Lorenza Carlassare, giurista e costituzionalista, è professoressa emerita di diritto costituzionale all'Università degli Studi di Padova, dove vive.

Per molti di coloro che si battono per il no la riforma costituzionale insieme alla riforma elettorale fa parte di un unico disegno. Lei cosa pensa?
Certamente sono due cose intrecciate. Tempo fa avevo scritto che il primo, reale obiettivo era la riforma elettorale, tant’è vero che l’hanno voluta approvare per prima perché altrimenti la riforma costituzionale non avrebbe realizzato lo stesso effetto che  i suoi proponenti volevano ottenere. è l’intreccio delle due che rivela una filosofia complessiva molto semplice: restringere la sfera di partecipazione. Da molti anni si cerca di verticalizzare il potere e di togliere dalla scena istituzionale le voci minoritarie e quelle che esprimono i bisogni sociali che costano. Non si vuole che queste domande sociali riescano ad arrivare alle istituzioni, che possano avere voce e trovare ascolto   sottraendo risorse agli interessi consolidati. Proprio a questo serve un sistema elettorale che artificialmente, attraverso il premio,  trasformi in maggioranza assoluta una forza politica, la quale, posta in posizione dominante, renda ininfluenti tutte le altre, soffocando la molteplicità delle voci. La controversia tra la Fiat e la Fiom, dove si è tolta perfino la rappresentanza in fabbrica a una delle più importanti associazioni sindacali è un esempio chiaro! Per fortuna la Fiom ha fatto ricorso alla Corte costituzionale che ha dichiarato illegittima quell’esclusione. Mi chiedo: se in Parlamento ci fosse stata una voce che si fosse levata a difesa di questi operai così vilipesi in una Repubblica che per Costituzione, ricordiamolo, dovrebbe essere fondata sul lavoro (art.1), forse anche la dirigenza Marchionne non avrebbe avuto il coraggio di spingersi così avanti. La verità è che nessuno li ha difesi: in Parlamento quegli interessi erano privi di rappresentanza!
Il disegno è togliere rappresentanza agli interessi che confliggono con quelli consolidati, interessi complessi più o meno identificabili da sempre tutelati, che certamente non sono gli interessi della maggioranza delle persone.
Ma perché la riforma del bicameralismo andrebbe in questo senso?
Perché il Senato sarebbe una camera sottratta al voto popolare, del tutto manipolabile. Nel disegno che vedo io, il senso dell’operazione si capisce benissimo; altrimenti, qualcuno mi sa dire cosa sarà questo Senato? Chi rappresenta? Nel testo della Riforma è scritto che i senatori rappresentano le istituzioni territoriali, ma è un falso. Non rappresentano i cittadini di quei territori, dai quali non sono eletti. Come sono eletti? Vengono scelti dai consiglieri regionali al loro interno, dai consiglieri che si votano fra loro. Dato il numero esiguo di senatori da eleggere in ciascuna Regione (in alcune Regioni saranno solo due) si capisce quale sarà il criterio con cui si eleggeranno: un criterio di ripartizione politica. Oltre ai consiglieri regionali, nel nuovo Senato ci sono anche i sindaci. Al che ci si potrebbe rallegrare: ci sono i sindaci, uno per regione, che bellezza, sono rappresentati anche i comuni! No! Perché non solo questi sindaci non sono eletti dai comuni, né dal popolo dei comuni, ma sempre dai consiglieri regionali. A che titolo?
Quindi il tutto ha anche dei caratteri irrazionali. Ancora più irrazionale il fatto che se rappresentano le istituzioni territoriali, dovrebbero portare in Senato la voce di queste istituzioni, la voce dei vari territori, invece è scritto espressamente nella riforma che anche i senatori eserciteranno le loro funzioni senza vincolo di mandato così come i deputati. Ma questi rappresentano la nazione intera, non delle frazioni  come invece i senatori i quali, se rappresentano le istituzioni territoriali dovrebbero parlare con una voce sola, a nome dell’istituzione regionale. Invece no, rimane loro evidentemente libertà di voto. Si riprodurrà quindi la logica partitica, avremo una piccola camera formata da persone fidate perché scelte dalle segreterie dei partiti e a queste, non agli elettori o ai Consigli regionali, i nuovi senatori risponderanno.
Ecco allora che il disegno diventa più chiaro: è un disegno di verticalizzazione, di soffocamento delle voci, di manipolazione degli organi costituzionali, in modo da poterli controllare.
Ma questo senato avrà poi funzioni molto import ...[continua]

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