In Francia
Nel numero di aprile "Le Monde diplomatique” ha pubblicato col titolo I funzionari diventano il vero nemico, un vigoroso attacco di Anicet Le Pors, già ministro della Funzione Pubblica francese, al Presidente Macron, per le politiche contro la Pubblica amministrazione, che sono una novità in Francia ma hanno già una lunga storia da noi: "In questo campo come negli altri il presidente Macron vuole andare in fretta. Incaricato dai poteri forti -la finanza internazionale, da cui provengono i circoli dirigenti dell’Unione europea, il padronato, la tecnocrazia amministrativa, lo showbusiness, la quasi totalità dei media- il giovane presidente sa che il tempo non lavora per lui”. Perciò "il primo ministro Edouard Philippe ha preso le prime misure del Governo sulla Funzione pubblica: dimissioni volontarie, reclutamento accelerato di lavoratori a contratto, retribuzioni cosiddette ‘di merito’… ha iniziato anche una crociata contro lo stato giuridico, cominciando da quello dei ferrovieri...”
Il numero di Maggio apre con un articolo di Jean-Michel Dumay: La Francia abbandona le sue città di provincia, che fa l’esempio dei collegamenti ferroviari di Montlucon, peggiorati con i Tgv, come sono peggiorati da tempo da noi in tutte le cento città minori, persino quelle sulla direttrice Torino-Milano-Roma.
Apprendiamo da "Le Monde” che la Sncf ha affidato la gestione della prenotazione sui Tgv a un funzionario che proviene da una compagnia aerea. Forse lo ha fatto anche Trenitalia, il cui sistema di biglietti chiusi, informazioni incomplete in rete, penalizzazione nel prezzo delle ore di punta, rigidità scaricate sul cliente, fa pensare a una -cattiva- connessione aerea. Per gli aerei la scarsa informazione sui percorsi, sui ritardi, è almeno giustificata dal fatto materiale che dagli aerei non si può scendere, che sono possibili molti collegamenti paralleli, che le tappe sono necessariamente lunghe.

In Italia
Contro l’immagine prevalente sui media, la privatizzazione delle aziende e dei servizi non porta al pluralismo, al decentramento. Non sostituisce al servizio pubblico centralizzato molti servizi privati decentrati. Porta invece alla fine del servizio pubblico in senso proprio, sostituito da monopoli privati, o gestiti come privati anche se di proprietà pubblica o a maggioranza pubblica. Le grandi aziende non hanno interesse a servire le fasce marginali, i piccoli paesi, le campagne, le montagne. Né hanno interesse ad adeguare i servizi alla domanda. Se ci sono più utenti in una certa fascia oraria, alzano i prezzi in quella fascia. Così scoraggiano la concentrazione, e, in ogni caso, ci guadagnano di più. Si concentrano persino le trattorie e le paninoteche-mangiatoie, che restano sì numerose, ma ovviamente concentrate nei pressi dei grandi palazzi per uffici. Sono le trattorie da uscita per la cena che si rifugiano nei paesi, per chi può.
Mutamenti tecnici esaltati sui media, come il digitale terrestre, non coprono l’intero territorio, non per la grande maggioranza dei canali. Non il paese in cui abito, a mezz’ora di macchina dalla Gran Madre, a Torino. Bisogna mettere la parabola per prendere la maggior parte dei canali.
L’intero meccanismo porta alla concentrazione in poche città centrali del lavoro e della produzione, anche culturale, alla trasformazione delle città minori, per non parlare dei paesi, in quartieri dormitorio.
Se si prova a prendere il Tav sulla più ovvia e ragionevole delle tratte, da Milano a Torino, alle 6 del pomeriggio, quando si torna a casa dal lavoro, si scopre, oltre al raddoppio del prezzo nell’ora più comoda, la moltiplicazione di corse ravvicinate, di Trenitalia e di Ntv, la folla, il tutto esaurito, la continua ridda degli abbonati, che non hanno il posto garantito, in piedi alla ricerca di un sedile, che devono lasciare se arriva il titolare, o seduti sui gradini; la calca all’uscita a Porta Susa di chi deve precipitarsi a prendere una coincidenza in treno o in pullman -per arrivare a casa. Torino e i paesi della cintura sono entrati nell’area della pendolarità quotidiana da Milano.
Il treno veloce amplia la zona di attrazione del capoluogo della Lombardia e della intera regione, che risulta baricentrica per larga parte della pianura padana. La frammentazione, la gestione regionale, delle linee minori, che rende possibili solo percorsi molto brevi, non porta alla diffusione ma alla distruzione di poli secondari, che esistevano in passato. I più vanno su ...[continua]

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