In un numero passato si parlava delle feste sadico-religiose in Spagna, dove gli animali vengono torturati ri­tualmente. La corrida cos’è?
Non so fino a che punto la corrida possa rientrare nella categoria delle feste sadico-religiose. Sadica in un certo senso non può non es­serlo per quello che succede nell’arena, e forse anche religiosa, ma nel senso di una certa sacralità che circonda il dramma che viene reci­tato. In senso religioso stretto ho molti dubbi. Anche se poi molte cose, per il carattere tipico spagnolo, rientrano in un certo qua­dro. Quello di una onnipresenza della religione cattolica, una presenza estremamente ritualizzata ancora oggi. Per esempio ho assistito al rito della preghiera del torero, nella cappella dell’arena, ed è molto suggestivo e soprattutto è un momento di grande tensione. Lì si riesce a percepire come il torero affronta il momento della corrida. Che è sempre un momento cruciale. Questo è importante da capire per chi non conosce la corrida. Comunemente si pensa che il torero vada nell’arena ad uccidere un animale sostanzialmente innocuo. In realtà ogni volta che un torero scende nell’arena rischia la vita. La rischia effettivamente. E non dimentichiamo che il torero non è solo il “matador” che manovra, fa le figure con la cappa e la muleta e che poi ucciderà l’animale. Attorno a lui girano altri toreri, che fanno parte della sua quadrilla, che sono i picadores e i banderrilleros. Tutti questi uomini rischiano la vita. Se uno è abbastanza vicino per vedere i loro volti, vedrà che non sono mai persone tranquille che scendono per fare uno spettacolo. E questa è l’altra cosa che va rivi­sta. L’idea di corrida come spettacolo è un’idea che può avere il turista d’agosto, perché la distanza crea sempre illusione. In realtà la cor­rida è qualcosa d’altro. Per gli spagnoli e anche per chi si avvicina con un certo atteggiamento la corrida è un dramma.
Con una vittima, almeno una, che comunque è predestinata. Perché il toro deve morire comunque. Anche se ha ucciso un torero verrà ucciso dal matador successivo. Rarissimamente il toro si salva. E’ successo. Ad alcuni tori che nell’arena hanno dimostrato uno straordinario coraggio, alla fine, a furor di pubblico, e ci sono segnali particolari per questo, è stata risparmiata la vita. Tori che sono rimasti nella storia della corrida, a cui è stata restituita la libertà. Che, detto fra parentesi, nel caso del toro da com­battimento è vera libertà, perché questo toro vive allo stato brado sempre, vede l’uomo da vicino una volta sola nella vita, all’età circa di un anno e mezzo, quando gli viene provato il coraggio. Un picador lo stimola con una picca particolare e se il toro attacca, diventa toro da combattimento. I tori lasciati in vita sono comunque casi rarissimi.
Ma il rischio per l’uomo, che mi sembra assodato, anche se le percentuali sono 99 da una parte e una dall’altra, non assolve la corrida, ammesso che sia giusto condannarla. Perché le motivazioni che spingono a vedere la corrida mi sembrano basate su valori negativi. Comunque mi sfuggono motivazioni positive.
Rispetto all’atteggiamento dello spettatore e alle sue motivazioni, il discorso è complicato. Di motivazioni positive, nel senso di ener­gie positive che si possono scaricare nell’arena, non ne vedo tante neanch’io. Il piacere che si può provare assistendo a una corrida... non so come dire, è senza dubbio qualcosa che appartiene ad un’area barbarica dell’animo umano. Non possiamo negarci questo, le motiva­zioni non possono rientrare in un’area della positività. E’ sicuramente una rappresentazione di grande aggressività, è una rappresenta­zione della morte. Il fascino della corrida è nella morte che comunque c’è, è presente, che colpirà il toro, che a volte colpisce uno dei to­reri. E’ nel fatto di saperla e vederla vicina, è nel fatto comunque di un uomo che si rapporta con un animale avendo vicino la morte. Questo è il fascino della corrida. E poi fascino forse non è la parola giusta, perché richiama forse lo spettacolo. E’ più un coin-volgi­mento, una situazione intrigante e anche indecifrabile che si prova, è una cosa molto... molto istintiva, molto sanguigna.
Anche sanguinosa...
Anche sanguinosa, anche sanguinaria. E poi la sensazione del rischio è una cosa che sta alla base di questa passione. Ho portato a veder la corrida persone che erano e sono fermamente contrarie, però hanno ammesso che assistendovi hanno provato un piacere innegabile.
E’ la s ...[continua]

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