Andrea Settis Frugoni, assieme a Silvia Baldassari e Arianna Luperini, è socio fondatore della casa editrice Barta.

Com’è nata l’idea della casa editrice?
È un sogno che coltivavo da tempo e che mi sono trovato a condividere con Arianna Luperini -che di mestiere fa la psicoanalista e ha un grandissimo amore per la letteratura- proprio nel corso di un progetto editoriale. Ecco, parlandone, ci siamo detti: "Perché non la facciamo noi una casa editrice?”. È vero, è un’idea un po’ folle di questi tempi, in cui le case editrici chiudono o vanno male e la gente legge sempre meno, ma noi eravamo proprio convinti; un’amica di Arianna, Silvia Baldassari, psichiatra, anche lei grandissima lettrice, ha sposato quest’idea e così siamo partiti.
Abbiamo deciso di esordire con un volume di Andrea Dei Castaldi. Io lavoro nell’editoria da tempo e in vari ruoli: ho iniziato come correttore di bozze, ho fatto tutta la gavetta, e adesso faccio il redattore alla Viella, una casa editrice molto bella che si occupa di libri di storia. In passato ho lavorato anche da Rizzoli e quindi di romanzi me ne hanno proposti tanti da leggere. Normalmente il posto dei "romanzi nel cassetto” è vicino ai calzini. Cioè stanno benissimo dove sono. Questo invece mi ha folgorato, l’ho fatto leggere alle mie socie ed è piaciuto anche a loro. Certo, è un azzardo doppio: una casa editrice esordiente che esordisce con un esordiente.
La collana di narrativa l’abbiamo chiamata "Qzerty-Qwerty”, dalla tastiera della macchina da scrivere; il layout della tastiera italiana è il cosiddetto "qzerty” (dalle prime sei lettere in alto a sinistra), invece quella inglese ha la W al posto della Z; era un modo per dire che facciamo letteratura italiana e internazionale.
La prima presentazione del libro, a Bassano del Grappa, è andata benissimo: abbiamo venduto 64 copie, un numero esorbitante. L’autore per fortuna è molto disponibile, è bravo a parlare in pubblico e, insomma, funziona.
Voi puntate su prodotti di qualità e poi sull’autodistribuzione.
Questo primo volume è stampato su carta palatina, cento grammi; non ci affidiamo alla stampa digitale, ma a una tipografia tradizionale, anche perché del primo volume abbiamo tirato millecinquecento copie, ma perché vorremmo venderne tante!
Come carattere abbiamo scelto l’Arno, un font molto bello, ideato da uno dei più bravi creatori di caratteri tipografici al mondo. Il prezzo di copertina l’abbiamo mantenuto bassissimo: 12 euro per 236 pagine. Per essere un volume di questo tipo è veramente poco, soprattutto perché non abbiamo la forza di un grande editore per coprire ogni libreria del suolo nazionale.
Anche per questo abbiamo deciso di fare una sorta di autodistribuzione. Bisogna sapere che, tolto il 4% di Iva, la distribuzione si prende come minimo il 50% del prezzo (il 30% va al libraio e il 20% al distributore). In più, per distribuirlo nelle catene, tipo Feltrinelli, Libraccio, Ubik, Mondadori o nei supermercati, o ancora su Amazon o Ibs, c’è il cosiddetto supersconto. Quando Amazon o gli altri ti offrono il 15% di sconto, in realtà loro ti stanno facendo il 2%, il 13% lo scaricano sulla casa editrice. Questo vuol dire che alla fine la distribuzione si porta via il 65%. Se ci metti che noi comunque diamo agli autori il 10%, beh, non resta quasi nulla.
C’è un altro paradosso: quando il libraio prende il libro, lo paga subito al distributore, che dà alla casa editrice la sua quota. Ma se a un certo punto il libraio ha bisogno di liquidi per comprare l’ultimo campione di vendite, cosa fa? Restituisce alla distribuzione tutti i libri che in quel momento non sta vendendo e la distribuzione a quel punto chiede alle case editrici i soldi ricevuti. In questo modo un editore rischia il collasso. E comunque sei immobilizzato, perché non sai veramente le vendite effettive, non c’è un termine preciso oltre il quale l’editore sa che quel libro è venduto.
Alla luce di tutto questo, abbiamo deciso di fare autodistribuzione con il conto vendita;ci sembra un meccanismo che funziona di più. Il libraio si prende i libri e ci paga solo quando li ha venduti. Al libraio conviene, perché li prende al 50% del prezzo di copertina e se non li vende ce li rende.
Chiaramente serve un libraio fidato, perché se c’è qualche libraio che si comporta in modo disonesto -per fortuna non è ancora successo- cosa fai, gli fai causa perché non ti ha dato venti euro? Qual è il problema? Che non riusciamo a starci dietro.
Si ...[continua]

Esegui il login per visualizzare il testo completo.

Se sei un abbonato online, clicca qui accedere, oppure vai alla pagina Abbonamenti per acquistare l'abbonamento online.
Gli abbonati alla rivista hanno diritto all'abbonamento online gratuito!