Lo scorso 8 aprile, a Casale Monferrato in provincia di Alessandria, l’ex ministro della salute Renato Balduzzi ha presentato il "Piano nazionale amianto. Linee di intervento per un’azione coordinata delle amministrazioni statali e territoriali”. Riportiamo il commento del responsabile nazionale dell’Associazione Italiana Esposti Amianto, Armando Vanotto, raccolto il 17 maggio a Torino nel corso di un convegno organizzato dal Centro Studi Sereno Regis, dedicato al tema "L’amianto e il mondo”.

Al momento della presentazione del Piano Nazionale Amianto il nostro Paese ha su tutto il territorio circa 40 milioni di tonnellate di materiali contenenti amianto da smaltire su una superficie di circa 600 milioni di metri quadri: si tratta grosso modo di 700 chilogrammi di amianto per ogni abitante, con dieci metri quadri di territorio disponibili a persona. Attualmente, tutto il materiale rimosso in Italia viene trasportato su gomma nell’ex Germania dell’Est, a migliaia di chilometri di distanza, con costi complessivamente altissimi sostenuti dai cittadini. Questa situazione è dovuta alla mancanza di un piano di smaltimento nazionale e della progettazione di discariche a livello regionale. Per questo in Italia non esiste ancora una data di termine che stabilisca la fine dell’amianto: in alcune regioni l’obiettivo temporale dello smaltimento era stato posto nel 2015. Ora sarà forse il 2020?
Con i censimenti fatti in passato, nonostante le energie spese dalle regioni e dai comuni, il materiale censito in tutta l’Italia non ha superato il 20% dell’esistente; i sindaci avrebbero dovuto responsabilizzare i cittadini a denunciare i metri quadri delle coperture possedute, per controllare poi che la quantità denunciata corrispondesse alla richiesta della quantità da smaltire. Ma senza alcun controllo da parte degli enti locali, i proprietari di piccole quantità di cemento amianto hanno continuato a disperdere pericolosamente il materiale nell’ambiente. Cosi la prevenzione primaria è rimasta un sogno. Purtroppo, dopo la presentazione a Casale con l’ex ministro della salute Renato Balduzzi, l’Istituto Superiore di Sanità e le autorità militari e religiose presenti, il Piano Amianto non è poi neppure stato approvato dalla Conferenza unificata Stato, Regioni, Province e Comuni per problemi di bilancio, quindi non ha attualmente la forza impositiva che tutti noi speravamo potesse avere.
Per il problema ambientale, la mappatura dell’amianto, le bonifiche e lo smaltimento si è riscontrato che i finanziamenti non ci sono, salvo quelli già stabiliti dalle precedenti leggi. Sarebbero necessari nuovi investimenti per bonificare i 380 siti italiani già compromessi dal punto di vista dei rischi ambientali e della salute dei cittadini che abitano nelle loro vicinanze. Intanto sono aumentate le vittime di mesotelioma pleurico fra i residenti per esposizione all’amianto di tipo ambientale, quindi non per cause professionali. E di questo passo, se non si investono risorse umane ed economiche, per smaltire l’amianto in Italia ci vorranno cento anni.
Dobbiamo anche discutere e approfondire il problema delle forme di smaltimento: le possibilità sono gli inertizzatori, le discariche o le miniere e le gallerie abbandonate. Di queste ultime in Italia ce ne sono tremila, tutte potenzialmente utilizzabili a patto che le procedure di sicurezza siano strettamente attuate. Tutti i metodi di smaltimento dovrebbero comunque essere controllati dalle istituzioni e sottoposti a controlli indipendenti con la partecipazione attiva della popolazione residente. Va anche detto che a conti fatti la creazione di impianti di smaltimento in ogni regione, su scala territoriale, potrebbe ridurre drasticamente il costo complessivo del trasporto e dello smaltimento all’estero e con il risparmio derivante si potrebbe per esempio concedere uno sconto fiscale a chi intendesse prenotarsi per far rimuovere materiali asbestosi entro il 2020, stabilendo la scadenza per la prenotazione entro il 2014.
Il Piemonte è una delle sette regioni italiane ad avere una legge sull’amianto. Ma questa -si tratta della legge 30 del 2008: "Norme per la salute, il risanamento dell’ambiente, la bonifica e lo smaltimento dell’amianto”- è tuttora inapplicata. Per questo motivo l’Aiea Piemonte e l’Associazione rischio amianto e sostanze inquinanti (Arasis) per la salute di Mondovì e Val Tanaro, in provincia di Cuneo, hanno organizzato una petizione e raccolto 1300 firme che sar ...[continua]

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