Adele Lebano, politologa, ha vissuto e lavorato in Italia, Olanda, Regno Unito e Stati Uniti. Dal 2016 vive in Svezia ed è ricercatrice ospite presso l’Università di Uppsala. Si è occupata di scelte di vita e di lavoro dei giovani, migrazioni, democrazia, liberalismo e populismo.
Gina Gustavsson è professoressa associata all’Università di Uppsala e socia del Nuffield College dell’Università di Oxford; recentemente ha pubblicato (con David Miller) Liberal Nationalism and Its Critics. Normative and Empirical Questions.  

All’inizio della pandemia si è molto parlato del modello svedese, dell’approccio soft adottato dal governo rispetto alle limitazioni, possibile proprio grazie alla grande fiducia dei cittadini nelle istituzioni e al loro senso di responsabilità. In queste ultime settimane quel modello sembra presentare qualche crepa. Sheri Berman in un recente intervento ci ricordava come le crisi, più che trasformare le persone, rivelino di che pasta siano fatte. È così?
Adele Lebano. È senz’altro vero che i paesi, messi sotto forte pressione a causa di una crisi, in qualche modo rivelano la loro natura. Nel corso della pandemia, personalmente ho vissuto un senso di grande disagio perché mi sentivo letteralmente intrappolata tra due opposti: da una parte l’Italia in lockdown, con lo stato che prescriveva precisi comportamenti ai cittadini; dall’altra la Svezia, il cui messaggio di fatto era “fate come credete”. E però il sottotesto era che tutti si sarebbero adeguati a ciò che andava fatto senza bisogno di alcuna imposizione. Quando ho scritto il pezzo per la “Boston Review” (Sweden’s Relaxed Approach to Covid-19 Isn’t Working) a preoccuparmi era soprattutto il modo in cui la gente stava reagendo a questi provvedimenti, che peraltro erano spesso in contraddizione. In Svezia, infatti, se da una parte erano vietati gli assembramenti, le scuole però erano rimaste aperte e addirittura si poteva andare al lavoro anche se avevi un familiare malato, purché tu non presentassi alcun sintomo. Ecco, ho iniziato a interrogarmi su quanto tutto questo fosse tipicamente “svedese”… Premetto che parlo in qualità di osservatrice e di non svedese, quindi con la consapevolezza di possibili generalizzazioni. Io stessa, quando mio marito mi dice: “Oh, sei proprio una napoletana”, mi arrabbio molto.
Comunque, osservando le reazioni degli svedesi a queste misure, mi sono trovata a commentare: “Wow, questa è proprio la Svezia”, cioè è un paese in cui le persone si adeguano a tutto ciò che viene detto loro, dove vige una sorprendente sospensione di qualsiasi critica o dubbio. Questo mi ha dato molto da pensare.
Così come mi ha dato da pensare l’Italia: se è vero che in situazioni di crisi mostriamo chi siamo veramente, com’è che all’improvviso ci siamo messi a rispettare le leggi?! Cos’è successo? Gli italiani hanno veramente così paura di prendersi una multa, di essere beccati dalla polizia? Oppure c’è una reale inclinazione al farsi dire cosa si deve fare? Perché di solito noi siamo famosi per la capacità di eludere le regole, invece in questo caso non è successo.
Gina Gustavsson. Concordo con molto di ciò che ha detto Adele. Io sono svedese, ma mia mamma viene dall’Estonia, quindi ho una sorta di doppio punto di vista. All’inizio anch’io ero abbastanza disorientata: la Svezia è sempre stata un paese molto attento al benessere dei suoi cittadini, per esempio non si può comprare alcol la domenica, proprio per una questione di salute pubblica. Voglio dire che per certe cose non ci facciamo problemi a limitare la libertà delle persone. Nel corso della storia, ai tempi del colera o più recentemente con l’Hiv, la Svezia è sempre stata fra i paesi più rigidi, anche rispetto alla libertà di movimento delle persone. Per cui inizialmente ho trovato questo atteggiamento molto strano. Mi sono chiesta perché la Svezia avesse scelto questo tipo di approccio, ma soprattutto perché non solo l’opinione pubblica, ma lo stesso ambiente accademico fossero così accondiscendenti.
Personalmente, credo che questo abbia molto a che fare con il modo in cui questa specifica situazione è correlata con il nazionalismo e il patriottismo svedese. Di “patriottismo ai tempi del Coronavirus” si è cominciato a parlare in molti paesi, ma in Svezia il fenomeno ha assunto toni più estremi perché alla fine siamo stati gli unici ad adottare questo approccio; anche il Regno Unito alla fine ha cambiato linea. Ecco, questo essere da soli e per di più att ...[continua]

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