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La rivolta conformista - edizioni Una città/2009
Parole confuse
Chiaromonte Nicola
Perché stai così zitto? Perché parlare dell’inutilità di parlare mi sembra piuttosto inutile. È di questo che si tratta. Tutti dobbiamo constatarlo nella vita di ogni giorno: la parola è diventata un’appendice del fatto. Soltanto fra i pochi che già s’intendono, essa serve a comunicare. Fra i più l’abitudine delle epoche civili e socievoli, di rispondere alla parola con la parola, al discorso coerente col discorso coerente, si è perduta. ...

La rivolta conformista - edizioni Una città/2009
I suicidi col fuoco
Chiaromonte Nicola
Hai letto che cosa hanno scritto in Francia a proposito del ripetersi dei suicidi col fuoco di adolescenti? “La gioventù ci lancia di nuovo in viso il suo disorientamento… Esso ci raggiunge come una scudisciata… La singolarità degli atti tragici di oggi è che manifestano… una tal sete di assoluto, una tale sensibilità al male collettivo del secolo. Byron non è morto. La sua Grecia oggi è il Biafra o il Vietnam…

La rivolta conformista - edizioni Una città/2009
Io difendo i consumi
Chiaromonte Nicola
In un’intervista all’“Observer”, John Kenneth Galbraith ha spiegato ancora una volta che la crescita economica indefinita, nelle società industriali, è giunta al limite dell’assurdo e non può continuare senza che le società stesse, le quali credono di crescere indefinitamente, si deteriorino invece progressivamente, in quanto trascurano sempre più i servizi e le necessità pubbliche (scuole, urbanismo, salute, giustizia distributiva) per correre appresso ad automobili, lavatrici, televisori, indumenti pittoreschi e altri simili ammennicoli. ...

La rivolta conformista - edizioni Una città/2009
Siamo figli del passato
Chiaromonte Nicola
«Siamo inebetiti dalle nebbie del passato», ha scritto recentemente uno scienziato di cui mi rincresce di non ricordare il nome. È un pensiero il quale presume che ci possa essere una condizione in cui il passato non abbia sul presente alcun peso e alcuna conseguenza, e l’uomo sia libero di avventurarsi a ogni passo nel regno dell’assoluta novità. È l’ideale del moderno: l’«assolutamente moderno» di Rimbaud. ...

La rivolta conformista - edizioni Una città/2009
Lettere ad Anne Koppel
Chiaromonte Nicola
Princeton, 3 dicembre 1966 Cara Anne, non voglio tardare a risponderti perché la tua lettera mi ha molto colpito. Mi dispiace molto averti dato l’impressione di essere “non gentile” e “ingiusto” con te. Sei l’ultima persona alla quale avrei voluto dare un’impressione di questo tipo. Una cosa è vera, ma non ti riguarda affatto, è che sono diventato molto impaziente rispetto a coloro che parlano di politica per il piacere (molto equivoco secondo me) di lasciare libero corso alla loro indignazione virtuosa. ...

La rivolta conformista - edizioni Una città/2009
Esiste questo “sistema” contestato dai giovani?
Chiaromonte Nicola
Si parla, specie fra i giovani, con grande facilità, frequenza e veemenza, del «sistema», della sua iniquità e della sua natura totalmente oppressiva e repressiva: oppressiva e repressiva al punto -come i detti giovani hanno sentito spiegare dal professor Marcuse- da essere totalmente «permissivo», il sistema; ossia da lasciar dire e fare qualunque cosa; sicché, per demolirlo, non c’è che da sottrarsi completamente alle sue regole, menare vita randagia, o attaccarlo dal di fuori con la violenza...

Fondo Rosselli/2009
Da un vecchio fallito



Una città/2009
Questa è l'Italia
Francesco Saverio Merlino


Una città/2009
Carlo Cattaneo, federallista
Camillo Berneri


Brutti ricordi/2007
Prefazione al libro Brutti ricordi
Pierre Vidal-Naquet
Rispondendo all’invito dei miei amici del mensile Una Città di Forlì, ai quali sono unito da numerosi legami di collaborazione, scrivo due parole per presentare un libro che ho trovato affascinante, non solo per il suo argomento, che non manca assolutamente d’interesse dal momento che si tratta delle condizioni nelle quali la stragrande maggioranza degli arabi palestinesi, che abitavano nel paese divenuto poi Israele nelle sue frontiere del 1967, hanno lasciato le città ed i paesi che appartenevano loro da secoli. Per gli autori palestinesi si trattò dell’Espulsione, da cui deriva il titolo che il mio amico Elias Sanbar ha dato al racconto, solidamente documentato, di questi eventi. Da parte israeliana, esiste una leggenda, sulla quale tornerò più avanti, che vuole che siano stati gli arabi a partire, seguendo gli ordini dei loro capi per lasciare il campo libero ai combattenti il cui sogno era la distruzione della colonizzazione sionista. Fortunatamente esistono anche i libri di storia, nel senso che questo termine ha per gli storici di mestiere. L’opera fondamentale, pubblicata prima in inglese, nel 1987 [The Birth of the Palestinian Refugee problem, 1947-1949, Cambridge], successivamente in ebraico, è quella di Benny Morris, ora tradotta [dall’edizione aggiornata, 2004, ndc] anche in italiano con il titolo Esilio. Israele e l’esodo palestinese (Rizzoli 2005). Sicuramente la soluzione non arriverà entro sera...