Antonio Pascale, agronomo, lavora presso il Ministero delle Politiche Agricole. Fa il giornalista e lo scrittore. Collabora con il Post, Lo Straniero, il Corriere Della Sera. Ha pubblicato di recente Scienza e sentimento (Einaudi 2008), Questo è il paese che non amo. Trent’anni nell’Italia senza stile (Minimum Fax 2010), Democrazia: cosa può fare uno scrittore? (con Luca Rastello, Codice 2011).

Vorremmo parlare con te di agricoltura biologica e ogm, dal punto di vista delle rese, dei rischi e delle opportunità.
Cominciamo dal principio, con l’esempio pratico di un ettaro di terreno coltivato a grano. Se consideriamo le prime comunità agricole, che cominciarono a svilupparsi in Mesopotamia e che a quel tempo coltivavano il farro, si è stimato che la produzione fosse di cinquecento chilogrammi ad ettaro. Quasi niente. In età romana, la produzione era di una tonnellata, un dato che si ricava dai documenti di inventario. Nel 476 dopo Cristo, cioè alla caduta dell’Impero Romano, la resa dei cereali è rimasta quella. Andando avanti fino a Carlo Magno, cioè 800 anni d.c., con l’unificazione sotto il regno dei Franchi, la produzione è sempre una tonnellata per ettaro. Così nel 1500 e durante l’epoca dei Lumi e per tutto l’Ottocento.
La resa dei cereali comincia lentamente a salire attorno al 1920-25, ci sono dei grafici che lo dimostrano ed è una delle prime cose che ti fanno vedere all’università. La resa di grano tenero e duro adesso è tra le cinque e le sette tonnellate. Parliamo di un incremento di quattro volte a ettaro. Come si spiega? Semplice: prima tutto era biologico. È stato l’arrivo dei concimi di sintesi a far aumentare la resa per ettaro: il fosforo, il potassio, l’azoto danno qualità e tono alla pianta, gli agrofarmaci abbattono la carica degli insetti e dei patogeni, i diserbanti, le malerbe. Ora, se andate in un supermercato bio, sarete di sicuro colpiti dalle immagini della natura: sole e sconfinate distese, colline, fin quante ne vuoi. Vi rassicurate e pensate che un pomodoro comprato sotto quelle immagini è sano e più buono. Ma se prendete quelle foto e fate uno zoom, sempre più stretto, fino a individuare i campi, vedrete la quantità di insetti o acari e patogeni che ci sono nei campi. Gli insetti e i funghi se ne fregano del nostro senso estetico, ignorano il nostro gusto per la bella natura, vogliono solo mangiare le piante.
Dunque non è possibile lasciare i campi senza cura, infatti anche nelle pratiche biologiche si usano agrofarmaci. Sono vecchie formulazioni che solo la nostra propensione al passato può farci considerare più sani e mano invasivi. Il rame (molto usato contro le crittogame) è un metallo pensate, causa, in alte dosi, seri danni alla microfauna. Gli olii bianchi -si usano contro le cocciniglie- un nome che ci ricorda le beauty farm, sono derivati dal petrolio, e tra l’altro si usano anche nella lotta convenzionale. Insomma, mio nonno, che era contadino, coltivava biologico, e non per un’idea etica della natura, ma perché le prime innovazioni non erano così diffuse e soprattutto costavano. Ecco, quali erano le sue lamentazioni? La fame, gli insetti che si mangiavano tutto, la schiena spezzata perché doveva togliere le erbacce manualmente.
Dicevi che la resa inizia ad aumentare dai primi anni 20...
All’epoca si cominciano a usare concimi e agrofarmaci, ma soprattutto arriva il miglioramento genetico: viene abbassata l’altezza della pianta. Una pianta alta ha bisogno di molta energia e al frutto ne resta poca. Viceversa, se la si abbassa, tutta l’energia va al frutto. Sono gli anni della "rivoluzione verde”: in pochi decenni la costruzione (attraverso incroci) di piante basse e resistenti ad alcune malattie funginee (grano e riso) fa crescere la popolazione mondiale, che passa dai due ai quattro miliardi negli anni 70.
Questo significa che si è mangiato con molta più facilità e si sono tolte dai campi un sacco di persone. Noi siamo figli di quella rivoluzione lì. Se al supermercato, ma anche dal piccolo ortolano, oggi possiamo trovare una grande quantità di prodotti, è perché c’è stata la rivoluzione verde. Naturalmente non ci sono stati solo benefici, ma anche problemi molto grossi: innanzitutto una sorta di monocoltura intensiva. Oggi le specie coltivate sono in minor numero, per il semplice motivo che conviene metterne a produzione solo alcune.
L’altro problema è un uso spropositato degli agrofarmaci e il diserbo. I chimici e gli agronomi, comunque, q ...[continua]

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