Inti Bertocchi è responsabile e coordinatore scientifico del progetto Salus Space.

Ci racconti di questo progetto?
Nel 2015 è uscito un bando di un programma europeo che si chiama Uia, Azioni Urbane Innovative, per la realizzazione di interventi molto rischiosi, li definivano proprio così, molto innovativi e che avessero come tema quello della inclusione di migranti e rifugiati.
In che senso rischiosi?
Erano molto sperimentali; usavano la parola “rischioso” perché l’amministrazione non avrebbe mai affrontato una sfida come questa a proprie spese. Abbiamo ideato delle proposte veramente innovative per rispondere al bisogno di inclusione di migranti e di rifugiati, avendo però come obiettivo più ampio quello della creazione di una comunità accogliente. Abbiamo individuato una villa sita in una zona periferica di Bologna, che era stata trasformata in una clinica, denominata appunto Villa Salus, molto attiva fino alla fine degli anni Novanta, in seguito chiusa per fallimento e abbandonata. Il Comune aveva acquisito questo edificio di sette piani, con una superficie molto grande, circa novemila metri quadrati, con una permuta; inizialmente aveva pensato di realizzarvi una sede per servizi sanitari, però per una serie di motivi questa cosa non era stata possibile, quindi il luogo era rimasto vuoto e abbandonato. In realtà, per un periodo era stato utilizzato per ospitare famiglie in situazione di emergenza, ma per una serie di incidenti e situazioni spiacevoli verificatesi, anche questo progetto era stato chiuso e l’edificio svuotato e completamente sigillato per oltre dieci anni.
Grazie a questo bando europeo, abbiamo cominciato a ripensare a questo spazio certamente in un’ottica di accoglienza, ma anche con la voglia e l’idea di creare qualcosa di nuovo. Quindi accoglienza per rifugiati e per migranti pensata all’interno di una visione più ampia, con creazione di servizi per la città in cui gli stessi rifugiati e migranti potessero essere coinvolti in un circuito virtuoso di reciprocità: i nuovi abitanti avrebbero potuto svolgere servizi per la collettività acquisendo delle competenze utili a un percorso di autonomia. Il Comune di Bologna ha a sua volta pubblicato un bando per raccogliere idee. In molti soggetti hanno partecipato, ne abbiamo selezionato sedici che hanno portato ciascuno delle proposte. Quindi questo progetto nasce da una aggregazione di soggetti pubblici e privati che avevano già lavorato e realizzato progetti di eccellenza su questi temi. Tra questi c’era chi aveva già esperienze nell’ambito ristorativo, chi nell’ambito artistico, chi in quello culturale... Questa co-progettazione è nata riunendo le diverse competenze, caratterizzandosi dunque non come un qualcosa calato dall’alto, ma pensato e ragionato insieme alla città.
Sono stati organizzati diversi incontri pubblici di presentazione e si sono costituiti due gruppi di cittadini che si sono occupati della comunicazione e della valutazione di tutte le fasi della realizzazione. Ne è nata una redazione partecipata: i cittadini raccontavano il progetto agli altri cittadini del quartiere e realizzavano servizi, interviste, fotografie. Così si è formato un grup­po molto bello di persone interessate e coinvolte, che hanno riconosciuto in questo progetto una risorsa per il territorio. Infatti sono previsti un ristorante, un teatro, laboratori artistici, orti, un ostello, un centro studi e tantissimi spazi anche all’aperto per tutti. Una sorta di luogo di benessere dove poter trovare moltissimi servizi e una comunità accogliente. Oggi tutto questo lo vediamo anche se manca ancora l’edificio che ospiterà in via definitiva le varie attività. Al momento ci sono dei container, quindi una soluzione temporanea, però da qui a due, massimo tre anni, dovrebbe essere terminato anche l’edificio polifunzionale che completerà l’intero complesso architettonico.
Che tipo di territorio è quello in cui sorge Villa Salus?
Questo complesso si trova in un territorio periurbano, ma è già praticamente campagna. Siamo vicini al torrente Savena, nei pressi ci sono un bosco, delle aree coltivate, un vivaio e una casa di riposo. È una di quelle zone salvaguardate dal piano regolatore per cercare di mantenere un paesaggio il più possibile rurale. Infatti anche il nuovo edificio sarà a forma di serra con una grande vetrata per inserirlo nell’ambiente con il minor impatto possibile.
Ci descrivi un po’ Salus Space e anche chi sono i suoi abitanti e come son ...[continua]

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