo evento, era comprensibile. Ma poi due ore dopo si è tenuta una grande manifestazione contro la guerra, e questa è stata una cosa sorprendente per me, perché non avrei mai pensato che a così tanti qui potesse importare dell’Ucraina, visto che l’Armenia è da decenni un paese in guerra con il suo vicino, l’Azerbaijan, e quindi hanno le loro questioni da risolvere.
Così, ho deciso immediatamente di ritirarmi da qualsiasi rapporto formale che avevo instaurato in Russia: ho rescisso ogni contratto di servizio che mi collegasse ad aziende e istituzioni russe. È stata una decisione consapevole. Sono dovuto tornare in Russia una volta, perché dovevo restituire alcune attrezzature tecniche, come un portatile e altre cose, e il 5 marzo ero di nuovo a Yerevan. Da allora, non sono più tornato in Russia. 
Sei parte di una minoranza della Federazione russa, quella calmucca. Ho letto che, in alcuni articoli, discutevi del fatto che nel 2023 la Russia ha abbandonato la Convenzione-quadro per la protezione delle minoranze. Com’è la situazione delle minoranze in Russia? La guerra ha avuto un impatto molto negativo rispetto a questo, o la situazione è rimasta in qualche modo invariata? E qua ...[continua]

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