Andrew Arato, docente di Teoria Politica alla New School di New York, ha pubblicato, tra l’altro, The Occupation of Iraq and the Difficult Transition from Dictatorship (2003) e, per la Columbia Press, Constitution Making Under Occupation: The Politics of Imposed Revolution in Iraq (2009).

Cosa pensi dell’opzione di un intervento militare in Siria?
Penso che intervenire nella guerra civile siriana sia un’idea disastrosa. Spero che il Congresso americano faccia ciò che ha fatto la House of commons (Camera dei Comuni) nel Regno Unito, cioè che non voti l’autorizzazione a questa azione.
Fammi spiegare le ragioni per cui penso sia una cattiva idea. La prima è che si tratta di una chiara violazione del diritto internazionale e per me questo è un punto estremamente importante. La giustificazione data dal governo americano si appella al mancato rispetto di accordi internazionali. Paradossalmente però un intervento violerebbe il diritto internazionale in un modo ancora più evidente di quanto non sia accaduto con l’attacco con le armi chimiche. Vi sono valide ragioni per ritenere che l’uso di armi chimiche sia contro il diritto internazionale anche quando si tratta di Paesi non firmatari come la Siria che, appunto, non ha sottoscritto il trattato in questione. Ma, in ogni caso, il divieto di iniziare un conflitto armato è un impegno che gli Stati Uniti hanno sottoscritto. Infatti, in passato si sono mossi facendosi forti di un’autorizzazione. Nel caso della Libia, si sono appellati al capitolo VII della Carta dell’Onu. Questo per dire che non è vero che il Consiglio di sicurezza non può intervenire. È intervenuto nel caso della prima guerra del golfo e anche nel caso della Libia. Quindi, anche se non si conosce l’esito del voto, non c’è alcuna legittima giustificazione per non interpellare prima il Consiglio di sicurezza. Invece la questione non è stata portata davanti al Consiglio di sicurezza. In più qui si parla di muoversi da soli.
Penso sia davvero una cattiva idea contribuire a mettere, di fatto, in discussione le leggi internazionali.
Penso sia una cattiva idea anche dal punto di vista politico. A mio avviso, un attacco militare non modificherà la situazione politica in Siria, al contrario, potrebbe avere conseguenze negative. Oggi, i due attori più importanti sembrano essere il governo Assad e i jihadisti; ecco, qualunque intervento è destinato a rafforzare una di queste forze, se non entrambe. Sinceramente non vedo come potrebbe rafforzare la parte più debole, le cosiddette forze moderate. Molto probabilmente un intervento, dal punto di vista politico, avrebbe soprattutto effetti negativi.
Infine, dal punto di vista militare, non so cosa si possa ottenere con attacchi limitati. è possibile un certo successo dal punto di vista militare, ma questo sarebbe molto probabilmente accompagnato da innumerevoli vittime fra i civili.
Probabilmente il numero di persone che morirebbero, inclusi i bambini, nel contesto di un attacco americano sarebbe maggiore del numero di vittime causate dall’attacco con le armi chimiche a cui si sta reagendo. Questi sono i motivi per cui ritengo che, dal punto di vista politico, militare e legale si tratti, nel complesso, di un’idea davvero pessima e spero che sarà contrastata dal Congresso americano.
Ma il fatto che non si reagisca all’uso del gas, non va a costituire un precedente pericoloso?
Nel mondo accade di tutto: le leggi internazionali vengono violate continuamente, così come le leggi nazionali. Non si può pensare che ogni singolo atto possa essere evitato o sanzionato. Speriamo che nel futuro ci siano coalizioni più coerenti che reagiscano ad attacchi come questo, ma in questo momento non è così. Sul fatto che non reagire possa in qualche modo agevolare un più facile ricorso alle armi chimiche non ne sono così sicuro, molto dipende dalle future costellazioni politiche.
D’altra parte, è difficile dire con certezza che una rappresaglia ne eliminerebbe ogni uso nel futuro.
Si potrebbe allora dire che se si fossero annientati alcuni paesini siciliani nel XX secolo, forse la mafia sarebbe stata indebolita in modo decisivo. Ma non possiamo usare un metodo soltanto perché potrebbe essere efficace nell’evitare certe azioni.
Se la pena capitale venisse bandita qualcuno potrebbe dire che si stanno incoraggiando gli omicidi, e forse è vero, ma la scelta dei metodi che usiamo, qualsiasi cosa noi ci aspettiamo da essi, non può non tener conto degli effetti ...[continua]

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