Un appello del Campo della pace ebraico
Poco più di un anno fa, in un appello per prevenire una vasta operazione militare israeliana su Gaza, scrivevamo: “Il procuratore generale israeliano Menachem Mazuz ha per ora bloccato il taglio della fornitura elettrica a Gaza, come minacciava il Ministero della difesa israeliano, grazie alla mobilitazione di decine di associazioni per la difesa dei diritti umani, israeliane e internazionali. Però la situazione nella Striscia resta disastrosa perché, nel frattempo, è comunque stato ridotto il flusso di carburante necessario in particolare alle attività ospedaliere. E questo senza peraltro risolvere la questione di Sderot! Infatti i Qassam continuano ad abbattersi sulla cittadina israeliana, e il ministro della difesa Barak ha minacciato ‘una vasta operazione militare su Gaza’. La dichiarazione è allarmante, poiché sappiamo che cosa potrebbe volere dire questa ‘vasta operazione’: forse l’eliminazione definitiva della ‘questione Gaza’ con distruzioni e morti fra i civili, il rischio della discesa in campo dei militanti di Al Qaeda e ulteriori molto più gravi minacce a Israele”.
Questo attacco è adesso in corso.
La dinamica degli eventi risponde a una logica perversa che si è insediata stabilmente nella regione, e ne colpisce tutte le popolazioni esclusi pochi momenti di tregua, soprattutto a partire dalla seconda Intifada: militanti palestinesi che colpiscono o uccidono dei civili israeliani provocando la risposta, devastante per la popolazione palestinese, dell’esercito israeliano. Questa logica ha portato alla rioccupazione nel 2002 di tutte le città palestinesi, alla costruzione del muro, alla vittoria di Hamas nel 2006, agli attacchi sul Sud d’Israele e all’isolamento-riduzione alla fame e alla miseria della popolazione di Gaza, priva ormai dei più elementari servizi. Basta consultare i dati dell’Unrwa (l’Agenzia delle Nazioni Unite per l’assistenza ai rifugiati palestinesi) per averne conferma.
Si legge sul quotidiano Ha’aretz del 29 dicembre, in un articolo intitolato “Disinformazione, segreti e bugie: da dove nasce l’offensiva contro Gaza” di Barak Avid, che il ministro della difesa israeliano Ehud Barak aveva dato ordini all’esercito di preparare l’offensiva già più di sei mesi fa, dunque prima della tregua concordata con Hamas; tregua che negli intenti del ministro della difesa doveva essere propizia a preparare, appunto, la suddetta offensiva.
Il 19 giugno scorso Israele e Hamas firmano dunque una tregua di sei mesi. L’accordo prevede la sospensione dei lanci di razzi Qassam sul Sud d’Israele in cambio dell’apertura dei valichi di accesso alla Striscia, per permettere il passaggio di beni e persone -sia dalla parte del confine con Israele sia dalla parte del confine con l’Egitto- da e verso Gaza stretta d’assedio dall’anno precedente, quando Hamas ne ha preso il controllo a spese dell’Autorità palestinese. Purtroppo questo accordo non è rispettato: l’apertura dei valichi avviene solo parzialmente e a singhiozzo, e ne fanno le spese soprattutto molti malati che muoiono per mancanza di cure e di beni di prima necessità; inoltre il 5 novembre, l’aviazione israeliana compie un raid sulla Striscia uccidendo 5 palestinesi e rompendo la tregua. Puntualmente il lancio dei missili verso Israele, allora, ricomincia. Il 19 dicembre, Hamas dichiara che non rinnoverà la tregua con Israele visto che è già stata violata e gli accordi sulla sospensione del blocco non sono stati rispettati; così si intensificano i lanci di razzi sul Sud israeliano, offrendo ancora una volta il pretesto al governo di Tel Aviv per scatenare l’offensiva.
Ma i bombardamenti aerei e l’invasione via terra che si sta preparando non fermeranno gli attacchi con missili (come di fatto sta avvenendo), mentre decimeranno i civili di Gaza (come di fatto sta avvenendo) e fomenteranno ulteriormente l’odio aprendo di nuovo la strada agli aspiranti kamikaze!
Sappiamo che il nostro ennesimo appello non fermerà la logica perversa che si è instaurata, ma non rinunciamo a prendere la parola contro questo orrore perché il silenzio non è mai una soluzione.
Chiediamo che le autorità internazionali prendano misure concrete per fermare subito il massacro del popolo di Gaza, la pioggia di missili sul Sud d’Israele e la spirale di violenza che trascinano con sé, che non si facciano tacite complici di una logica che può portare solo ad aggiungere tragedie a tragedie.
Irene Albert, Marina Astrologo, Andrea Billau, Angelo Camerini, Giorgio Canarutto, Giovanni Cipani, Beppe Damascelli, Lucio Damascelli, Ester Fano, Ida Finzi, Ivan Gottlieb, Joan Haim, Gisella Kohn, Dino Levi, Tamara Levi, Stefano Levi Della Torre, Patrizia Mancini, Marina Morpurgo, Ernesto Muggia, Carla Ortona, Valeria Ottolenghi, Moni Ovadia, Brenda Porster, Sergio Sinigaglia, Stefania Sinigaglia, Susanna Sinigaglia, Jardena Tedeschi, Marco Todeschini, Alida Vitale, Carol Wasserman.
(per contatti: campodellapace@yahoo.it)
israele-palestina, internazionalismo

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