Selim Beslagic è sindaco di Tuzla.

Può darci un giudizio sugli accordi di Dayton?
Quella che è stata firmata adesso non è una vera pace, semplicemente sono state realizzate alcune condizioni per arrivare alla pace. Ma le condizioni più importanti sono altre: la prima è che devono essere puniti i criminali di guerra per far tornare nella gente la fiducia. Finché non sarà possibile separare i colpevoli dagli innocenti, i criminali dalle vittime, continuerà a succedere che si dica: "i serbi sono criminali". Perché si possa tornare a convivere senza remore i colpevoli, siano essi serbi, croati o bosniaci, devono essere individuati e puniti. Per questo noi siamo pronti ad accettare l’autorità del Tribunale internazionale. La seconda condizione è la garanzia del ritorno dei profughi nelle loro case. E la terza è la garanzia di vere elezioni democratiche. Senza queste tre condizioni la vera pace non arriverà. Se poi teniamo conto che questa è la trentaseiesima firma per la pace, che tutte le altre trentacinque volte non ha funzionato, uno non può non essere scettico. Preferisco essere scettico e poi avere una bella sorpresa, piuttosto che essere ottimista e poi dover assistere ad altre tragedie. Il 25 maggio, alla firma dell’ennesima tregua, 71 ragazzi di Tuzla, dai 18 ai 20 anni, furono uccisi con una sola granata. Così non voglio più illudermi che la guerra sia finita.
Ritiene davvero possibile il ritorno dei profughi? Esiste già un piano?
Il ritorno dei profughi si articola in due punti: il ritorno dei profughi croati e musulmani nel territorio della Federazione, e cioè nelle città di Iaice, Bussovac, Mostar, Krainick, Vareck, Cakrina, Stolec, e questo è già cominciato perché a Dayton si sono messi d’accordo sul loro ritorno. Il processo aiuterà anche le città centrali della Bosnia-Erzegovina: i profughi che ora sono lì potranno tornare nelle loro case e queste città non saranno più in situazioni così difficili come adesso.
Il secondo punto di questo processo riguarda i moltissimi profughi che si trovano nella regione del nord-est della Bosnia, cioè la città e la provincia di Tuzla. Lì si trovano i profughi provenienti dalle città che ora sono sotto il dominio dei serbi, Srebrenica, Zepa, Prjiedor, Banja Luka, ecc. Il ritorno di questi profughi sarà molto più difficile, perché bisogna realizzare le condizioni affinché i serbi ne accettino il ritorno.
A Dayton si è parlato dei diritti di questi profughi e del fatto che dovranno sentirsi garantiti, sicuri a casa loro.
I serbi che hanno lasciato Tuzla e che vorranno tornare troveranno sempre le porte aperte, perché Tuzla, ma anche il governo della Bosnia-Erzegovina, già da tempo hanno dimostrato che i serbi che non si sono macchiati di crimini durante la guerra possono sempre tornare nelle loro case e tutti quelli che scelgono la Bosnia-Erzegovina come loro patria avranno un posto per tornare. Tempo fa la presidenza, il governo della Bosnia, la città di Tuzla, hanno lanciato un appello in questo senso a tutti i serbi che non hanno commesso crimini di guerra.
Per quanto riguarda le elezioni, bisogna innanzitutto creare le condizioni per elezioni libere e democratiche: significa che dobbiamo fare di tutto per evitare che gli aiuti umanitari diventino un mezzo per ottenere voti, dobbiamo ricostruire la nostra economia, dare lavoro alla gente, così ognuno potrà vivere del proprio lavoro, pensare con la propria testa e decidere liberamente per chi votare. Se ci fossero le elezioni adesso, gli aiuti umanitari verrebbero usati da chi li controlla per avere voti e vincere le elezioni, e quindi i risultati non sarebbero legittimi. Elezioni regolari e democratiche implicano la possibilità di muoverci in ogni parte della Bosnia-Erzegovina per verificare se esiste il nostro partito e dove non esiste avere la possibilità di crearlo. Adesso tutto questo non è possibile.
Non è ancora chiaro quale tipo di Federazione nascerà.
Se questa Federazione si realizzerà, non ci sarà autonomia dell’uno o dell’altro, sarà una Federazione con un unico sistema monetario, un’unica polizia, un’unica dogana, insomma un’unica entità. Gli americani già a Dayton durante le prime fasi dei colloqui ci hanno fatto capire che quello che è stato firmato a Washington, quello che siamo riusciti ad ottenere, bisogna farlo funzionare, perché non potranno discutere con due entità, la Federazione croato-bosniaca e la Federazione serba. Penso che alla fine di gennaio la Federazione dovreb ...[continua]

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