Bruno Luverà, giornalista Rai, segue come cronista politico le vicende della Lega Nord e del nuovo regionalismo europeo. Sul problema della Regione europea del Tirolo e dei nuovi nazionalismi europei ha di recente pubblicato il volume Oltre il confine, Il Mulino 1996.

Ci puoi spiegare quando nasce e come si sviluppa il nuovo regionalismo europeo?
E’ un fenomeno che si comincia a intravedere alla fine degli anni ’80, dopo la caduta del Muro di Berlino, quando si aprono scenari geopolitici impensabili prima. Si deve parlare di nuovo regionalismo europeo, perché c’è proprio una cesura tra l’idea di Europa delle regioni che si era sviluppata negli anni ’70 e ’80 e quella che si sviluppa negli anni ’90. Il concetto originario, il concetto genuino di Europa delle regioni, faceva leva sulla necessità della tutela delle tradizioni, delle identità locali, contrapposta a un processo di unificazione europea che tendeva a omogeneizzare e appiattire. Questo concetto valorizzava l’idea della molteplicità, della società multiculturale, del rispetto delle diverse identità: in questa visione, la convivenza tra diverse identità è un valore, non un disvalore. Paladini di questa Europa delle regioni erano soprattutto i movimenti di sinistra, in Germania, ad esempio, il partito socialdemocratico (Spd) e i Verdi. Successivamente, il concetto diventa patrimonio della destra. L’idea è quella di contrapporre allo stato nazionale gli stati regionali, con l’obbiettivo di far nascere non l’Unione europea degli stati nazionali, ma una federazione europea di stati regionali. Il criterio di aggregazione dell’Europa delle regioni diventa l’omogeneità etnica, che serve a ridisegnare i confini politici dell’Europa valorizzando l’identità locale. Si comincia a parlare di etnopluralismo invece che di società multiculturale. E’ questa la prima grande frattura rispetto all’idea originaria dell’Europa delle regioni. L’etnopluralismo si basa sull’idea che occorre valorizzare le singole identità, in contrapposizione al processo di integrazione europea, e che, per conservare la purezza di ogni popolo, è fondamentale che ogni popolo sia omogeneo al suo interno. Solo il dialogo e il confronto fra popoli omogenei di Stati regionali può salvare l’identità e impedire quello che la nuova destra chiama etnocidio. Questa è la differenza fondamentale: nell’idea della nuova destra, l’Europa delle regioni tende a escludere, a dividere, mentre l’idea originale tendeva a far vivere e convivere una molteplicità di culture e di identità.
Qual è la base teorica del nuovo regionalismo?
La base teorica è il federalismo etnico, o federalismo integrale, filone di pensiero dottrinale cui, per esempio, fa esplicito riferimento Bossi. Il maggior teorico istituzionale è il francese Guy Héraud che già nel 1968 nel libro Les principes du fédéralisme et la Fédération européenne teorizzava la nascita di una federazione europea di Stati regionali omogenei. L’idea si sviluppa e parte dalla Francia e si sposta in Germania e Austria, dove trova nei Freiheitlichen di Jörg Haider il movimento che comincia a parlare di Europa delle regioni e la teorizza a livello politico. Già dal ’91, Haider ha contatti con la Lega, ma è molto difficile ricostruirne i passaggi. Il terreno di sviluppo delle teorie viene poi preparato, negli anni ’80, dalle iniziative del Land tedesco della Baviera. Nel 1977 la Baviera aveva finanziato la nascita di quello che può essere considerato il centro teorico del regionalismo europeo basato sul federalismo etnico: l’lstituto internazionale per il diritto dei gruppi etnici e il regionalismo, l’Intereg. La politica estera della Baviera, che ha un ruolo importantissimo per far avanzare l’idea dell’Europa delle regioni a livello delle istituzioni europee (Consiglio d’Europa e Parlamento europeo), si basa sull’idea delle regioni etniche. L’ideologia di Intereg è molto forte e l’iniziativa politica bavarese tende a limarla; ne esce un’idea molto annacquata rispetto a quella originaria elaborata da Intereg, ma poco importa: l’importante è che il regionalismo prenda piede, perché poi potrà uscire con forza quel particolare tipo di regionalismo che è quello etnico. L’iniziativa della Baviera è fatta in sordina, a livello istituzionale, l’esistenza di Intereg è quasi sconosciuta. E’ interesse della Baviera sviluppare un’Europa delle regioni, non essendo interesse della Baviera la nascita dell’Unione europea come unione politica, perché, a quel pu ...[continua]

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