Gabriella Valera insegna Storia e Critica della Storiografia nell’Università di Trieste, è membro della International Society for Cultural History e autrice di studi su diversi aspetti del "paradigma della modernità”. Dal 1992 attiva nel volontariato, con prevalente impegno verso la cultura del dialogo e verso i giovani, ha creato nel 2007 il Forum Mondiale dei Giovani "Diritto di Dialogo” imprimendo un forte impulso verso la comprensione e la valorizzazione della cultura giovanile.

Cos’è e come nasce il Forum Mondiale dei Giovani "Diritto di Dialogo”?

Il Forum Mondiale dei Giovani "Diritto di Dialogo” è nato all’interno di un vasto progetto di valorizzazione e "cura” del linguaggio, realizzato dall’Associazione "Poesia e Solidarietà”, e prima ancora che mi decidessi a fondare l’Associazione, da me personalmente in collaborazione con Ottavio Gruber e qualche altro amico.
Il progetto ha nome "Poesia e Solidarietà, linguaggio dei popoli”, ma vanno subito evitate facili interpretazioni e sfatati equivoci. "Solidarietà” e "cura” sono parole forti, ma, specialmente solidarietà, anche abusate. Quando poniamo al centro del nostro lavoro la "solidarietà come linguaggio”, e per di più come "linguaggio dei popoli”, intendiamo parlare dell’immenso lavoro interculturale, interpersonale e intergenerazionale di cui necessita il nostro tempo, così ricco di proposte comunicative, così costretto dentro una sostanziale povertà di significati. La "cura” del linguaggio diventa allora cura di sé, cura delle relazioni, cura dei paesaggi e delle storie, cura di ogni patrimonio umano e intellettuale la cui fruizione ‘pubblica’ è motivo di solidarietà sostanziale e nello stesso tempo di crescita individuale.
All’inizio, era il 2004, abbiamo lanciato il nostro appello attraverso la poesia: oltre che con le attività correnti dell’Associazione anche attraverso un grande Concorso Internazionale (Concorso Internazionale di Poesia Castello di Duino, ora alla sua IX edizione). Il Concorso è stato un immediato successo. Riservata la partecipazione ai giovani fino a 30 anni di età, sin dal primo anno abbiamo ricevuto centinaia di poesie da circa 60 paesi del mondo (che ora sono diventati almeno 90 mentre il numero delle partecipazioni è salito a migliaia). Il lavoro è stato ed è immenso: le poesie vengono valutate e selezionate anzitutto nelle lingue originali; poi, giunte in finale, vengono tradotte tutte anche in italiano. Il lavoro di traduzione, le difficoltà e il fascino del comprendersi (o qualche volta dell’immaginarsi) diventano un aspetto centrale del concorso stesso e della percezione interculturale che lo anima. Le potenzialità espressive di giovani e giovanissimi si sono rivelate straordinarie, emozionanti, un vero spazio di riflessione per me che, di anno in anno, curando il libro dei vincitori e segnalati, trovo trame profonde di cultura e riconosco nelle voci lontane e diverse tratti di qualche storia possibile da raccontare o da costruire insieme. Poesia e Solidarietà significa appunto che la poesia, certo considerata anche nei suoi valori formali e più propriamente testuali, ha nel nostro contesto una funzione conoscitiva profonda. La sua capacità di trasformare il ricordo, anche privato, in memoria culturale, tra l’altro con uno slittamento del ‘culturale’ dal puro riferimento antropologico a quella complessità di intreccio che l’attuale storiografia culturale si sforza per certi versi di mettere in campo, è davvero importante per i nostri giorni: ciascuno è se stesso ma nello spazio di un confronto, di una pluralità di sensi, fini, aspettative che tutte pretendono nella poesia di sentirsi e di essere in qualche modo sciolte da vincoli, assolute, trascendenti. Si rimane "incantati” di fronte alla cose e ai luoghi di un mondo "disincantato” senza però che questo significhi un arretrare della mente e della ragione… anzi.
Negli anni, con il concorso e con le altre attività collaterali (mostre fotografiche, reading di poesia e momenti di messa in relazione di diverse forme espressive come musica e teatro), abbiamo verificato che molti dei partecipanti e dei vincitori erano impegnati anche nel volontariato sociale e culturale in diverse aree del mondo, erano spesso pronti a seguire impegnativi percorsi di vita o desiderosi di farlo. è stata quindi quasi una necessità quella di pensare a un luogo in cui il linguaggio dell’arte diventasse linguaggio della riflessione e del dialogo.
Così è nato sei anni fa il Fo ...[continua]

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