Federica Cacciavillani, suora orsolina, insegnante, è presidente dell’associazione "Presenza Donna”. Vive a Vicenza.

Com’è maturata la scelta di diventare suora?
Venivo da un’attività in Azione cattolica quindi già con tutto un percorso di fede e di vita alle spalle. L’Azione cattolica è un’associazione che dà una grande formazione dal punto di vista di fede, ecclesiale e culturale, oltre che di impegno socio-politico. Poi, all’interno della scelta di vita, c’è stata un’intuizione. Perché ho scelto la congregazione delle orsoline? Ecco, probabilmente proprio per un’intuizione, cioè lo vedevo come uno stile di vita adatto a me, al mio modo di sentire. Uno stile di vita attento alle situazioni del mondo, inserito nel mondo. Questa prima intuizione è stata fondamentale.
In un secondo momento ne ho scoperto anche tutto l’aspetto della spiritualità, cioè di una vita che ripercorre le orme del Cristo servo, quindi crescere in spirito di servizio, e non di appropriazione di una realtà, in cui puoi operare ma che è più grande di te, nella quale comunque tu hai un posto e uno scopo che man mano disveli.
Un terzo elemento, che già avevo cominciato a sentire forte, è quello della promozione della donna, del femminile. Vengo da una famiglia molto tradizionale: mia madre era un’insegnante mio padre aveva un negozio. Mia madre ha sempre avuto un ruolo fondamentale, sia nell’economia che nella situazione familiare. Mio fratello e io siamo stati educati allo stesso modo, con grande attenzione alle propensioni personali, ma senza mai discriminazioni: "Tu sei una bambina fai così, tu sei un bambino fai così”. Quindi questa sorta di parità era connaturata in me, e allora ritrovarmi poi in un contesto in cui le cose andavano diversamente mi ha messo un po’ in crisi. Questo disagio si è tematizzato di più nel periodo universitario, quindi con la conoscenza dell’ambito più filosofico e poi con il gruppo di Diotima che si era andato costituendo a Verona...
In realtà durante gli studi ero attanagliata soprattutto dal problema metafisico che per me si esprimeva nella questione della verità e soprattutto di una verità che fosse raggiungibile razionalmente. Già, una questione non da poco.
Alla fine di quel periodo però il tema femminile, femminista si è ripresentato con forza e quindi ho continuato, non solo a indagarlo, ma anche a portarlo avanti dal punto di vista esistenziale. Le orsoline in quegli stessi anni hanno fondato il centro studi "Presenza donna”. Nel ‘96 è stata costituita l’associazione omonima, con laici e religiosi. A quel punto la scelta della congregazione è venuta da sé.
Dicevi che all’inizio, la tua famiglia, gli amici non erano entusiasti della tua scelta...
Ho iniziato a pensare che la vita religiosa potesse essere una chiamata per me dai 25 anni in poi. Ci ho messo quasi due anni a capirlo. In effetti, la mia famiglia all’inizio ha avuto qualche reazione negativa, in particolare mia madre. Non è che non volesse, ma non pensava che potesse essere una buona vita per me, che io potessi essere contenta. Mi diceva: "Sei troppo autonoma”. Lei era stata in collegio dalle suore, aveva studiato in un istituto. Molte persone che hanno studiato nei collegi hanno una visione negativa della vita religiosa. Quindi lei non era assolutamente contenta. Mio papà era più possibilista. Mio fratello diceva: "Mah, prova”. Anche gli amici... Quelli che venivano dall’ambito laico mi chiedevano: "Praticamente andresti a vivere come in una comune?”, loro avevano in testa le esperienze degli anni Settanta. Io dicevo: "Non so, penso di sì”.
Quello che mi ha stupito è stato scoprire che i più perplessi erano gli amici dell’ambito cattolico, dell’Azione cattolica!
Il fatto è che la scelta religiosa, anche nell’ambito del mondo cattolico, è vista ancora come una condizione in cui le donne fanno una vita molto ritirata, dove non hanno possibilità culturali. Rispetto al percorso della vita religiosa dei frati o dei sacerdoti, è come se ci fosse una marcia in meno. Per cui devo dire che anche nell’ambito più religioso, più credente, la mia scelta, almeno all’inizio, non ha sortito grandi entusiasmi.
Questo è determinato da una certa visione inferiorizzante intanto per il mondo femminile e poi in particolare per il mondo delle religiose.
Il binomio "suorine cretine” è un pregiudizio che viene portato avanti. L’ultima barzelletta dell’ex Ministro del lavoro Sacconi è emblematica di quello che dico. Le suore sono state a l ...[continua]

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