Papa Kouyaté è direttore del centro sociale e culturale Djeliya a Bobo-Dioulasso, in Burkina Faso. E’ architetto, decoratore di cinema e teatro, artista, griot.

Djeliya è un centro sociale e culturale radicato nella cultura africana e fondato sulla tradizione orale. Ci puoi parlare della figura del griot?
Djeliya viene dalla parola djieli che significa appunto “griot”; il centro Djeliya è dunque il luogo dove avvengono le azioni del griot. Ma chi è il griot? Un tempo, in assenza della scrittura, il griot era la memoria dell’Africa, e questa è ancora la sua essenza. Nelle società mandinghe dell’Africa, il griot era il consigliere dei re e dei capi tradizionali e, poiché il re non poteva parlare direttamente alla popolazione, faceva da portavoce. Il griot era poi musicista e con il suo canto esortava i guerrieri sui campi di battaglia.
D’altronde ancora oggi alcune star si recano sui campi di battaglia per incoraggiare i militari. Quando il griot veniva catturato dall’esercito nemico, egli lodava e incoraggiava il nuovo re, come si può vedere nel film di Dani Kouyaté “Sia e il sogno del Pitone” dove in realtà è proprio il griot che trama il colpo di stato. I griot avevano quindi anche un ruolo politico nella corte reale. I discendenti dei griot sono arrivati in Africa occidentale per insegnare il Corano alla corte reale, sotto la dominazione araba.
“Griot” è il nome che i francesi hanno dato a questo personaggio che, molto approssimativamente, è l’equivalente del troubadour, del giullare del re, perché era un uomo molto istruito, con una profonda conoscenza storica, che divertiva la corte attraverso la musica, i detti e i proverbi. A differenza dei trobadours, il griot aveva però un ruolo politico chiave.
Una figura complessa, chiamata a intervenire anche per sedare le liti familiari, cosa che avviene ancora oggi, anche qui a Bobo-Dioulasso.
Fra le numerose mansioni del griot c’era infine quella educativa: oltre a custodire e trasmettere la storia e la cultura della propria comunità, attraverso i racconti, le leggende, le genealogie, il griot trasmetteva anche un insegnamento morale; a ogni tappa del racconto i bambini, ma anche gli adulti, potevano salire di un gradino nella conoscenza.
I griot del resto sostengono che “ci sono bambini con la barba e adulti senza barba”, cioè che la parola detta dal griot può non essere capita da un adulto, mentre un bambino può comprenderne il senso profondo, e ciò l’ho imparato dalla bocca di mio padre griot. La parola del griot è futile, utile e rivelatrice al tempo stesso, e non è dato a tutti di accedere all’essenziale. Una frase può essere bella, detta bene e piacevole da ascoltare per taluni, ma solo il bambino o l’uomo con la barba, cioè il saggio, ne capiranno il senso profondo.
Il griot era il maestro dell’arte, intesa come arte della parola, della musica, della danza, del canto, e della seduzione. I griot tradizionalmente possiedono quasi tutti i talenti: sono musicisti, artisti, pacieri, seduttori, abili ruffiani, fino a diventare equilibristi, camaleonti, ipocriti che cambiano campo a seconda dei propri interessi.
Gran parte di tutta quest’arte è andata persa con l’arrivo degli europei, con la modernizzazione, così oggi in Occidente il griot è ridotto a una stella dello spettacolo, al musicista che arriva con i suoi strumenti musicali, la kora e il balafon, o con l’arte della narrazione e del racconto, mentre nell’Africa dei paesi e dei villaggi, ancora oggi, il griot resta quel personaggio chiave, dalle arti multiformi, pilastro della società.
Come si diventa griot in Africa occidentale ?
E’ una dote che si passa solo di padre in figlio o attraverso il matrimonio: una donna può diventarlo se sposa un griot. Io appartengo alla più grande famiglia di griot, i Kouyaté, che discendono dal primo griot Kouyaté, che visse nel XIII secolo, all’epoca di Soundjata Keita, imperatore del Mali. Molti griot cantano ancora le lodi dei Kouyaté come maestri. Esistono poi molte altre famiglie che sono diventate griot.
La famiglia Kouyaté è riuscita a conservare molti aspetti della complessa arte del griot, tenendo conto della colonizzazione e della modernizzazione portata dall’Occidente, integrandosi in questa evoluzione.
La nostra famiglia è cresciuta in quest’arte, il nonno si occupava dei problemi matrimoniali, risolveva le liti e riportava la pace nelle famiglie; è sempre stato circondato da persone a cui dava consigli; ancor ...[continua]

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