Tu hai ideato il Cammino di San Benedetto. Ci racconti?
Il Cammino di San Benedetto è partito nel 2012 e prima di allora non esisteva. Nasce da un’esperienza che ho fatto a fine agosto 2009: sono partito da Camaldoli con l’idea di arrivare ad Assisi. L’eremo di Camaldoli è un luogo che frequentavo da ragazzo con gli scout. Avevo letto una biografia di San Francesco che mi aveva molto affascinato e desideravo provare a vivere a stretto contatto con la natura. Io sono cresciuto nel movimento scout e sicuramente ho fatto mio quello spirito avventuroso, la sfida del riuscire a cavarsela da soli e anche l’esperienza della Route, il “fare strada”, con la sua dimensione di fede. Infatti, quando sedici anni fa sono partito da Camaldoli ero spinto anche da una ricerca spirituale. Arriva un momento nella vita in cui senti il bisogno di stare un po’ da solo con te stesso per capire alcune cose. Così per una settimana ho dormito nei boschi e mi sono affidato alla provvidenza e alla mia bicicletta. Se vuoi era una cosa molto idealista. Quando poi sono arrivato ad Assisi, ho incontrato questa realtà dei Cammini che si stavano affermando proprio in quegli anni. In Italia, in particolare con il Giubileo del 2000, si è riscoperta la via Francigena e sono partiti molti cammini spirituali, tematici, contemporaneamente si stava diffondendo anche il cammino francescano. Per me era molto interessante il fatto che delle persone si mettessero in cammino alla ricerca di qualcosa, fondamentalmente alla ricerca di se stessi proprio come avevo fatto io, affidandomi completamente alla provvidenza, senza neppure una tabella di marcia o una destinazione.
Dopo la laurea in biologia, ho vissuto e lavorato in Spagna, nel settore della ceramica, dopodiché, per nove anni, nel campo del turismo. Ho collaborato con “Avventure nel Mondo” come accompagnatore di gruppi; in seguito ho iniziato gli studi teologici e ora insegno religione nelle scuole medie.
La passione per i cammini è rimasta sempre la stessa. Avrei anche potuto scegliere di farne la mia professione, ma ho pensato che il piacere non sarebbe stato il medesimo, perché obbligato a creare dei Cammini, a me invece piace progettarli a titolo gratuito, al di là dei diritti d’autore delle guide che scrivo. Per i primi due anni ci ho lavorato a tempo pieno, anche di notte. Sono partito da solo ma adesso ho un mare di amici, ormai non c’è un posto in Italia e anche all’estero dove non ci sia qualcuno che mi conosce e che mi vuole ospitare, quindi a livello umano ho guadagnato tantissimo, per me, la mia anima, il mio benessere e la mia serenità.
Perché San Benedetto?
Penso sia stata una cosa spontanea, una vera vocazione. Come ti dicevo, da ragazzo frequentavo l’eremo di Camaldoli ed ero affascinato dai monaci e dalla figura di San Benedetto. Ho preso in mano il libro II de I Dialoghi di papa Gregorio Magno, l’unica biografia ufficiale dove si racconta la vita e la regola di San Benedetto da Norcia. Non è che sia molto esaustiva, però sono anche citati alcuni luoghi dove è passato il santo, in particolare Norcia, il luogo natale, poi Subiaco, dove ha vissuto trent’anni e dove ha provato per la prima volta l’esperienza della vita eremitica costruendo successivamente dei cenobi, e infine Montecassino, dove ha rivoluzionato il concetto di monachesimo realizzando un grande monastero capace di ospitare moltissimi monaci. Io sono rimasto affascinato dalla figura di San Benedetto e dal fatto che un uomo, tra il V e VI secolo, in un’epoca di grandissimi sconvolgimenti, con l’Impero Romano crollato sotto le ondate dei barbari, fosse riuscito a creare qualcosa di stabile con una Regola che regge ancora oggi, dopo millecinquecento anni.
A partire dal 2009, volendo far conoscere la vita del Patrono d’Europa e tutto il patrimonio culturale, sociale e storico che ci sta dietro, mi sono messo a studiare le fonti biografiche e tramite le mappe ho cercato di tr ...[continua]
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