La copertina è dedicata ai democratici tunisini e al loro paese da cui arriva un raggio di luce per il mondo intero. No, gli altri non passeranno né lì né altrove: le bambine vorranno andare a scuola, le ragazze vorranno mettere i blue jeans, le giovani non vorranno sottostare al maschio. Questo è certo. Il problema è solo quanto tempo ci vorrà e quanto sangue dovrà scorrere. Dipende anche da noi. Cosa siamo disposti a fare?

È stato giusto intervenire in Bosnia? E in Iraq? E cosa fare oggi in Siria e Ucraina? Pierre Hassner, che ha dedicato la vita allo studio delle relazioni internazionali, ci parla di un mondo che non è mai stato così complicato, dove accanto agli stati ci sono soggetti nuovi, religiosi, finanziari e ideologici; dove gli stati democratici, davanti alla decisione di intervenire, oltre ai vincoli costituzionali e internazionali, devono anche tener conto di un’opinione pubblica che tra l’altro si stanca facilmente; e dove tuttavia le guerre si continuano a fare per gli stessi motivi dei tempi di Tucidide e della Guerra del Peloponneso, cioè per paura, per interesse e per difendere il proprio onore.

Si dice che in Italia si spende troppo nello stato sociale, in realtà, ci spiega Giovanni Fosti, studioso dei sistemi di welfare europei con particolare attenzione alla non autosufficienza, noi spendiamo meno di Francia, Germania e Gran Bretagna, ma soprattutto abbiamo fatto una scelta diversa: ai cittadini diamo soldi e non servizi, con l’effetto di un sistema estremamente frammentato, al cui centro ci sono le badanti che, numericamente, superano significativamente i dipendenti del sistema sanitario nazionale.

All’indomani degli attentati parigini, la Francia ha condannato il comico Dieudonné e inasprito le norme che sanzionano l’apologia di terrorismo e i reati d’opinione, scatenando così un aspro dibattito sull’uso, secondo alcuni, di un doppio standard in tema di libertà d’espressione; in Gran Bretagna, nell’ambito del Counter-terrorism and security Act, i docenti universitari sono stati invitati a segnalare studenti e materiali "sospetti”. Fatto salvo che la libera manifestazione del pensiero non è un diritto assoluto, come va bilanciato? In un seminario tenutosi a Bologna con Gaetano Insolera, Carlo Guarnieri, Alessandro Gamberini e Emanuela Fronza, si è discusso dello statuto giuridico di questo diritto, dell’atteggiamento ondivago della stessa Corte europea dei Diritti dell’Uomo che comunque lascia ampia discrezionalità agli stati, di quando può essere opportuno comprimere la libertà d’espressione e di quando invece, in un’ottica di bilanciamento, è la tutela della libertà che può ridurre altri diritti. Il dibattito è aperto.

José Jacques Medina, sindacalista messicano, ci ha raccontato della sua lotta, in qualità di avvocato, accanto agli studenti e ai gruppi nati dopo il massacro di Tlatelolco, e degli eventi che l’hanno costretto a rifugiarsi proprio negli Stati Uniti, il paese "nemico”, dove fin da subito si è impegnato nella difesa dei diritti civili degli immigrati irregolari latinoamericani dando vita alla prima organizzazione in difesa dei migranti senza documenti, fondando il primo sindacato industriale a Los Angeles, nel 1974, e divenendo in seguito il primo deputato eletto al di fuori del territorio messicano, in rappresentanza di oltre trenta milioni di messicani in giro per il mondo.

"Conculcando i popoli asiatici e africani, i dominatori europei li ricacciavano verso il fanatismo delle elementari ribellioni; invece di favorire in buona fede la differenziazione di queste nazioni, i padroni di imperi (con arte maggiore quello britannico) credettero di poter sfruttare le divisioni, aizzando or una parte or l’altra, ma senza appagarne nessuna. Il risultato fu la delusione comune che ricementò non solo la solidarietà dell’Islam, ma quella di tutta l’Asia contro una supremazia straniera basata soltanto sulla forza”. A parlare è Andrea Caffi, in un lungo articolo scritto nel 1925 nei giorni in cui la Società delle Nazioni decideva del destino di Mosul e dei curdi.

Qui il sommario:
http://www.unacitta.it/newsite/sommari.asp?anno=2015&numero=220