Una Città200 / 2013
Febbraio


IN COPERTINA, l’immagine notturna dell’Europa vista dallo spazio; ne parla Piero Bassetti nell’intervista che pubblichiamo: è impressionante la macchia di luce del Nord Italia e basterebbe questa foto per far risaltare l’inadeguatezza, la povertà della riflessione politica, per di più in un momento così critico e in periodo elettorale, sul futuro del nostro paese e dell’Europa.
DUECENTO. Festeggiamo il duecentesimo numero con un collage di foto che raccontano la storia di "Una città” e ricordano gli amici che non ci sono più.
LIBRI LIBERI. A Bologna, da qualche mese c’è una nuova libreria, diversa da tutte le altre, dove i libri non si vendono e non si comprano, ma semplicemente si prendono o si portano, dove a partire dal libro spesso ci si ferma a chiacchierare con chi c’è; l’esperienza pioniera di Baltimora, dove oggi ci sono 150.000 volumi e quella di Madrid. Intervista ad Anna Hilbe (da pag. 6 a pag. 8).
LA PRAVDA A TREBASELEGHE. La struttura produttiva del nostro paese ha smesso di essere competitiva; a farcela sono le imprese che innovano e si internazionalizzano; l’esempio della Grafica Veneta, tipografia che da un paesino del padovano fa il 70% del fatturato all’estero. Sta cambiando anche la cultura dei lavoratori, per i quali conta sempre di più la gratificazione, ma anche il merito e che, se le condizioni sono condivise, sono disposti non solo a venire incontro all’azienda in termini di flessibilità, ma addirittura a metterci i propri soldi. Intervista a Daniele Marini (da pag. 10 a pag. 13).
DAL SALARIO AL WELFARE. Pier Giorgio Caprioli indaga l’impatto della crisi nei contratti aziendali che, anche grazie a un regime fiscale agevolato, sempre più si occupano di welfare, in particolare delle prestazioni che il sistema sanitario pubblico non offre, ma anche di organizzazione del lavoro; le resistenze dei lavoratori verso benefici che non sono più per tutti, come il salario, ma solo per chi ha bisogno (pag. 13-14).
LAVORI VECCHI E LAVORI NUOVI. Un paese il cui vero problema non è che conta meno laureati degli altri, ma che non ha bisogno nemmeno di quelli, perché lo Stato preferisce mantenere a insegnare le nonne lasciando a casa le nipoti e le imprese sono troppo piccole per fare ricerca. Un appunto di Francesco Ciafaloni (pag. 15).
IN SALA D’ATTESA. L’idea, nata per caso, di organizzare dei concerti di musica classica nei reparti di oncologia, in cui sono coinvolti tutti, dai medici ai pazienti e spesso alla fine a ringraziare è il musicista; una malattia ormai cronica in cui conta molto il dialogo franco tra malato e dottore, anche per scongiurare i rischi di accanimento. Intervista a Claudio Graiff (da pag. 16 a pag. 19).
DECISIONI DI FINE VITA. Nella rubrica "neodemos”, Gustavo De Santis ci parla dei risultati di uno studio, condotto in Francia, sul comportamento dei medici di fronte a scelte inerenti il fine vita (pag. 19).
IL DIRITTO ALLA FELICITA’. Il rischio che le campagne contro la violenza alle donne finiscano per confermare ruoli di sudditanza e dipendenza; la vera battaglia è culturale e non può che passare per i modelli di riferimento, che vanno forniti a scuola e ancora prima a casa; una società che ancora non è pronta e che si difende dalla libertà femminile. Intervista ad Alessandra Bocchetti (da pag. 20 a pag. 22).
DOPO. Passare venticinque anni accanto a una figlia con gravissimi problemi, con tutti i tempi della vita quotidiana irregimentati; poi la situazione che peggiora... Il ritorno a una vita normale, alle prese con una libertà a cui non si era più abituati, ma anche con un grande vuoto... Intervista a Claudia Marzocchi (da pag. 23 a pag. 26).
I TIMORATI. Se oggi, all’esterno, Israele è minacciata dal pericolo dell’armamento iraniano, all’interno ci sono due questioni che attanagliano il paese e che risalgono alla sua fondazione: il rapporto tra askenaziti e sefarditi e quello tra laici e religiosi; la faccenda, ancora irrisolta, dell’esonero dalla leva degli ultraortodossi. Un intervento di Francesco Papafava (da pag. 27 a pag. 30).
GLOCAL CITY. La necessità di capire che con la globalizzazione gli stati nazionali perderanno sempre più potere mentre il rapporto fondamentale sarà quello fra le grandi regioni e l’Europa e il mondo; i nodi dell’unità del 1861 che vengono al pettine; il grande nord è una realtà economica, sociale e culturale; le 4 glocal city europee del futuro, Londra, Parigi, Berlino e Milano; l’immagine disarmante di un Presidente del consiglio che va da Barenboim a pregarlo di suonare l’inno di Mameli. Intervista a Piero Bassetti (da pag. 31 a pag. 35).
IL CLUB DEGLI AUTOCRATI. Paolo Bergamaschi ci parla del suo recente viaggio in Russia, dove la delegazione europea si è vista accogliere con un certa freddezza; le difficili relazioni tra un’Europa in crisi e bisognosa di idrocarburi e una Russia intenzionata a fare la democrazia a modo suo (da pag. 36 a pag. 38).
LETTERA DALL’AMERICA. Gregory Sumner parla dello shock seguito alla strage di Newtown, ma anche della facilità con cui negli Stati Uniti la si è dimenticata (pag. 39).
LETTERA DAL PORTOGALLO. Giovanni Maragno racconta dei tre milioni di portoghesi che hanno lasciato il paese per sopravvivere alla crisi e che però non sono andati in Francia, Germania o Inghilterra, ma nelle ex colonie, come il Brasile, oggi in crescita tumultuosa (pag. 40).
LETTERA DALL’INGHILTERRA. Belona Greenwood ci parla della neve che ha coperto Norwich, per la gioia dei bambini, ma anche della solitudine degli anziani (pag. 43).
LETTERA DALLA CINA. Ilaria Maria Sala ci parla dell’"invasione” di Hong Kong da parte di donne cinesi incinte in fuga dalla politica del figlio unico, ma anche di funzionari corrotti alla ricerca di un rifugio sicuro per le loro fortune nel caso in cui cambiasse il vento (pag. 45).
RICORDIAMO LISA FOA, in quello che sarebbe stato il suo novantesimo compleanno, con due lettere inviateci dalla figlia Bettina (pag. 46).
LA VISITA è alla tomba di Giacomo Matteotti.
APPUNTI DI UN MESE. Si parla di mismatch, di famiglie arcobaleno, del programma per i ragazzini dotati delle scuole pubbliche di New York, di magistrati e articolo due della Costituzione, quello dei doveri, di "rivoluzioni civili” e "scelte civiche”, degli assistenti sessuali per le persone disabili, che in Italia non esistono, del bando dei sacchetti della spesa ormai in tutto il mondo e di un paradossale effetto collaterale, delle elezioni in Israele, di un esperimento in un ospedale francese dove i malati di tumore scrivono le loro biografie, della crisi in Veneto e in Emilia Romagna, di carcere, eccetera eccetera (da pag. 40 a pag. 47).
MATTEOTTI A LONDRA. "...si tratta del fatto che da due anni a questa parte quando lasci casa al mattino non sai se potrai farvi ritorno alla sera. Disse questo con grande calma. E poco dopo Matteotti è tornato in Italia, per morire”; per il "reprint” dell’ultima pubblichiamo un pezzo di Gino Bianco sul viaggio clandestino di Matteotti a Londra nel 1924.