Cari amici,
non vi ho scritto per tanto tempo, perché non avevo nulla di bello da dirvi. Sono consapevole del fatto che questo periodo di pandemia non sia facile neanche per voi e perciò non volevo addossarvi anche il carico della situazione in Bosnia Erzegovina (BiH).
Già in passato avevo definito gli accordi di Dayton una sorta di “camicia di forza” che la Comunità Internazionale aveva imposto alla Bosnia Erzegovina. Per quanto la situazione sia critica già da anni, mai come ora quegli accordi si stanno rivelando in tutta la loro insensatezza e assurdità. La Presidenza tripartita della BiH non funziona da mesi, per colpa di uno dei tre membri. Perfino quando gli incendi sono divampati in vasti territori della BiH, è risultato impossibile ingaggiare le forze militari con i loro elicotteri (noi abbiamo solo quelli), perché i tre membri della Presidenza non sono riusciti ad accordarsi su una decisione univoca. La paradossalità dell’attuale situazione è ben esemplificata dallo scandalo dell’ossigeno. Mentre la Bosnia Erzegovina veniva collocata al secondo posto, dopo il Perù, per numero di morti in relazione al numero di abitanti, è stato scoperto che negli ospedali, ai pazienti, viene somministrato l’ossigeno industriale anziché quello medicinale. La Commissione della Repubblica Serba di Bosnia e Erzegovina (Republika Srpska) ha detto che questo è ok, insomma che va bene così. La Commissione dello Stato centrale ha invece affermato che l’ossigeno industriale non può essere somministrato ai pazienti. Bene, da quel momento, il governo della Repubblica Serba ha deciso che d’ora in poi per loro saranno valide solo le decisioni del governo della Repubblica Serba.
Intanto offese e umiliazioni degli “altri” sono quotidiani. Non bastasse, in questi tempi in cui molti faticano a sopravvivere, proprio coloro che urlano di più, che occupano le più alte posizioni, si sono arricchiti enormemente. Gli episodi di corruzione sono anch’essi all’ordine del giorno. Stiamo assistendo al fatto che la maggior parte dei nostri politici è sotto inchiesta giudiziaria, ma di queste inchieste già sappiamo che non se ne farà nulla. Oppure, come usa dire il nostro popolo: ha tremato la montagna, è nato un topolino. Nessuno di loro si è mai dimesso. Nessuno è stato condannato.
Nel frattempo -di nuovo!- si stanno ritagliando e ridisegnando i confini della BiH. Di nuovo si parla di formare due eserciti nello stesso stato. Di nuovo la colpa è degli altri. Gli echi di guerra tornano a farsi sentire. È interessante anche la posizione della Russia e dei paesi occidentali riguardo la situazione: siamo davanti alla più seria crisi post bellica in Bosnia Erzegovina. Intanto, aspettiamo. Che decidano gli altri.
Per quanto riguarda la pandemia, all’incirca il 20% della popolazione è stato vaccinato. Non esiste alcuna campagna vaccinale organizzata, perché così i nostri politici non si devono preoccupare di procurarsi le forniture di vaccini. Non ci sono nemmeno restrizioni: i bar sono pieni e quasi ovunque si può andare senza mascherina. I test si fanno solo agli ammalati più gravi o a quelli che lavorano e hanno bisogno di stare in malattia. Il risultato è che il numero di positivi non risulta così alto, nonostante stia crescendo significativamente di giorno in giorno. Il numero dei morti è enorme.
In Amica, altre due persone si sono ammalate. Noi due rimasti, ci siamo dati da fare per sbrigare più lavoro possibile, anche se non è stato per niente facile. Non siamo stati in quarantena, anche se avremmo dovuto, perché il numero di persone che vengono a chiederci aiuto aumenta quotidianamente. Nel frattempo i prezzi sono impazziti, suppongo anche da voi.
Ecco, scusatemi di non avervi scritto nulla di bello.
Nulla di bello da dirvi
lettere da...
Una Città n° 279 / 2021 novembre
Articolo di Irfanka Pasagic
Nulla di bello da dirvi
Archivio
Fedele a se stesso
Una Città n° 274 / 2021 aprile
Cari amici,
mi scuso per non aver scritto prima, ma avevo bisogno di prendermi una pausa. Che la rabbia e la tristezza allentassero la presa.
La morte di Enam e il modo in cui è stato seguito dai sanitari, purtroppo, è la conferma di quell...
Leggi di più
Senza odio e paura
Una Città n° 271 / 2021 dicembre 2020-gennaio 2021
Cari amici,
è bello pensare che quest’anno così difficile per tutti noi, il 2020, è finito e che ora entriamo nel nuovo con una qualche speranza che possa essere migliore di quello appena trascorso.
Ci mancano gli incontri con...
Leggi di più
Nessuno risponderà
Una Città n° 277 / 2021 agosto-settembre
Cari nostri,
innanzitutto spero che stiate tutti bene. Qui da noi la situazione con il Covid sta lentamente peggiorando, ma per ora non è ancora allarmante. Le strade e i bar sono pieni, nessuno rispetta il distanziamento. La cosa preoccupante &eg...
Leggi di più
I RAGAZZI STANNO BENE
Una Città n° 266 / 2020 maggio
Cari amici,
vogliamo credere che stiate tutti bene e che siete tornati a respirare con più leggerezza. La situazione qui da noi è molto migliore rispetto alla vostra, però nell’aria si avverte comunque una specie di pesantezza ...
Leggi di più
Addio Irfanka
Una Città n° 291 / 2023 marzo
Lettera del febbraio 2000
Di nuovo un giorno cupo. La neve ha iniziato a sciogliersi, cambiando di colore e aggiungendo del grigio alla giornata. Sono appena ritornata dall’orfanotrofio e, come sempre, dopo tali visite mi sento strana. Cerco di def...
Leggi di più