Alberto Pagani, del Partito democratico, è stato Capogruppo Pd in commissione Difesa alla Camera e delegato presso l’Assemblea parlamentare Nato. Non è candidato.

La crisi ucraina sembra a un tornante, i russi iniziano la ritirata. Che idea si è fatto della guerra?
È prematuro parlare di svolta. Credo che Putin, confidando sulla nostra dipendenza energetica, si aspettasse una reazione molto debole e opportunistica dell’Europa, limitata a una condanna retorica dell’aggressione, con tante belle manifestazioni per la pace, e un’inconcludente azione diplomatica. Il suo progetto iniziale è fallito nelle prime ore. Attaccando l’Ucraina sperava di favorire un golpe militare che deponesse il Governo Zelensky dall’interno, spiazzando l’Occidente, ma ha fallito. Così i russi si sono trovati impantanati in una lunga guerra novecentesca, incontrando una resistenza più solida del previsto, sostenuta dall’Occidente con intelligence e forniture tecnologiche e militari. Senza questi aiuti la guerra sarebbe finita rapidamente e male, con l’annientamento della resistenza ucraina e la vittoria militare della Russia. A quel punto per quale ragione Putin avrebbe dovuto fermarsi e non minacciare la Moldavia, dato che il 90% della popolazione della Transnistria è russofona?
Cosa si attende dalla Russia, da Putin?
I Russi hanno sempre vinto le guerre lunghe, perché sopportano meglio le perdite e hanno capacità militari più adatte alla guerra di attrito che alla guerra lampo. Credo che la ritirata da Kharkiv sia dovuta all’efficacia dell’effetto sorpresa della controffensiva ucraina e a errori tattici russi, ma che non sia affatto l’inizio della fine. E penso che Putin non si fermerà finché riuscirà ad andare avanti, qualsiasi tentativo diplomatico mettessimo in atto. Se lo facesse sarebbe una sconfitta catastrofica e la fine dell’era Putin. Se incontrerà una resistenza sufficientemente solida, si fermerà quando avrà conseguito, esclusivamente sul piano militare, un risultato che potrà raccontare come una vittoria, anche se non lo è.
Quindi non crede nella possibilità di una vittoria russa?
In realtà Putin ha già ottenuto un successo, scatenando un terremoto globale, con epicentro in Ucraina, dal quale dovrà nascere un nuovo ordine mondiale, in ogni caso. Ma non può più ottenere il risultato di sottomettere l’Ucraina, come sperava. Ora si dovrà accontentare di un risultato più modesto, ma può accettare un cessate il fuoco solamente se raggiungerà un successo parziale, anche minimo, sul campo. Di meno sarebbe troppo poco, e l’insuccesso sarebbe una sconfitta catastrofica per la Russia. Sarebbe anche la sua fine politica, perché non potrebbe dire che gli obiettivi dell’operazione speciale sono stati raggiunti, perderebbe ogni credibilità, e la fiducia del suo popolo. Se ne dovrebbe andare.
I governi occidentali auspicano un cambio di regime in Russia?
In Occidente ci sono idee e aspettative diverse, come è naturale che sia. Io però mi chiedo che cosa accadrà se i russi saranno sconfitti militarmente, e non costretti a uno stallo, e ad accettare una fine delle ostilità. In questo caso c’è il rischio reale di un’escalation atomica? E come dovremmo reagire noi occidentali? Lanciando le nostre bombe atomiche sulla Russia?
“Una simile guerra non è un’opzione politica per una persona razionale”, disse il Presidente americano Truman nel 1953, nel suo ultimo messaggio al Congresso. E poi, cosa succederebbe in Russia nel caso di disfatta in Ucraina? Collasserebbe il sistema politico e poi anche quello economico, perché la Russia è uno Stato-mafia. Ci sarebbe la destabilizzazione pericolosissima di una potenza nucleare, e le 6.000 testate che sono negli arsenali atomici russi sarebbero in cerca di nuovi padroni. La nostra intelligence occidentale dovrebbe evitare che una sola di quelle armi di distruzione di massa finisca nelle mani di un terrorista, o di un folle. Sinceramente non trovo che sia una prospettiva auspicabile. E poi non credo proprio che dopo Putin verrebbe un progressista, o un uomo di pace.  
Il pacifismo cosa rappresenta per lei?
Io sono un convinto pacifista. Ho sempre lavorato per la pace. Chi si occupa di difesa e di sicurezza nazionale deve essere pacifista, altrimenti è pericoloso. I militari italiani sono impegnati in quaranta missioni internazionali per riportare o difendere la pace nelle aree più instabili del pianeta, contrastano il terrorismo e cooperano alla ricostruzione di Stati che sono fal ...[continua]

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