L’11 luglio si avvicina. Sono passati 22 anni dal genocidio di Srebrenica. Genocidio che viene commemorato in tanti paesi del mondo, ma non nella Republika Srpska, l’entità della Bosnia Erzegovina dove si trova Srebrenica!
La negazione del genocidio in quell’area si sta rafforzando e ogni luglio diventa più brutale. Per la prima volta il sindaco di Srebrenica non sarà alla commemorazione. Non riconosce il genocidio.
Il 7 luglio, con le risorse del Comune, a Srebrenica era stata invece prevista la presentazione del libro di Ljiljana Bulatović "Srebrenica, menzogna e inganno del popolo serbo”. Quel giorno doveva essere mostrato anche il film sui volontari russi. L’attuale sindaco di Srebrenica, Mladen Grujicic, già in passato è stato promotore di analoghe iniziative.
Ljiljana Bulatović (nota come "la scrittrice di Ratko Mladić”, comandande dell’esercito della Republika Srpska processato all’Aja per genocidio e altri crimini commessi in Bosnia Erzegovina), ha scritto tre libri su Srebrenica, uno su Ratko Mladić, uno su Radovan Karadžić, in ciascuno glorificando i criminali e umiliando le vittime.
Tra l’altro, nel 2005 a Belgrado, durante la presentazione del libro su Ratko Mladić "Rapporto al comandante”, la Bulatović dichiarò che il cimitero di Potočari andava arato e coltivato perché la terra è fertile. Alcune sue apparizioni sono state vietate in Serbia, ma lei continua ad avere grande spazio nei media e nelle tribune pubbliche in questo paese.
Fortunatamente, a causa della pressione di ong e istituzioni della Bosnia Erzegovina, ma anche della Serbia (Comitato Helsinki per i diritti umani della Serbia, Centro per la decontaminazione culturale, Iniziativa civica, Centro belgradese per i diritti umani, Yucom-Comitato di giuristi per i diritti umani, Donne in nero, Fondo per il diritto umanitario, Iniziativa giovanile per i diritti umani e Associazione indipendente dei giornalisti della Vojvodina) la presentazione del libro di Ljiljana Bulatović è stata rimandata.
A Banja Luka l’11 luglio, giornata del genocidio, è stato tuttavia fissato un raduno in sostegno di Ratko Mladić, accusato all’Aja, tra l’altro, del genocidio di Srebrenica.
Quest’anno al Memoriale di Potočari verranno seppelliti i resti di 70 vittime bosgnacche, ritrovati in diverse fosse comuni e identificati. Tra loro anche sette minorenni, il più piccolo è Damir Suljic, che aveva 15 anni. La maggior parte di loro troveranno sepoltura accanto ai loro cari, padri, fratelli, parenti già identificati. La vittima più grande, Alija Salihović, aveva 72 anni e i suoi resti sono stati rinvenuti in due fosse comuni, a Zeleni Jadar e Pusmulići.
Finora a Potočari sono stati seppelliti 6.504 corpi; 6.429 sono vittime del genocidio; 75 persone hanno semplicemente voluto essere sepolte accanto ai loro familiari. Altre 233 vittime, su richiesta dei familiari, sono state portate in altri cimiteri.
I resti delle vittime del genocidio sono stati rinvenuti in 150 diverse località. Nella zona di Podrinje sono state scoperte 81 fosse comuni, di cui solo otto primarie. è difficile immaginare quanto debba essere malata una mente per decidere di dissotterrare i resti e portarli in località diverse così da coprire il crimine e rendere l’identificazione più difficile.
L’altro giorno è stata avanzata la proposta di erigere, nel centro di Srebrenica, un monumento in onore di Vitaly Chirkin, rappresentante permanente della Russia alle Nazioni Unite, colui che con il suo veto impedì l’adozione della risoluzione britannica su Srebrenica l’8 luglio del 2015. Per ora è stata rigettata.
In questa entità non si possono studiare il genocidio e i crimini commessi, ogni giorno i criminali di guerra vengono invece ricordati e premiati; si intestano loro edifici e istituzioni. Dodik tempo fa ha detto che nella Repubblica Serba di Bosnia non si studierà il genocidio di Srebrenica né l’assedio di Sarajevo.
Anche la lingua bosniaca è stata espulsa da questa entità.
Ricordo bene le parole di Ratko Mladić quando ordinò il bombardamento di Velesic, nell’area di Sarajevo: "Razvucite im pamet”, fate impazzire i musulmani.
Penso che questo "razvucite im pamet” sia ancora in atto sui cittadini di Srebrenica di tutte le nazionalità, solo che questa volta i mezzi sono diversi.
Lettera dalla Bosnia di Irfanka Pasagic
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