Marzio Barbagli, sociologo, insegna al Dipartimento di Scienze dell’educazione dell’Università di Bologna. E’ direttore della rivista Polis. Sul tema della famiglia ha pubblicato Provare e riprovare. Matrimonio, famiglia e divorzio in Italia e in altri paesi occidentali, Il Mulino; sempre per la stessa casa editrice, sta per uscire una nuova edizione di Sotto lo stesso tetto, Mutamenti della famiglia in Italia.

E’ possibile parlare di una famiglia contadina, di una famiglia industriale e, ora, di una famiglia post-industriale?
Non credo si possa parlare della famiglia della societa preindustriale, contrapponendola alla famiglia della società industriale. Oggi, sappiamo che l’idea secondo cui l’industrializzazione e l’urbanizzazione hanno determinato il passaggio da una famiglia complessa a più unità coniugali, alla famiglia nucleare, era sbagliata. Questo si è verificato solamente in alcune parti del mondo. In altri termini, abbiamo più informazioni sulla geografia della famiglia in Europa prima dell’avvento della società industriale.
Sappiamo che la situazione della famiglia nell’Europa centro-settentrionale, in particolare in Inghilterra, era diversa da quella dell’Europa mediterranea. In Inghilterra, le famiglie complesse non sono mai esistite, neanche nel Trecento e nel Cinquecento. Così come non sono esistite nella Francia settentrionale, in alcune parti della Germania e neppure nell’Italia meridionaldove, grazie a un’ampia documentazione, in particolare riguardante la Puglia, la Sicilia e la Sardegna, possiamo affermare predominasse la famiglia nucleare.
Oggi esiste una "mobilità affettiva’’ maggiore rispetto al passato?
L’idea, presentata dai giornali, secondo cui il presente è caratterizzato da vari tipi di famiglia è errata, perché varie tipologie del nucleo familiare esistevano anche prima, nel Settecento o nell’Ottocento, perché non accadeva a una persona di vivere, per tutta la sua esistenza, in un solo tipo di famiglia. C’erano famiglie nucleari, famiglie complesse, c’erano rotture dei matrimoni senza che esistesse il divorzio, c’era un’alta quota di persone che viveva in famiglie con un solo genitore. Anzi, per l’alto livello di mortalità, allora era più probabile che i bambini vivessero una parte della loro vita con un solo genitore, perché l’altro moriva. Anche allora c’erano i singles, ovviamente per motivi diversi da quelli di oggi. Oggi, per le donne vivere da sole è un segno di maggiore autonomia, di emancipazione; prima, invece, si era single perché si perdevano i genitori o si era costretti a emigrare, visto che c’era una forte mobilità della popolazione verso le città. Quindi, non certo per esigenze di autonomia, di uomini e donne che vivevano da soli ce n’erano parecchi anche in passato, forse perché si rimaneva vedovi e non ci si risposava. Sto ovviamente parlando della popolazione appartenente ai ceti non privilegiati. Pertanto, le tipologie della famiglia possono essere anche diverse, non è vero che allora ci fosse un solo tipo di famiglia, mentre oggi ce ne sarebbero tante. Sia allora che oggi, ce n’erano, quel che fa la differenza sono i meccanismi di formazione. Il divorzio, da questo punto di vista, ha determinato grandi cambiamenti. Per esempio, le famiglie ricostituite, a cui recentemente l’Istat ha finalmente dedicato una certa attenzione, esistevano anche allora, ma si formavano grazie a seconde nozze dopo la vedovanza. Oggi, hanno caratteristiche del tutto diverse, perché si formano dopo il divorzio, il che implica una notevole differenza. In questo senso, il divorzio ha cambiato molte cose, perché permesso di formare questo nuovo tipo di famiglia, detta appunto ricostituita, che presenta enormi differenze rispetto al passato. La più importante riguarda l’eventuale presenza di figli. A qusto riguardo, nella famiglia ricostituita di un tempo c’era una semplice sostituzione del genitore: una donna che rimaneva vedova con dei figli si risposava e questo era il nuovo padre. Oggi, invece, se una donna divorziata con dei figli si risposa, questi finiscono per avere due padri, il che fa una grande differenza, oltre a creare grossi problemi, perché i padri biologici si occupano sempre meno dei figli, mentre gli altri, i nuovi padri, non sono legittimati ad occuparsene. Da un lato, la nuova moglie si aspetta da loro che se ne occupino, ma il costume corrente, tipico di una fase di transizione, non prevede che lo facciano. Ci vuole molto tempo per creare delle norm ...[continua]

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