Claudia Baldoli è ricercatrice alla University of Hertfordshire. Ha curato, per le Edizioni Spartaco, la pubblicazione di Marie Louise Berneri e Vera Brittain, Il seme del caos. Scritti sui bombardamenti di massa (1939-1945).

Marie Louise Berneri è stata un’intellettuale libertaria di grande lucidità e coraggio. Nonostante questo la sua produzione e la sua vita sono pressoché sconosciute in Italia. Per cominciare, ne puoi delineare il profilo biografico?
L’impatto della storia sulla vita di Marie Louise Berneri si manifesta, in modo drastico, fin dall’infanzia. Nel 1922, quando ha solo quattro anni, cominciano le persecuzioni fasciste contro il padre, Camillo Berneri.
Fin da piccolissima, dunque, si trova con la sorella, Giliana, e la madre, Giovanna Caleffi, a vivere tra minacce di violenze da parte dei fascisti e il pericolo di arresti da parte della polizia, in un clima di costante insicurezza. A distanza di anni, Giovanna Caleffi ricorderà come Marie Louise e Giliana avessero dovuto imparare subito a comportarsi con prudenza, a non parlare fuori casa, a diffidare dei vicini, che potevano essere fascisti, ecc. Per certi versi, le due sorelle erano adulte già a cinque o sei anni.
Dopo l’avvento del fascismo, il momento dell’esilio costituisce un altro drammatico urto della storia “grande” nella vita quotidiana di Marie Louise. Ha solo otto anni, quando nel 1926 abbandona l’Italia, seguendo il destino del padre, insieme a tutta la famiglia. Si trova catapultata nel mondo degli esuli a Parigi. Tale esperienza fa immediatamente capire come Marie Louise (anche il nome francese è un portato dell’esilio, trasposizione dell’originario Maria Luisa) non abbia avuto un’infanzia normale. Lei stessa lo scrive, in una lettera compresa nel volumetto commemorativo Marie Louise Berneri, 1918-1949: A Tribute (a cura del Marie Louise Berneri Memorial Committee, Freedom Press, London 1949). Si tratta, precisamente, di una missiva indirizzata a Vernon Richards, risalente alla fine degli anni Trenta, appena prima che Marie Louise si trasferisca a Londra. E’ dunque ancora a Parigi, e scrivendo al suo compagno inglese ricorda l’infanzia travagliata, l’assenza di normalità, le continue inquietudini. Si era sempre dovuta far carico dei problemi della famiglia, dei problemi del padre: fin da piccola i genitori l’avevano messa al corrente delle vicissitudini legate alla battaglia politica. Nella medesima lettera rivela, però, tutto il suo carattere, tenendo immediatamente a chiarire come non si stia lamentando del suo destino, come non abbia avuto un’infanzia infelice.
Al contrario, insiste sulla fortuna di essere cresciuta in una famiglia ostile all’autoritarismo e sensibile alla libertà personale. Non aveva dovuto soffrire le imposizioni e le pressioni a cui sono condannati molti bambini. Questo è l’unico ricordo che ho potuto leggere in relazione alla sua infanzia.
Un altro momento fondamentale nella sua vita è costituito dalla guerra civile spagnola, e non solo per la morte del padre. A partire dall’estate del 1936, la corrispondenza tra Marie Louise (a Parigi) e Camillo (a Barcellona) rivela che la giovane Berneri si sta già formando delle sue idee intorno all’anarchismo e si sta avvicinando all’impegno militante (esprime perfino il desiderio di raggiungere la Catalogna). In una lettera dalla Spagna, scritta pochi giorni prima del suo assassinio, Camillo spiega alla figlia alcuni aspetti della dottrina anarchica e di quella marxista, invitandola a non preoccuparsi se alcune cose non le sono subito chiare.
Nella stessa lettera, Camillo annuncia a Marie Louise l’intenzione di fondare, non appena possibile, una università di studi anarchici, nella quale avrebbe voluto come collaboratrice anche la figlia. In un altro documento pubblicato nel volume commemorativo che ho già citato, Giovanna Caleffi ricorda come Camillo avesse scoperto il rapporto paterno con la figlia proprio durante l’esilio e, poi, soprattutto, nel breve periodo spagnolo: è in quei mesi del 1936-37 che tra i due si crea una particolare affinità sulle idee politiche.
Per Marie Louise la figura del padre è molto importante anche prima della guerra civile spagnola. Già all’inizio degli anni Trenta, infatti, durante i frequenti periodi di carcere di Camillo, troviamo nella corrispondenza tra i due alcuni passaggi di grande intensità emotiva. A dodici anni, ad esempio, Marie Louise gli racconta una giornata passata al parco a giocare, durante la ...[continua]

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